Commercio. Denunciamo l’apartheid delle commesse: la condizione femminile è insostenibile
25 NOVEMBRE SCIOPERO NAZIONALE DELLE DONNE
“Lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno?”.
Sui circa
due milioni di lavoratori del commercio quasi l’80% sono donne. La
maggiorparte a part time, che non è quasi mai una libera scelta della
lavoratrice ma l’unica possibilità che ci viene offerta per essere
assunte. La possibilità di migliorare questa condizione è remota e
spesso non passa attraverso il merito o l’anzianità. Chi fa il part-time
spesso ha bisogno di svolgere una seconda occupazione per mettere
insieme un salario appena sufficiente. Ma questo è reso impossibile
dall’organizzazione del lavoro messa in atto dalle aziende. I turni
delle lavoratrici spesso vengono esposti il venerdì o il sabato della
settimana precedente e variano in continuazione a seconda delle esigenze
commerciali e non nel rispetto dei tempi di vita e della cura delle
famiglie. A volte, sempre per le esigenze dell’impresa, i turni vengono
cambiati per telefono nella stessa giornata. La speranza di poter
ottenere incrementi di orario costituisce uno degli strumenti preferiti
dalle aziende per mantenere sotto ricatto chi lavora. Ed è questa
discrezionalità e ricattabilità che le donne subiscono quotidianamente,
questo clima diffuso che incide nella vita di relazione e sulla salute.
Il lavoro
precario è un’altra forma contrattuale che favorisce la possibilità
delle aziende di poterci “ricattare”, non vogliono rischiare che si
avvicinino troppo ai 36 mesi di lavoro, per non fare l’assunzione a TI.
Poi ci sono
tutte le facce del lavoro in nero, sommerso, la somministrazione, gli
stage “creativi”, le borse lavoro, insomma a tutte quelle “anomalie”
contrattuali che rendono ancora più deboli e sottopagate le donne,
lasciando mano libera a chi le sfrutta.
Chi vive la
realtà di un supermercato o di un ipermercato sa benissimo che è
difficoltoso anche poter andare in bagno ed è spesso necessario chiedere
il permesso. L’esigenza fisiologica viene considerata parte integrante
dell’organizzazione del lavoro e del potere datoriale, c’è il “sorriso amaro” delle cassiere, commesse che hanno il premio aziendale in base all’attitudine a sorridere…
Le donne del
commercio, come le donne di tutti gli altri settori, lavorano di più
per guadagnare di meno e non ricoprono quasi mai ruoli apicali nelle
aziende. Il principale fondamento delle pari opportunità sarebbe
l’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione. Quando si parla di
Pari Opportunità di Genere, si dovrebbe intendere la necessità di
permettere e garantire alle donne di fare scelte e compiere azioni, sia
nella vita privata che nella vita lavorativa senza alcun tipo di
diseguaglianza di genere. Nella realtà invece molte donne del commercio
perdono il lavoro a causa di una gravidanza, e la lettera di dimissioni
in bianco è la modalità più diffusa con cui le leggi a tutela della
madre lavoratrice vengono aggirate.
Ma c’è anche
di peggio. Molte lavoratrici del commercio lamentano di subire molestie
sessuali e atteggiamenti vessatori da parte dei “capi”, che spesso sono
maschi.
Ultima
questione, la possibilità degli esercizi commerciali e dei grandi
ipermercati di tenere aperto anche durante le domeniche e i festivi,
creando gravissimi problemi per le lavoratrici, che non hanno più tempo
per se stesse e per le proprie famiglie.
Il
25 novembre per la prima volta in Italia faremo lo SCIOPERO
DELLE DONNE!
Esso parte dal nostro grido “basta” contro i femminicidi e
stupri (che solo quest’anno ha visto morire più di 100 donne) ma investe
l’intera condizione di vita e di lavoro di noi donne. Perche’ ANCHE
LAVORARE IN QUESTE CONDIZIONI E’ “VIOLENZA”, come è violenza tornare
stanche a case e fare il doppio lavoro.
I sindacati di base come l’USI, Slai cobas per il sindacato di classe l’hanno già indetto (vedi in internet http://www.commissione
di garanzia scioperi), altri lo faranno nei prossimi giorni. La Cgil ha
aderito allo sciopero delle donne e in varie realtà sta indicendo
fermate sui posti di lavoro di 15 minuti.
A
TARANTO organizziamo insieme le modalità di questo sciopero. Il 25 è
necessario dovunque dare un segnale forte “provate voi a stare senza le
donne”.
PER
TUTTA LA GIORNATA DEL 25 NOV. FAREMO UN PUNTO DI INCONTRO DELLE
LAVORATRICI, DONNE, CON VAREI INIZIATIVE, A PIAZZA IMMACOLATA.
Contattateci: <Ancheioscioperodonne@inventati.org>
Per Taranto: slaicobasta@gmail.com – 3475301704 – via Rintone, 22 TA
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