Proseguono le indagini per dare risposte ai tanti interrogativi sulla dinamica della tragedia della morte di Luana D’Orazio, la ventiduenne operaia di un’azienda tessile di Oste di Montemurlo risucchiata dal rullo di un orditoio durante il suo turno di lavoro.
Durante il primo sopralluogo dopo l’incidente gli investigatori hanno infatti notato che la griglia di sicurezza era stata rimossa. L’altro punto riguarda la fotocellula di sicurezza del macchinario, che sarebbe dovuta entrare in azione nel momento dell’aggancio di Luana, bloccando il movimento dei rulli che invece l’hanno stritolata in pochi secondi.
Oltre alle fotocellule, quindi, mancava anche il perimetrale: un cavo che tiene 2 micron teso ad altezza ginocchio, un dispositivo supplementare presente, in teoria, sulle macchine provviste di organi in movimento non protetti da carter.
Inoltre
la giovane era stata assunta con un contratto da apprendista, il che per legge
obbligava il datore di lavoro a non lasciare mai sola durante il lavoro Luana.
Quello
della giovane è stato un omicidio vero e proprio con colpe dirette gravissime.
Per
la morte dell’operaia sono stati iscritti nel registro degli indagati la
titolare dell’azienda, Luana Coppini, e Mario Cusimano, addetto alla
manutenzione del macchinario. Nei loro confronti la magistratura requirente
ipotizza l’omicidio colposo, e la rimozione od omissione dolosa di cautele
contro gli infortuni sul lavoro.
La giovane, di origine albanese, ha riportato ferite molto gravi ed è sotto
shock, ma non in pericolo di vita. L’infortunio è avvenuto all'interno di un'azienda
specializzata nella progettazione e realizzazione di calzature, la
"Frasson Tech Soles", a Casella d'Asolo, in provincia di Treviso. Il
meccanismo le ha causato un distaccamento del cuoio capelluto. Immediato
l'intervento dei colleghi, allarmati dalle urla della donna e che hanno subito
allertato i soccorsi. Sul posto anche i tecnici dello Spesal che hanno avviato
le indagini per comprendere la dinamica dell'incidente.
La mancanza di sicurezza sul lavoro è l’indice più evidente del grado reale di sfruttamento presente sui luoghi di lavoro. Un sistema di sfruttamento generato da mille fattori: lavoro in nero, orari di lavoro massacranti, contratti precari, salari bassi, contratti nazionali al ribasso, istituzioni assenti o fintamente preoccupate, organi ispettivi di controllo decimati, assenti o spesso accondiscendenti.
Dall'inizio dell'anno sono 187 i morti sul lavoro per l'INAIL, 230 quelli calcolati dall'Osservatorio indipendente di Bologna, a cui stamattina se ne è aggiunto un altro.
Se i vostri profitti valgono più della nostra vita, è ora che con questo sistema la facciamo finita!
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