Giovedì 27 maggio il padrone italiano di una fabbrica di El Baten (Kairouan) ha aggredito violentemente con una spranga di ferro alcune operaie e tra di esse due rappresentanti sindacali dell’UGTT (Unione Generale dei Lavoratori Tunisini). Sei operaie sono state ricoverate in ospedale tra cui una incinta; quest’ultima è la rappresentante sindacale che proprio ieri aveva organizzato una riunione con le lavoratrici per dar vita ufficialmente al sindacato sul posto di lavoro.
Questa decisione legittima è stata la causa dell’aggressione da parte del padrone che subito dopo si è allontanato tranquillamente con la propria auto come se nulla fosse avvenuto.
In un’intervista radiofonica il rappresentante locale dell’UGTT ha dichiarato che questa è la conseguenza degli investimenti selvaggi stranieri che mantengono il paese in una condizione simile alla colonizzazione.
Effettivamente gli imprenditori stranieri aprono aziende in Tunisia certi di avere il massimo profitto: non sono tenuti a pagare le tasse per i primi dieci anni, godono di benefici con la dogana tunisina (importazione di macchinari ed esportazione di capitali a costo 0, salari da fame per gli operai: a parità di competenze e lavoro, il salario di un operaio tunisino è di circa 1/5 di quello italiano. Inoltre i padroni stranieri non tollerano la presenza dei sindacati come dimostra questa vicenda che è solo l’ultima di una lunga serie.
Il sindacalista ha anche denunciato questa violenza contro le donne e lavoratrici tunisine che da tempo lottano per i loro diritti nella società, anche l’Associazione Tunisina delle Donne Democratiche ha espresso solidarietà attiva alle operaie aggredite, fornendo loro il supporto legale necessario per denunciare l’accaduto presso un centro antiviolenza.
Anche la sezione di Kairouan del Forum Tunisino dei Diritti Economici e Sociali ha denunciato l’accaduto e ha chiesto al governo di rivedere le leggi che accordano tali privilegi agli investitori stranieri, dopo decenni rivelatesi un fallimento, e che sono fonte di maggiore sfruttamento dei lavoratori tunisini.
Il segretario nazionale aggiunto dell’UGTT Sami Tahri ha invece dichiarato che “la schiavitù è di ritorno sotto il pretesto di incoraggiare gli investimenti” e ha divulgato un comunicato del sindacato in cui si annuncia di aver esporto denuncia a livello nazionale e internazionale contro l’imprenditore italiano e l’azienda da lui rappresentata e in cui si avanzano delle rivendicazioni:
– che il Primo ministro denunci quanto accaduto
– che il ministro degli affari esteri convochi l’ambasciatore d’Italia chiedendogli di denunciare l’accaduto e di scusarsi con le lavoratrici e con il sindacato
– che l’UTICA (la Confindustria tunisina) prenda una posizione dissuasiva e rapida contro questo investitore
– che i sindacati italiani condannino l’aggressore e perseguano l’azienda in Italia, Europa e a livello internazionale.
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