22/10/21

Uomini assassini! Un'altra donna uccisa - operaia dell'Iveco di Brescia - Sostegno al presidio di NUDM

Ancora una volta, un uomo che uccide una donna. Ancora una volta, nel Bresciano. Elena Casanova, una donna di 49 anni è stata uccisa a martellate in strada dall’ex fidanzato di 59 anni, Ezio Galesi, a Castegnato, nell’hinterland occidentale della città di Brescia.

Nella serata di mercoledì 20 ottobre l’uomo ha atteso la donna sotto casa, rotto con il martello il finestrino dell’auto e poi ha colpito ripetutamente alla testa la 49enne. I due avevano avuto una relazione, terminata ormai un anno fa, e da allora l’uomo aveva iniziato a minacciare e stalkerizzare la donna, operaia all’Iveco di Brescia.

37 giorni dopo l’omicidio di Giuseppina Di Luca, ammazzata ad Agnosine dall’ex marito da cui si stava separando, il Bresciano registra quindi un altro femminicidio. Sono ben quattro quelli accertati in meno di un anno.

Venerdì 22 ottobre Non Una Di Meno Brescia ha lanciato un nuovo presidio in piazzetta Bell’Italia, alle ore 18.30.

Di seguito, il comunicato:

“Fermiamo la strage delle donne, combattiamo il patriarcato femminicida sotto ogni cielo

ELENA CASANOVA, 49 ANNI, è stata uccisa a Castegnato, in strada a martellate, dall’ex compagno EZIO GALESI, che aveva lasciato da un anno. L’uomo ha atteso che Elena tornasse a casa e l’ha uccisa. Si è consegnato ai carabinieri, dopo aver acceso una sigaretta e aver detto in dialetto “l’ho’ copada. Ghere di’t che el fàe e l’ho fat”, a testimonianza della feroce premeditazione. Elena lascia una figlia di 17 anni.

LUCREZIA DI PRIMA, 37 ANNI, uccisa a San Giovanni La Punta, nel catanese. Il suo corpo è stato ritrovato il giorno seguente, quando il fratello Giovanni ha confessato di averla uccisa a seguito di un litigio.

Ancora donne brutalmente uccise da partner, ex-mariti, figli, fratelli, vicini di casa.
Ridiamo volto e identità ad ogni donna cancellata con violenza dall’esistenza, strappata ai suoi affetti, ai suoi progetti, alle sue speranze da un maschio violento a lei vicino e diamo voce al dolore di chi resta e le amava.
Al di là della diversa età delle vittime e della loro collocazione geografica il dato comune è la violenza di possesso, la prepotenza dei gesti, la brutalità dei loro assassini.

Tutte avevano detto no a una relazione finita, a un matrimonio da sciogliere, a una brama sessuale non corrisposta o avevano affermato il loro pensiero in un litigio.
Non accettiamo, e mai lo faremo, la spiegazione neuro-biologica del “gene guerriero”, che vorrebbe ridurre le responsabilità individuali e sociali dei femminicida, in nome di un determinismo biologico.

Gli uomini che si sono macchiati del sangue di queste donne sono patriarchi. Giustiziano le donne perché perdono il potere di controllarle, si infuriano perché non possono piegarle alla loro volontà, non sono capaci di accettare la fine di una relazione, lasciando anche figlie e figli senza madre.

Non un attimo di respiro nella lotta alla società patriarcale e capitalista che è il brodo di cultura di questi femminicidi.
Ci vogliamo vive e libere.

Per dire basta troviamoci tutt* venerdì 22 ottobre alle 18.30, in Piazzetta Bell’Italia a Brescia ora più che mai Piazzetta Non una di meno”.

IN POCO PIU' DI UN MESE TROPPE DONNE ASSASSINATE

Chiara Ugolini, 27 anni, viene uccisa in provincia di Verona dal vicino di casa, introdottosi a tradimento nel suo appartamento per un possibile tentativo di violenza sessuale.
Ada Rotini, 46 anni, viene uccisa dal marito dal quale si stava separando, proprio nella giornata in cui doveva ritirare gli ultimi effetti personali rimasti a casa di lui. L’ha accoltellata dopo un fallito tentativo di riconciliazione e ha poi tentato il suicidio.
Eleonora Di Vicino, 83 anni, viene uccisa dal figlio che viveva con lei. L’ha fatta a pezzi disperdendoli poi per la strada.
Angelica Salis, 60 anni, uccisa nell’hinterland di Cagliari dal marito che, dopo una lite, l’ha accoltellata con un coltello da cucina. Fuggita già una volta dalla violenza del marito chiedendo aiuto in un bar vicino ma rimasta inascoltata.
Rita Amenze, 31 anni, uccisa dall’ex-marito mentre andava a lavoro con 4 colpi di pistola. Lei lo aveva lasciato qualche giorno prima perché lui era contrario al suo ricongiungimento con i suoi tre figli che abitano in Nigeria. L’uomo era già stato denunciato per violenza domestica da un’ex-convivente.

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