Avviamo da oggi una campagna per l'internalizzazione dei servizi essenziali e delle lavoratrici, contro il precariato.
Questa campagna nasce dalle Assemblee Donne/Lavoratrici e fa appello a tutte le lavoratrici che vivono nella condizione di permanente precariato pur facendo attività pubbliche essenziali, di collegarci, unificare le nostre battaglie locali, per farne una lotta nazionale importante.
Questa battaglia per le donne ha un valore maggiore, sia perchè sono in maggioranza le donne che lavorano in questi servizi e nelle condizioni più precarie e peggiori con poco salario, poche ore, pochi diritti, spesso sotto ricatto, col continuo rischio di perdere anche questo misero lavoro; sia perchè per le donne lavoro stabile, salario più decente vuol dire anche indipendenza economica, a volte emancipazione da una condizione di chiusura in casa, di isolamento, di oppressione familiare.
Per questo chi ha più interesse a questa rivendicazione sono le donne.
Mandateci all'email: lavoratriciprecariedisoccupate@gmail.com
notizie, denunce, informazioni sulle lotte che state facendo, pubblicheremo tutto, per arrivare ad una piattaforma comune e ad una mobilitazione comune.
Oggi cominciamo con la pubblicazione dell'intervento fatto da una lavoratrice degli asili comunali di Taranto nell'ultima assemblea Donne/Lavoratrici.
Dalle lavoratrici ausiliare degli asili di Taranto
La nostra richiesta che riguarda un percorso di internalizzazione è perchè possa finire dopo anni e anni il precariato e arrivare ad una stabilizzazione del nostro lavoro. Noi chiediamo l'internalizzazione per un servizio pubblico che è essenziale, con la caratteristica di essere anche permanente e strutturale cioè non è separabile dal funzionamento generale della struttura pubblica in cui viene svolto; infatti non è possibile pensare che usufruire del servizio della scuola d'infanzia sia soltanto da un punto di vista educativo senza il basilare servizio di pulizia e di ausiliariato che ovviamente è propedeutico all'intero svolgimento del servizio stesso - per dire in maniera molto semplice: non sarebbe mai possibile aprire un asilo nido e poter usufruire di questi servizi da parte delle educatrici, delle famiglie, dei bambini se non ci fossero le lavoratrici ausiliarie a mettere la struttura in sicurezza, di essere pulita, ecc.
Ovviamente l' internalizzazione può e deve avvenire senza passare da concorsi pubblici perché il concorso pubblico sarebbe rivolto a una platea generica troppo ampia e andrebbe a valorizzare chi fa le migliori prove; ma teniamo presente che tra le mie colleghe il grado culturale o comunque di istruzione non potrebbe mai essere parificato ad un eventuale laurea, oppure a corsi particolari, quindi sarebbero penalizzate.
Ecco perché noi ci battiamo affinché questa internalizzazione possa avvenire invece attraverso la gestione diretta del servizio da parte del Comune oppure attraverso il ricorso a società in house con l'utilizzo della cosiddetta “clausola sociale” che andrebbe a garantire il livello occupazionale stabile e prediligendo il fattore esperienza di chi appunto come noi ha già lavorato nel settore da diversi anni, io per esempio ho già fatto 25 anni di impiego, ci sono altre colleghe che invece ne hanno anche 30, ma pur avendo le stesse competenze di quelle dipendenti dal Comune subiamo dei trattamenti diversi.
L’internalizzazione inoltre resta anche la chiave necessaria sia per migliorare il servizio sia sotto un profilo economico facendo risparmiare alla pubblica amministrazione diverse somme di denaro; é assurdo pensare che un servizio così importante come appunto la scuola dell'infanzia debba essere soggetto a gare d'appalto che sono al massimo ribasso (addirittura da noi è capitato di ditte che hanno fatto offerte al ribasso del 99%!, ribasso che però alla fine viene recuperato sulla qualità del servizio e ovviamente soprattutto sulla pelle di noi lavoratrici, ma anche sulle casse del Comune, del denaro pubblico.
Ma l'internalizzazione soprattutto metterebbe fine a questo precariato che è penalizzante per noi lavoratrici, metterebbe fine ai cambi di appalto ogni 30 mesi, avremmo la possibilità anche di lavorare nei mesi estivi perché finora non abbiamo mai lavorato a luglio e agosto. Con l'internalizzazione la situazione andrebbe a migliorare anche da un punto di vista delle ore di lavoro – da settembre 2020 dopo 9 anni di lotte continue abbiamo ottenuto appena un’ora in più, perché prima stavamo appena ad un'ora e 50 minuti al giorno; da ottobre abbiamo recuperato un'ora e 10 minuti in più, ma anche tre ore rimangono sempre abbastanza poche. Non ci si può organizzare una famiglia, un mutuo, diversi impegni della vita con soltanto tre ore.
Certo, ora l'internalizzazione è difficile da ottenere perché non ci sono leggi, non c'è una normativa specifica che ci possa portare ad avere il diritto dopo tot anni ad avere questa internalizzazione.
Certo, vi sono esempi di internalizzazione, come a livello nazionale per il lavoro delle pulizie nelle scuole statali, dove le lavoratrici sono passate al doppio delle ore, da 3/4 a 6/7; a livello locale vi è stato il provvedimento della Asl che con un avviso pubblico e l'applicazione della clausola sociale ha internalizzato decine e decine di lavoratori che negli ospedali fanno anche lavori di facchinaggio oppure accompagnano i pazienti sulla sedia a rotelle nei vari reparti; altri esempi vengono dal Comune di Brindisi dove sono stati internalizzati i servizi di ausiliariato negli asili con un risparmio di un 3% sui costi dell'appalto; altra situazione simile è a Trieste, ecc.
Ma sappiamo bene che questa battaglia è frutto soprattutto della lotta delle lavoratrici, dei lavoratori. Per questo dobbiamo sensibilizzare di più i lavoratori perché soltanto in questa maniera possiamo difendere i nostri diritti.
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