La lotta delle
tessitrici e dei tessitori per aumenti salariali e condizioni di lavoro sicure
entra di peso nella lotta elettorale.
In Bangladesh il
governo attualmente è nella mani di una coalizione di 14 partiti a sua volta
contrastata da un’alleanza di 18 partiti la cui forza principale è il partito
nazionale (BNP). Questo partito invoca innanzitutto cambiamenti costituzionali
si oppone alle manovre di sopravvivenza del governo in carica – compreso il
tentativo di rinviare le elezioni fissate per il 5 gennaio 2014, e la sua
partecipazione a un governo di “unità nazionale” -, indicendo scioperi dei
trasporti, ma anche cavalcando la protesta operaia nell’industria tessile. Ben
l’80% della produzione tessile del Bangladesh viene esportata e contribuisce in
misura fondamentale al sostegno dell’economia del paese. Operaie e operai
tessili vogliono portare il salario mensile a 68 euro (attualmente è attorno a
30) e la sicurezza sul lavoro, la cui disastrosità è stata messa in evidenza in
parecchi incendi e crolli di fabbriche che hanno causato centinaia di morti fra
operai-e. A questa denuncia nel luglio scorso all’estero si sono unite con
scioperi operai-e tessili di almeno 70 aziende.
Primi
giorni di dicembre 2013: la lotta delle operaie e degli operai tessili, di chi
lavora nei trasporti occupa le strade
Gli scioperi
annunciati e realizzati dall’opposizione hanno paralizzato le città, compresa
la capitale Dacca. Dei bus e treni sono stati incendiati, la stessa sorte è
toccata a decine di auto; nove passeggeri sono morti, le persone ferite sono
tante. La polizia ha sparato contro i manifestanti proiettili di gomma e gas.
Il BNP è rimasto
inflessibile nelle sue scelte: ritiro del governo in carica seguito dalla
formazione di un governo di transizione neutrale composto da burocrati e
tecnocrati, il cui compito immediato e principale è realizzare le elezioni
parlamentari in programma. Il partito comunista, però con propria autonomia,
persegue gli stessi obiettivi.
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