Luana D’Orazio aveva solo 22 anni, un figlio piccolo, e ancora una vita davanti. Per quella vita, da circa un anno, lavorava in fabbrica, a Oste di Montemurlo in provincia di Prato, nel settore tessile.
Ma la sua vita ieri mattina si è fermata proprio dentro il macchinario al quale stava lavorando, intrappolata tra i subbi di un orditoio, lasciando il suo corpo straziato davanti alle colleghe.
Perché i rulli dell’orditoio non si sono bloccati? Non si può morire così, straziate nel fiore degli anni per il profitto dei padroni!
Nel distretto tra Prato e Pistoia, quello di Luana è il secondo infortunio mortale quest'anno, ma di infortuni sul lavoro ne accadono di continuo nei capannoni del tessile, dove si continua a lavorare con ritmi insostenibili e ad altissimi costi in termini di perdita della salute e di vite umane. E se poi operaie ed operai alzano la testa contro il moderno schiavismo e pretendono di lavorare in sicurezza, vengono licenziat*, repress*, violentat* dal braccio armato di stato e padroni.
Solo 10 giorni fa eravamo a Prato, a portare la solidarietà di donne e lavoratrici alla lotta degli operai della Texprint per lavorare 40 ore settimanali anziché 84, e ricordiamo bene come quella manifestazione fu interrotta dalla notizia di un attentato con l’acido a danno dei lavoratori rimasti in presidio fuori dalla fabbrica!
Ora che Luana è morta i sindacati collaborazionisti esprimono cordoglio di circostanza. In attesa delle risposte della magistratura hanno indetto per venerdì “una forte azione di mobilitazione", perché "non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa … e troppo spesso la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo“.
Noi, come donne e lavoratrici, siamo profondamente addolorate per quest’ennesimo femminicidio, ma anche molto indignate per l’ipocrisia di chi, per 50 anni, ha venduto i nostri diritti, la nostra salute e sicurezza ai padroni, ha fatto carta straccia dello statuto dei lavoratori e ora piange false lacrime di coccodrillo.
Dov’erano l’8 marzo questi becchini del diritto di sciopero? Mentre noi scioperavamo per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga, per la riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro, per condizioni e ambienti di lavoro a tutela della salute e della dignità delle lavoratrici?
Le nostre vite, la nostra salute valgono molto di più dei vostri interessi e dei vostri profitti, e sarà non il vostro pianto ma la nostra rabbia organizzata a fare giustizia per Luana, a far sì che di sfruttamento e di oppressione non si muoia più!
Il nostro amore, la nostra vicinanza va alla famiglia di Luana, al suo bambino, ai genitori e al fratello.
Il nostro odio irriducibile, di donne e di classe, va invece a questo sistema sociale mortale, che quotidianamente inghiotte le nostre vite dentro la pancia insaziabile del capitale.
Mfpr
Lavoratrici Slai Cobas s.c.
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