LA CGIL NAZIONALE E LA CAMUSSO NON VOGLIONO LO SCIOPERO DELLE DONNE, MA NOI LO FAREMO!
Le
giornaliste Adriana Terzo de l’Associazione Trama di terra, Barbara
Romagnoli giornalista professionista frrelance e Tiziana Dal Pra
giornalista professionista, promotrici dell’appello “Scioperiamo.Per
fermare la Cultura della violenza” e “le parole che vogliamo”, hanno
scritto:
AVANTI TUTTA
Care compagne, care amiche, care tutte,
nonostante
le numerose adesioni di vari coordinamenti e di categoria della Cgil,
nazionali e non, e di decine e decine di iscritte, ma soprattutto
nonostante l’adesione di Susanna Camusso e delle donne del direttivo
della Cgil, adesioni che ci avevano confortato sulla possibile
proclamazione di uno Sciopero contro la violenza sulle donne per il 25
novembre, ieri siamo state informate che la Cgil indirà solo eventuali
mobilitazioni sui luoghi di lavoro.
Peccato
per l’occasione persa, un momento importante in cui con molto coraggio,
per una volta, avremmo potuto saldare i diritti delle donne – nel
lavoro, nella vita pubblica e in quella privata – ad una giornata di
protesta contro il femminicidio. Tutti aspetti, secondo noi,
strettamente connessi l’uno all’altro.
Ma
la notizia, benché amara, non ci ha colto totalmente di sorpresa.
Troppo lunghi i tempi di attesa che hanno visto allungare a dismisura la
decisione di proclamare lo Sciopero per provare a incidere fortemente
su un ordine sociale dove c’è un genere che pensa, parla, e decide
condizionando pesantemente l’altro. Il nostro. E troppo importante la
causa per permettere a chiunque di rallentare questo fiume in piena di
donne che, dopo tanto tempo, si stanno, con determinazione, rimettendo
al centro della parola pubblica.
Per questo non ci siamo mai fermate. E anzi, ora andremo avanti con maggiore impegno, forti di un enorme patrimonio di solidarietà e condivisione testimoniato dalle migliaia di mail arrivate.
Sapendo fin da ora – e i fatti ce lo testimoniano – che solo un’azione
forte, dal basso, potrà farci raggiungere la nostra meta… - Adriana, Barbara e Tiziana
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Come
si vede anche da questo comunicato, la vera questione oggi
discriminante è fare lo sciopero delle donne, o no. Riempirsi la bocca
di denunce, di lamenti sulla condizione drammatica delle donne o agire
noi per ribellarci. Continuare in noiosi ed ipocriti convegni, Tavoli,
iniziative istituzionali di un giorno, che al massimo danno lustro e
scena a chi le fa ma lasciano sempre nell’ombra le donne proletarie, le
ragazze, le donne che lottano, dalla Val Susa alla Sicilia, a Napoli,
ecc., o dire Basta! siamo noi donne che vogliamo e dobbiamo essere
protagoniste della lotta contro femminicidi e stupri, contro l’insieme
di violenze, di doppio sfruttamento, di oppressioni grandi e “piccole”
di questo sistema sociale.
Questo è il punto centrale e principale.
Sappiamo bene che
il fatto stesso di fare lo sciopero delle donne (al di là della sua
riuscita, sicuramente ancora da “scintilla”) suona un “pericolo” per
questo sistema.
Per
questo chi invece tiene bordone a questo sistema, chi vuole al massimo
abbellirlo, chi vuole spazio e potere in esso per il proprio ceto
sociale e politico NON VUOLE FARE LO SCIOPERO DELLE DONNE.
E la direzione della Cgil, la Camusso sono un ostacolo alla lotta delle lavoratrici, di cui occorre liberarci!
Le
lavoratrici, le donne che subiscono gli scellerati accordi
filopadronali e filogovernativi della Camusso, le migliaia di donne che
nel 2006, dopo una grandissima mobilitazione contro gli attacchi al
diritto d’aborto, che aveva tutte le possibilità di espandersi e
continuare, videro la Camusso cercare di strumentalizzare quel movimento
a fini di sostegno al governo di centrosinistra, non se ne fanno nulla
di una firma sotto un appello per le donne; la lotta delle donne non è un mero fatto di idee, di cultura, ma di lotta concreta, di stare da una parte o dall’altra.
In
questo senso continuiamo ad invitare le delegate, le operaie,
lavoratrici tutte, iscritte alla Cgil, alla Fiom, a fare lo sciopero
delle donne, ad organizzarlo nei propri posti di lavoro, rompendo i
lacci stretti e soffocanti delle segreterie nazionali.
In questo senso, mentre non va per niente bene la presa di posizione dell’ Assemblea nazionale Fiom-Cgil di Rimini 26-27-28 settembre, che volutamente parla genericamente di ”mettere in campo tutti
gli interventi necessari a prevenire tutte le forme di discriminazione e
violenza contro le donne…”, di sostegno a “iniziative di mobilitazione e
sensibilizzazione promosse dall’appello “Scioperiamo. Per fermare la
cultura della violenza” per il prossimo 25 novembre 2013″, ma rifugge ed
evita di indire lo sciopero delle donne, neanche quello mini-mini di 15
minuti, proposto dall’appello;
apprezziamo,
invece, la presa di posizione della camera del Lavoro Metropolitana
della Cgil di Bologna, di fatto controcorrente rispetto alla Cgil
nazionale che almeno dice: “Il Gruppo donne CdLM di Bologna propone per
il 25 novembre iniziative delle donne in tutti i luoghi di lavoro
possibili, anche con fermate e brevi astensioni dal lavoro, e scioperi
più consistenti che potranno essere decisi dalle Rsu”.
Lo stesso sollecito lo rivolgiamo alle giornaliste, Adriana, Barbara e Tiziana e alle
firmatarie del loro appello: non vi fermate, non rinunciate a lavorare
anche in questi pochi giorni per scioperi reali, fermate, iniziative sui
posti di lavoro. C’è la copertura sindacale con l’indizione nazionale
in tutti i settori privati e pubblici fatta dallo Slai cobas per il
sindacato di classe e dall’Usi.
Non
limitatevi a iniziative culturali, paraistituzionali, mobilitazioni
solo simboliche, che vanno anche bene ma non come sostitutive dello
“sciopero delle donne”, non per chiamare “sciopero” ciò che non è.
LA NOVITA’ VERA OGGI E’ LO SCIOPERO DELLE DONNE
(anche se piccolo, iniziale, in tante parti frutto del coraggio di
singole lavoratrici che però sono di esempio per tante), non certo
conferenze e Tavoli che sempre si sono fatte e si faranno e non cambiano
nulla.
Perchè ciò che può portare ad un cambiamento è la ribellione delle donne, delle lavoratrici.
MFPR
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