Chi ha più interesse a studiare la concezione materialistica della storia sono le donne. Le donne proletarie in particolare, essendo le più sfruttate e oppresse, hanno interesse a portare la rivoluzione fino in fondo, perché tutta la vita deve cambiare. Ed esse devono armarsi della teoria rivoluzionaria, perché non c’è rivoluzione senza teoria e non c’è liberazione della donna senza rivoluzione. E anche quando lottano al fianco dei loro compagni di classe, le donne proletarie devono armarsi della teoria rivoluzionaria per organizzarsi in autonomia e combattere le idee borghesi nei loro stessi compagni di lotta, perché non c’è rivoluzione senza liberazione della donna, senza la distruzione della struttura molecolare della società capitalistica, costituita dalla moderna famiglia singola.
Ne “l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato” Engels scrisse:
“il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell’antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile”. “La moderna famiglia singola è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata, e la società moderna è una massa composta nella sua struttura molecolare da un complesso di famiglie singole. …Nella famiglia l’uomo è il borghese, la donna rappresenta il proletario”.
Questo primo incontro di formazione rivoluzionaria delle donne in periodo pandemico vogliamo dedicarlo alle lavoratrici, alle donne operaie, a tutte quelle donne, doppiamente sfruttate e oppresse, uccise da questo sistema sociale, che quotidianamente inghiotte le nostre vite, le nostre speranze in un futuro migliore, nella pancia insaziabile del capitale.
Nelle aziende a largo impiego di manodopera femminile, come in quelle del tessile, i carichi e i ritmi di lavoro sono sempre più pesanti anche a causa dell’assenza di un’organizzazione sindacale delle lavoratrici, in grado di contrastare efficacemente le condizioni di sfruttamento in fabbrica.
Donne costrette a lavorare con ritmi insostenibili e ad altissimi costi in termini di perdita della salute e di vite umane. Vite operaie che se alzano la testa contro il moderno schiavismo e pretendono di lavorare in sicurezza, vengono licenziat*, repress*, violentat* dal braccio armato di stato e padroni con la complicità dei sindacati collaborazionisti, che per 50 anni hanno venduto i nostri diritti, la nostra salute e sicurezza ai padroni, e fatto carta straccia dello statuto dei lavoratori e del diritto di sciopero.
Non saranno il loro pianto, le loro ipocrite lacrime di coccodrillo a fare giustizia per le operaie uccise per il profitto. Saranno invece la nostra rabbia organizzata, il nostro odio irriducibile verso questo sistema sociale, armato della teoria rivoluzionaria, a rovesciare l’ordine sociale esistente, a far sì che di sfruttamento e di doppia oppressione non si muoia mai più. Ma per questo è necessaria una rivoluzione nella rivoluzione, per questo dobbiamo armarci e organizzare la ribellione delle donne proletarie per dare l’assalto al cielo, per conquistare un futuro senz’altro migliore, perché tutta la nostra vita deve cambiare!
Nessun commento:
Posta un commento