Un’infamia
che riguarda le donne. Si chiama femminicidio, reato tremendo che si
consuma non solo in Italia e in Europa ma anche in America Latina. E che
vede le donne fare fronte comune.
Con i
singoli Stati che non riescono a imporre leggi e deterrenze, c’e’ anche
la politica a non trovare una mobilitazione corale; per il momento e’
quindi la cosiddetta società civile a mobilitarsi e a far sentire la
propria voce.
A livello comunitario da registrare
l’iniziativa lanciata dalla Lobby Europea delle Donne (EWL) con la
Campagna volta a sottolineare il fenomeno del Femminicidio, piaga
appunto sia in Europa che in Sudamerica. “Con il supporto di EWL,
European Civil Society Networks, CIFCA, Grupo Sur e la Heirinch Böll
Foundation hanno infatti lanciato una Campagna che si pone come
obiettivo quello di fermare “… Questa brutale ed estrema forma di
violenza contro le donne”.
Come afferma
la Lobby, “Secondo un recente rapporto dell’ONU, la prevalenza di
omicidi di genere sta raggiungendo proporzioni allarmanti. L’attuale
aumento di femminicidi in molte parti dell’America meridionale – insieme
con la impossibilità di ridurre i casi in Europa – rivelano il
fallimento degli Stati a impedire tale manifestazione di violenza”.
Parte della Campagna e’ sorretta dal video
dal titolo ‘Highlighting the phenomenon of Feminicides in Europe and
Latin America’ che e’ stato prodotto allo scopo di inocoraggiare i Paesi
a ratificare accordi/convenzioni internazionali che proteggono i
diritti delle donne. Il riferimento di EWL va quindi sia alla
Convenzione di Istanbul, per l’Europa, che alla Convenzione di Belém do
Pará per quanto attiene al SudAmerica.
Sul fronte
italiano da menzionare quanto avverrà il prossimo 25 novembre in
occasione dello ‘Sciopero delle donne’. Se ne e’ discusso a Roma il 18 e
il 19 ottobre a Roma, durante le giornate che hanno dato vita alle
manifestazioni nazionali di Piazza San Giovanni. Dove fra l’altro si e’
svolta l’assemblea del Mfpr che, insieme ad altre sigle, ha deciso per
l’evento di fine novembre. Tante donne, tutte di estrazione diversa:
“Operaie, precarie, studentesse, donne impegnate nei movimenti, nei
coordinamenti, alcune già presenti alla mobilitazione del 6 Luglio
contro femminicidi e stupri; alla fine si e’ deciso – recita un
comunicato di Mfpr – di organizzare uno sciopero vero per l’intera
giornata a partire dai luoghi di lavoro, con l’indizione di 24 ore di
sciopero, dalle scuole, e investendo ogni quartiere”.
Insomma, le
donne non ci stanno ad essere vittime sacrificali della violenza e non
ci stanno neppure ad attendere passive che lo Stato si inventi qualcosa a
loro tutela. “Uno sciopero che dovrà essere totale e che partendo dalla
violenza/femminicidio si allarghi alla condizione complessiva di doppio
sfruttamento e oppressione delle donne sia sul piano della classe che
del genere”.
Le lavoratrici hanno posto la necessità
dell’indizione dello sciopero nei luoghi di lavoro soprattutto per il
clima pensante di ricatto oggi in atto: “Tante, pur volendo, sarebbero
costrette a non fare lo sciopero come, ad esempio, hanno detto le
lavoratrici precarie degli asili di Bologna”. Per questo si è deciso di
chiedere ai sindacati, in particolare a quelli di base, di appoggiare
questa giornata – “Anche io sciopero il 25 novembre” – indicendola
direttamente nei posti di lavoro in cui sono presenti. Al momento hanno
dato adesione lo Slai-Cobas per il sindacato di classe e l’Usi-Ait.
Manifestazioni,
proteste, scioperi. Donne che scelgono la strada dell’organizzazione
solidale senza più delegare allo Stato ma che scelgono pure la strada
della riflessione culturale. Se ne e’ avuto esempio ancora a Roma,
giovedì 31 ottobre, grazie all’evento promosso dall’associazione
‘daSud’. Che ha presentato il libro ‘Storia di Stefania Noce. Il
femminicidio e i diritti delle donne nell’Italia di oggi’ (Villaggio
Maori edizioni) a cui ha fatto seguito un dibattito con l’autrice Serena
Maiorana, l’on. Celeste Costantino (Sel) e Flavia Fratello (La 7).
Stefania fu uccisa a coltellate dal suo
ex-ragazzo il 27 dicembre 2011, nella sua casa di Licodia Eubea (Ct):
Maiorana ne ha raccontato la storia, ripercorrendo le tappe della
vicenda attraverso le testimonianze di parenti e amici. Stefania vive
quindi nei ricordi della madre, del padre e dell’amica del liceo.
Struggente e drammatico il piano narrativo della vicenda di Stefania,
che si intreccia continuamente a quello della sua vita politica.
Un
riferimento crudo ma reale del fenomeno socio-culturale del
femminicidio, una denuncia delle forme tradizionali della cultura
italiana e delle politiche sociali e familiari che lo alimentano.
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