29/05/21

Braccianti - sfruttate e pagate una miseria - Le lavoratrici denunciano - Trasformiamo le denunce in organizzazione delle lavoratrici, in lotta


Dalla denuncia di una bracciante della provincia di Taranto
L'inchiesta era nata dalla denuncia di una bracciante del Tarantino: un avviso di conclusione delle indagini emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera è stato notificato a quattro persone - tre uomini e una donna - (due residenti nel Materano e due in provincia di Brindisi), accusate, in concorso tra loro, di aver organizzato un'attività di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro nelle campagne del Materano. Le indagini avviate dopo la denuncia presentata da una bracciante agricola al Commissariato di Grottaglie, avrebbero svelato l'esistenza di un'articolata attività di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro. Sono almeno 20 le braccianti e i braccianti che sarebbero stati sfruttati. Gli accertamenti hanno evidenziato le estreme condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti con una retribuzione giornaliera al di sotto di quella stabilita dai contratti di settore dalla quale veniva poi anche sottratta una quota per il trasporto; una retribuzione giornaliera pari a 35 euro per ogni lavoratore, di cui 3 euro venivano trattenuti come prezzo del trasporto, a fronte della somma di 44,30 euro previste. Alla stessa maniera le giornate conteggiate e computate in busta paga erano inferiori rispetto a quelle effettivamente svolte.

Da interviste/inchiesta di una lavoratrice di Taranto del Mfpr (dal Dossier sulla 1° Assemblea nazionale Donne/Lavoratrici)

Dalla I intervista:
"il padrone ci tratta da schiave, manca solo il frustino e le catene. In questo periodo estivo, per proteggere la frutta tutte le porte devono essere chiuse, non deve passare uno spiraglio d'aria, la temperatura è altissima, non si respira; anche per via delle mascherine alcune donne perdono i sensi. Poi così sudate come siamo, dobbiamo andare nella cella frigorifera dove rischi di prenderti come minimo una broncopolmonite.
Ci è vietato bere lo si può fare solo nell'ora di pausa. I rumori delle macchine sono assordanti ci forniscono i tappi ma non li possiamo mettere perché sennò non sentiamo gli ordini e quindi siamo tutte mezze sorde.
Ora si sta lavorando l'uva la quale è trattata con l'antimuffa che è composta da anidride solforosa,. Questo prodotto chimico lo respiriamo per 10 ore al giorno e ci porta bruciore agli occhi e alla gola.
Ci fanno prendere carichi che dovrebbero prendere gli uomini e a fine giornata come se nn bastasse, dobbiamo pulire l'impianto e i cessi..
Qui tutte soffrono di una patologia la più comune sono le vene varicose e le ernie. Ma quando qualcuna di noi accusa dolori forti ci deve pensare due volte a mettersi in malattia perché i giorni della malattia il padrone li conta come assenze e se si supera un certo numero non ti rinnovano il contratto. Ci tengono col cappio alla gola visto che il contratto scade ogni 2 mesi.
Si lavora 7giorni su 7, e se prima era facoltativo scendere la domenica ora è obbligatorio lavorare. Dopo un'anno di patemi, sacrifici e dolori, arriva la tanto attesa disoccupazione e quando vai a prelevare trovi anche la beffa, ti accorgi mancano €500 per “contributo volontario”. Ma contributo a chi? Non si sa, ma la cosa che più mi fa indiavolare è il "volontario”. Ma chi!? Io non avrei mai dato questo permesso, mi sento derubata. Tutte noi vediamo il  padrone come un vampiro che ci succhia continuamente il sangue, la linfa vitale.
Non se ne può più. Ma tutte hanno paura di agire o reagire per non perdere il lavoro.

II intervista:
Io lavoro in una azienda di imballaggio orto frutta import export. La giornata comincia col buio e finisce col buio, lavoro circa 10 ore al giorno e anche più.
Sento che la mia vita non è più mia, vivo per lavorare.
Si lavora come schiavi, il padrone ci sta sempre col fiato sul collo. Fino al termine della giornata non si sente altro che: "forza, più veloci", gli manca solo il frustino. Questo tormentone ci fa lavorare male, siamo sempre in fibrillazione, perché dolori e stanchezza non contano, dobbiamo dare il massimo.
Ora ci si è messo anche il fatto che non conta più il numero di casse che imballi ma il tempo che ci metti per imballare.
Non ci sono mense, si mangia nei container, non ci sono distributori di bibite, acqua o caffè perché il padrone ritiene che si perde tempo.
In più adesso per la questione Covid hanno preso tante precauzioni come il distanziamento (e per questo vogliono licenziare), tutto è stato sigillato con la plastica. C’è l’uso di mascherine, ma se già nell'azienda la temperatura era elevatissima ora è l'inferno, ci sentiamo venire meno, ma devi pensare a produrre sempre più, devi essere efficiente attenta e veloce.
La mia vita si svolge solo lavoro letto, letto lavoro. Non ho più una vita sociale, non so più cosa sia farsi una passeggiata o andare al parrucchiere.
Finita la giornata lavorativa poi devi andare negozio per negozio a comprare il necessario, devi fare il bucato, devi cucinare per il giorno dopo. Ha volte mi addormento con la faccia nel piatto così col camice come sono tornata e mi sveglio già pronta per cominciare un'altra giornata.
Ripeto quell'azienda è un vero inferno, si lavora oltre i limiti e tutto per il profitto del padrone. Troppe, esageratamente troppe, sono le ore lavorative senza avere neanche il diritto ad un giorno di riposo.
Siamo stanche, avvilite, secondo me ci potremmo definire "guerriere".  

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