31/05/21

Lavoratrici: le prime licenziate le prime a lottare!

Prima hanno chiuso in casa tantissime di noi, scaricando sulle donne assistenza dei figli, cura degli anziani, aumentando le condizioni di violenza familiare;
prima in tante fabbriche dal nord, al centro, nelle industrie tessili hanno continuato a farci lavorare, alternando periodi di cig-covid che taglia di quasi il 50% il salario, a periodi di lavoro ai massimi rischi per produrre comunque e in fretta, tagliando pause, aumentando i ritmi di lavoro, portando anche alla morte di operaie;
ora che i grandi e medi padroni stanno riprendendo alla grande i profitti e stanno avendo soldi e soldi dal governo e taglio di contributi, tasse, ecc, vogliono completare l'opera licenziando anche nelle fabbriche: "prima di tutto le donne", dopo che migliaia di donne hanno già perso il lavoro nei servizi, nelle attività precarie.  
CHE SIANO ALLORA PRIMA DI TUTTO LE DONNE A GUASTARE I PIANI A PADRONI E GOVERNO!
Licenziamenti, saranno le donne nell’industria le prime candidate a perdere il posto
(da Repubblica) - Da luglio le grandi aziende potranno licenziare e questa volta non pagheranno i servizi. 
A pagare saranno ancora una volta le donne. Prima le più precarie costrette, nella fase dei lockdown e dei figli in dad, a mollare contrattini e impieghi part-time. Ora che la ripresa si avvicina, tocca alle lavoratrici protette sin qui dalla Cassa integrazione e dal divieto di licenziare... impiegate nel tessile e l’abbigliamento su tutti... Le donne sono il 60% del comparto, il 70% in quello delle confezioni. 
Bankitalia calcola in 577 mila i possibili licenziamenti dalla fine del blocco. Di questi 377 mila che ci sarebbero stati comunque nel 2020, fisiologici. E altri 200 mila legati alla recessione in corso. Potrebbe andare peggio, ma anche meglio...
Fedele De Novellis, economista e direttore di congiuntura Ref...: "Nella manifattura il tessile, l’abbigliamento e la pelletteria soffrono una crisi seria. Qui lo shock territoriale sarà micidiale perché la filiera è molto localizzata, soprattutto nel Centro Italia. E con una forte componente di genere”.
Le donne, dunque. Di nuovo nell’occhio del ciclone...
Nei primi quattro mesi del 2021 – calcolano Bankitalia e ministero del Lavoro – si sono registrati 130 mila nuovi posti a fronte dei 230 mila persi nello stesso periodo del 2020. L’industria con 100 mila occupati in più è tornata sui livelli del 2019. I servizi però sono a saldo zero. E così le donne, a indicare che per loro si creano tanti posti quanti si distruggono...

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