28/10/21

Trento - mele marce - La schiavitù operaia non conosce limiti, fino ad una bella rivoluzione...


Alla Società Frutticoltori Trento 8 operaie sono state punite, per un presunto errore di produzione, a timbrare l'uscita alle 15:30 e a continuare a lavorare senza paga fino alle 17. 
Una partita di mele è stata contestata dal cliente perché non conforme. A quel punto la direzione aziendale, con la minaccia del licenziamento, ha comandato 8 operaie – individuate responsabili del presunto errore – di timbrare l’uscita alle 15.30 per tornare al lavoro sulla linea cernitrice fino alle 17, senza retribuzione e di conseguenza, senza copertura assicurativa nel caso di infortunio.
La Società Frutticoltori Trento ha 70 operaie alle dipendenze.
L’azienda sembra proprio voler procedere con metodi di aperta schiavitù nei confronti delle operaie, perché una serie di provvedimenti punitivi erano già scattati contro di loro ad aprile di quest’anno.
Allora quasi tutte le operaie (escluse le precarie in attesa di conferma di assunzione) scioperarono per 2 giorni, contro la sospensione di 2 giorni di una di loro, chiedendone il salario pieno; e contro 5 lettere di richiamo ad altrettante operaie, chiedendone il ritiro.
Quelle punizioni furono così “giustificate” dal direttore generale Massimiliano Govoni: “Le lavoratrici non hanno selezionato adeguatamente, attivamente, le mele sulla loro linea di lavorazione attuando una forma volontaria di ostruzione, pilotata da qualcuno”.
Come si vede nelle parole del direttore c’è anche l’accusa di sabotaggio. La replica delle operaie addette: “le mele arrivate sulla linea di produzione erano già di terza scelta”.
Quando l’azienda ripetutamente ricorre a misure pretestuose e repressive, vuole arrivare a licenziamenti mirati. Indirettamente l’azienda lo ha confermato negli incontri col sindacato, dopo i 2 giorni di sciopero di aprile dichiarando: “Si lavorerà a un ricambio generazionale”.
Al ricambio generazionale non c’è bisogno di “lavorarci”, avviene naturalmente sostituendo le operaie che vanno in pensione, con nuove assunzioni. L’altra strada per il ricambio generazionale, sono i licenziamenti per poi assumere operaie con contratti usa e getta.
Ma è da questi fatti che nasce la ragione in più per lottare.

Per l'Assemblea nazionale Donne/Lavoratrici

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