30/04/21

VIVA IL 1° MAGGIO - abbiamo doppie ragioni per lottare!

1° MAGGIO

Accendiamo 100, 1000 fuochi di ribellione delle donne

Unite alle nostre sorelle in lotta in tutto il mondo contro il moderno medioevo

Sviluppiamo la marcia in più della lotta delle donne proletarie per rovesciare la terra e il cielo

*****

La vostra crisi/pandemia non la subiamo le doppie catene unite spezziamo

dentro le case non ci torneremo sempre più furiose in piazza scenderemo

donne licenziate donne disoccupate siamo sempre più incazzate

la precarietà ci stronca la vita con questo sistema facciamola finita

le discriminazioni devono cessare tutte le donne devono lavorare

contro femminicidi, stupri, violenze sessuali, la furia delle donne dobbiamo scatenare

violenza dei padroni/violenza di Stato, il capitalismo deve essere rovesciato

lotta, lotta, lotta non smetter di lottare tutta la vita deve cambiare, 
abbiamo un mondo nuovo da conquistare

cosa vogliamo, vogliamo tutto, questo sistema deve essere distrutto

la forza delle donne è poderosa, vogliamo tutto il pane e le rose…

moderno medioevo/doppia oppressione, donne in lotta per la rivoluzione

1° maggio - Dalle donne iraniane in solidarietà con la lotta internazionale contro la disuguaglianza


1° maggio - Le lavoratrici dello Slai Cobas sc parteciperanno alle manifestazioni di Milano/Napoli/Palermo. Manifesto nazionale


 

Coop di Civita Castellana, il caporeparto reparto la aggredisce e la insulta. #IoStoConPaola


Dalla piattaforma dello sciopero delle donne: Allontanamento dai luoghi di lavoro per capi, padroni, ecc. responsabili di molestie, ricatti, violenze sessuali, atteggiamenti razzisti, sessisti - tutela delle lavoratrici denuncianti



Si chiama Paola e lavora alla Coop. Si chiama Paola e di buon mattino un caporeparto le ha gettato un caffè addosso al grido di "put***a".
Un atto così violento mette a repentaglio la sicurezza della lavoratrice e viola profondamente la sua dignità di donna e di mamma di due ragazze...
#IoStoConPaola





29/04/21

Roma - sfrattata dall'Inps in piena pandemia con la sua bambina, senza un lavoro e senza un soldo, mentre gli alloggi rimangono vuoti. Dire che si devono vergognare è dire poco, dire che dobbiamo riprenderci tutto è dire giusto. Solidarietà alla giovane mamma


Da Contropiano

Questa mattina i carabinieri della zona Tuscolana hanno bussato alla porta di Paula, giovane donna con a carico una bambina, per notificargli ed eseguire un’ordinanza di sgombero immediato deciso dal giudice del Tribunale di Roma, ponendo i sigilli di sequestro sulla porta d’ingresso dell’alloggio di proprietà dell’Inps, lasciato vuoto.

Paula è una giovane donna che vive di lavori precari, da settimane ferma perché colpita dal Covid, studentessa universitaria a pochi mesi dalla laurea. Una donna che cerca un futuro migliore e di crescere la sua bambina.

Ma l’Inps si guarda bene dal considerare le storie delle persone più deboli e addirittura ha avviato presso il Tribunale di Roma la richiesta di sgombero attraverso il sequestro di urgenza. Si fa la guerra ai poveri e non alla povertà, si tengono centinaia di alloggi vuoti da anni ignorando i bisogni sociali e che Roma e il nostro paese è in piena emergenza abitativa.

Asia-Usb denuncia questo grave fatto che colpisce una bambina con la sua giovane mamma e preannuncia una stagione di lotte per fermare l’arroganza di chi pensa di risolvere con la demagogia degli sfratti e degli sgomberi o con i sequestri cautelari, il problema della casa che colpisce centinaia di migliaia di famiglie.

Denuncia inoltre lo scandalo degli alloggi lasciati vuoti da un ente pubblico come l’Inps. Attraverso l’avv. Perticaro verrà fatta opposizione a questo assurdo atto.

https://www.facebook.com/1607618536128603/videos/1392823257758890



Non siamo complici delle stragi in mare - Venerdì 30 aprile iniziativa a Roma


Comitato Lavoratori delle Campagne

Negli ultimi giorni, da nord a sud, un fitto elenco di violenze, uccisioni e aggressioni nei confronti di persone immigrate è saltato agli onori della cronaca.

L’ultima strage in mare in cui hanno perso la vita 130 persone, con la complicità assassina dell’ Unione Europea e della guardia costiera Libica, ha dimostrato ancora una volta quanto, per le autorità che ci governano, alcune vite siano sacrificabili senza problemi, per onorare accordi criminali e mantenere equilibri politici. L’ennesima aggressione ai danni di lavoratori che vivono nel Gran ghetto di Rignano Garganico, uno dei quali ha perso un occhio in seguito a questo agguato, mostra ancora una volta come il razzismo di stato legittimi nei fatti violenze gravissime verso le persone immigrate, che da nord a sud imperversano da tempo.

Cosa ci aspettiamo da uno stato le cui forze di polizia non esitano ad aggredire e togliere la vita, soprattutto chi qui non ha una famiglia o rete che può pretendere giustizia a suo nome? 

Sono proprio i rappresentanti dello stato, infatti, a mostrare come si fa.

Il 16 aprile è morta nell’ospedale di Alzano Lombardo Mame Dikone Samb, donna senegalese, dopo un fermo dei carabinieri in una banca con l’uso di taser e che si è concluso con un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). La notizia è girata su internet con informazioni distorte, e ancora una volta, rispetto alla dinamica dell’accaduto, i testimoni e la famiglia della vittima non sono stati ascoltati e creduti (per informazioni più dettagliate su questa vicenda

https://hurriya.noblogs.org/post/2021/04/29/morti-invisibili-persone-immigrate-italia/). 

Nella notte tra il 24 e il 25 aprile a Livorno  Fares Shgater, originario della Tunisia,  è morto in circostanze non ancora chiarite in seguito a un “controllo di polizia”: il  suo corpo è stato ritrovato dai Vigili del Fuoco a circa quattro metri di profondità nel Fosso Reale. Il giorno dopo tante persone si sono ritrovate in protesta e sono partite in corteo raccontando di tanti episodi di violenza subiti dalla polizia, urlando con forza per la fine degli abusi e del razzismo.

La sera del 25 aprile, a Padova, un giovane immigrato, per non essersi fermato ad un posto di blocco in bicicletta viene spintonato dalla polizia municipale, atterrato e bloccato alla schiena da uno degli agenti, che con un braccio gli stringe collo. La tragedia è sventata soltanto dalle urla e dall’intervento di persone che passavano da lì e si sono opposte con forza, mentre l’assessore alla sicurezza dell’amministrazione comunale ha difeso l’operato delle forze dell’ordine.

E’ di ieri la notizia dell’ennesimo incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, in cui una donna ha perso la sua casa e la sua attività commerciale: ancora una volta un incidente, potenzialmente fatale, conseguenza delle condizioni di vita a cui sono costrette queste persone, nonostante da anni lottino per avere documenti, case e una vita normale. Stesse condizioni imposte dalle leggi razziste di questo paese portano alla morte ieri di quattro persone a Ragusa in un tragico incidente stradale. Si chiamavano Konate Saidou, Ceesay Lamin, Dallo Thierno Souleymane e Barry Modou, lavoravano come braccianti o ambulanti nella zona.

Quanti altri morti dovremo piangere prima di svegliarci? Perché ci si ritrova ad inneggiare sui social alle proteste di Portland o Minneapolis, e non ci si riversa nelle strade per il razzismo e le violenze dello stato che ogni giorno mietono vittime in Italia, soprattutto tra le persone immigrate?

Sta a ognuno decidere se essere complici o opporci a questa tragedia. 

Per chi sta a Roma, il 30 aprile alle 18 a Piazza dei Mirti sarà un momento per incontrarsi e confrontarsi su tutte queste questioni, e non stare in silenzio.

BASTA RAZZISMO E MORTI DI STATO! NOI NON SIAMO COMPLICI.

28/04/21

Contro il moderno medioevo, contro l'attacco a 360° al diritto di aborto ci vuole una mobilitazione e un'azione a 360° delle donne: Cimitero dei feti a Roma: chiesta l'archiviazione.

La Procura ha chiesto di archiviare le indagini sulla vicenda del cimitero dei feti di Roma, in zona Flaminio.


Roma, 28 Aprile 2021 - La Procura di Roma ha chiesto di archiviare l'indagine avviata nell'ottobre scorso sulla vicenda del cimitero dei feti al Flaminio, con i nomi delle madri, che avevano interrotto la gravidanza, scritti sulle croci. Donne in vita, quindi, costrette a leggere il proprio nome e cognome su croci piantate nella terra di un cimitero.
Nel procedimento si ipotizzavano i reati di violazione delle leggi sull'aborto e sulla diffusione dei dati personali.

La delibera del Comune
Dopo la scoperta di questa vicenda, a tal proposito era arrivata anche una delibera dal Campidoglio per la difesa della privacy: è stato deciso infatti che bisognerà apporre sulle sepolture una targhetta con un semplice numero, collegato a un registro cimiteriale che rimanda ai dati della donna.

La richiesta di archiviazione
Nella richiesta di archiviazione il pm afferma che "le indagini svolte hanno documentato come le violazioni riscontrate non siano da imputarsi a condotte dolose e volte a danneggiare la riservatezza delle donne o ad un vantaggio personale, finanche di natura morale, ma unicamente da colpa nell'errata interpretazione dei regolamenti comunali" e quindi "si ritiene che non vi siano i presupposti per utile esercizio dell'azione penale".

In poche parole il cimitero dei feti rimarrà al suo posto, così come pure i responsabili di tali violazioni: l'amministrazione comunale guidata dalla sindaca M5s Virginia Raggi e l'azienda municipalizzata Ama.

«Indagini conoscitive» sulla ragazza stuprata... una doppia violenza come da copione, ma fatta da un coglione a 5 stelle


Ora Grillo fa partire un’indagine privata sulla ragazza che ha denunciato il figlio per stupro
Beppe Grillo – scrive Repubblica – ha dato mandato a un medico legale di fare una perizia sulla ragazza. 
Attraverso filmati e foto, Salvi dovrebbe stabilire quanto la ragazza fosse realmente ubriaca o capace di intendere e volere la notte del 16 luglio 2019.
Il medico dovrà ricostruire un ritratto della personalità e dei comportamenti della presunta vittima, così da ottenere una perizia da usare come arma in più per la difesa dei ragazzi. Una strategia che rischia di generare polemiche nell’opinione pubblica e che si aggiunge all’ipotesi al vaglio dei legali dei genovesi – riportata dal Fatto – di pubblicare un video girato quel giorno nella casa sarda di Beppe Grillo.

Continua la stretta sull’aborto negli Usa: l’Arizona vieta l’interruzione di gravidanza per anomalie genetiche


Stretta sull'aborto in Arizona. Il governatore Doug Ducey ha firmato tramutando in legge il provvedimento che vieta le interruzioni di gravidanza sulla base di anomalie genetiche, come ad esempio la sindrome Down.
"C'è valore in ogni vita, a prescindere dalla genetica. Continueremo a dare la priorità alla vita di coloro che non sono ancora nati - afferma Ducey -. Questa legge protegge le vite umane".
La nuova norma prevede il carcere per chi effettua aborti, vieta la spedizione via posta di medicinali per indurre l'aborto e richiede che i feti siano seppelliti o cremati.

L’Arizona è solo l’ultimo caso di Stato in cui le politiche interne stanno mettendo in serio pericolo il diritto all’aborto. Nell’ultimo anno, ad esempio, 23 città del Texas hanno approvato leggi locali anti aborto. Ad aprile, il minuscolo villaggio di Hayes Center, nel Nebraska, ha fatto lo stesso. A marzo, in Arkansas è stato approvato un divieto dell’aborto quasi totale. Con la legge più dura d’America, lo stato vieta l’interruzione di gravidanza in ogni caso con l’unica eccezione del salvare la vita della donna. In linea generale, gli Stati a guida repubblicana stanno provvedendo a una stretta in questo senso.
A tutto questo si aggiunge la cosiddetta Geneva Consensus Declaration, firmata lo scorso ottobre dall’amministrazione Trump: una dichiarazione-appello rivolta agli Stati che dovrebbe promuovere il diritto delle donne alla salute, ma non riconosce loro il diritto all’aborto. «Si riafferma che non esiste diritto internazionale all’aborto né alcun obbligo internazionale da parte degli Stati a finanziare o facilitare l’aborto», è scritto nel documento.

PS: L'Arizona è uno degli Stati americani con la legislazione più permissiva in tema di porto occulto di armi. Sono innumerevoli i luoghi pubblici in cui è consentito portare un’arma senza doverla denunciare. La vendita di pistole semiautoamatiche, sul tipo della Glock 19, è in continuo aumento.

RECOVERY PLAN - LA BEFFA PER MIGLIAIA DI LAVORATRICI: SCOMPARE IL SALARIO MINIMO LEGALE E GLI ASILI SONO SOLO PROPAGANDA

SALARIO MINIMO

Come il governo Conte cancellò da un giorno all'altro l'una tantum di 500 euro che doveva essere data ai cassintegrati (certamente una miseria rispetto alla richiesta di integrazione della cig-covid al 100% e uno schiaffo a fronte di ristori e soprattutto contributi, sgravi, incentivi dati ai padroni... - ma neanche quella...!), ora con Draghi siamo allo stesso "gioco delle tre carte": prima si mette nel calderone del Recovery plan il "salario minimo" e poi si toglie e di certo restano solo i fondi per l'economia del capitale. 

"Nella versione del Recovery di sabato scorso, nella parte delle riforme di accompagnamento al piano, c'era scritto chiaro che si prevedeva l'introduzione del salario minimo legale. Nella versione dataci in Parlamento, nell'ultima modifica, come per magia sparisce", dice Fratoianni. 

Fino a sabato, infatti, nella bozza del Recovery plan si poteva leggere di una misura "per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garanzia di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa" nell'ottica di un rafforzamento del sistema delle tutele del lavoro" 

Ma anche vari contratti nazionali - come quello Multiservizi che interessa tantissime lavoratrici delle pulizie, delle mense, degli asili, degli appalti pubblici - hanno una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro. 

"Una partita chi sta giocando in maniera intrecciata nelle aule parlamentari italiane e in quelle del Parlamento europeo, dove il 22 aprile è stata depositata una bozza di direttiva sul salario minimo legale elaborata dalla Commissione europea. Avversata dai paesi dell'Est e da Fratelli d'Italia e Lega.

La commissione Lavoro del Senato aveva dato il via libera a questo progetto europeo il 22 marzo. L'idea di fondo è di fissare un tetto minimo di 9 euro come salario minimo per i lavoratori. Ci sono 4,3 milioni di rapporti di lavoro sotto la soglia

Naturalmente in Italia è contraria Confindustria. E una certa diffidenza circola anche nei sindacati che vedrebbero ridotti i margini di trattativa".

AUMENTO DEGLI ASILI E GRATUITA' 

Sono previsti solo 230 mila posti per i bambini negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia a fronte di un fabbisogno di 1.250.000 posti.

Ancora sempre e solo scaricata sulle donne la cura dei figli e chiusa anche una prospettiva di occupazione per le donne.

Dice Chiara Saraceni: "...La vicenda di questi fondi è misteriosa: la ministra per la famiglia Elena Bonetti sostiene che nel piano ci sono 4 miliardi 600 milioni, ma sarebbero destinati anche alle scuole per l’infanzia e altri servizi... Il problema è che non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo che ci si era dati nel 2010. Per arrivare al 33% di nidi finanziati dal pubblico, quindi gratuiti, ci vorrebbero 300 mila posti in più per un ammontare di 4 miliardi e mezzo per le spese di impianto. Poi bisognerebbe dotare i comuni di altri fondi per la gestione... il piano Colao parlava del 60%. Oggi siamo indietro anche rispetto al 33%.... Tra l’altro, secondo le nostre stime, si creerebbero oltre 42 mila posti di lavoro solo tra gli educatori...
...Come sui giovani anche sulle donne ascolto tantissime parole ma poche cifre. Di quanto si vuole aumentare la loro occupazione e entro quando? Se si pensa di raggiungere la quota di occupazione del 2019, prima della crisi innescata dal Covid, vuole dire che tra qualche anno saremo comunque al di sotto della quota del 2007...".

A fianco di MC. il 29 aprile in piazza a Bolzano

Da oltre il ponte

Giovedì 29 aprile 2021 dalle ore 14.45 in piazza Tribunale a Bolzano l’associazione GEA per la solidarietà femminile chiama tutte e tutti a manifestare la propria solidarietà a MC, la donna che il 1° marzo 2019 venne accoltellata dal marito per strada a Bolzano, di fronte alla figlia. Una vile aggressione omicida da cui ella riuscì però a salvarsi.

Da allora però per lei la vita non è più la stessa e nonostante abbia trovato il coraggio e la forza di denunciare il percorso per avere giustizia è ancora lungo e non immune da ulteriori forme di violenza (vittimizzazione secondaria) di cui i processi per questo tipo di reato sono pregni. Basta ricordare le vergognose recenti affermazioni pubbliche di Beppe Grillo riguardo alla denuncia per stupro ricevuta dal proprio figlio, in cui colpevolizza la vittima.

Grazie alla mobilitazione solidale lanciata e promossa da GEA negli ultimi mesi e raccolta da centinaia di solidali, MC ha scoperto però di non essere sola. Ha scoperto che in questa città – nonostante la diffusa apatia – c’è un cuore che batte e che non è indifferente alla sua sofferenza e alla grave ingiustizia da lui subita. Non solo, ci sono centinaia di persone – donne e uomini – che hanno fatto propria la sua battaglia, decidendo di sostenerla e supportarla, con la propria presenza fisica prima, durante e dopo le udienze del processo, e con ogni altro mezzo utile.

Le notizie di ogni giorno, riportano continuamente storie di donne oppresse dai propri mariti, fidanzati o padri. Storie con contorni spesso aberranti che svelano come la cosiddetta famiglia sia in realtà per molte donne una gabbia carica di oppressione e violenza da cui non è semplice liberarsi, in particolare se non sono indipendenti economicamente, poco istruite o con poca padronanza della lingua italiana.

Storie di oppressione che è possibile spezzare soltanto costruendo solidarietà, spazi di incontro e discussione ma soprattutto lottando e prendendo posizione combattendo in ogni modo il retaggio patriarcale diretto responsabile dell’oppressione di troppe donne in tutto il mondo, anche a Bolzano.

Riportiamo il comunicato dell’associazione GEA:

Giovedì 29 aprile alle ore 15.00 riprende il processo contro l’uomo che, due anni dopo essere stato arrestato in flagrante per questo tentato omicidio, vive libero, senza nessun obbligo di dimora, firma, senza nessun controllo elettronico, senza una valutazione del rischio per M.C. che invece è ancora costretta a vivere nascosta. Questa purtroppo è la realtà per moltissime donne che hanno il coraggio di rompere il silenzio, scappare, cercare aiuto e denunciare. Con la loro presenza in piazza le cittadine e i cittadini esprimono solidarietà non solo a M.C. ma anche a tutte le donne in situazione di violenza che chiedono semplicemente giustizia,”

La presenza fisica dei solidali fuori dal Tribunale è fondamentale poiché:

Un sostegno così visibile e così forte è di enorme conforto per M.C. e continua a darle la forza per andare avanti. È un segnale importantissimo per tutte le donne che subiscono violenza.”

Il 29 aprile essere in piazza per manifestare solidarietà a MC è un modo per estenderla a tutte le donne che come lei si trovano ad affrontare situazioni analoghe.

Per ricordare che la violenza subita da lei riguarda tutte e tutti.

Verranno letti alcuni testi dedicati a M.C., invitiamo chiunque voglia esprimersi a portare una lettera o un testo di solidarietà da condividere durante la manifestazione.

Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce

27/04/21

Una delegazione dell'assemblea donne/lavoratrici a Prato



Nella manifestazione a prato in solidarietà con gli operai della Texprint è stata presente una delegazione di compagne del Mfpr, lavoratrici dell'Assemblea donne/lavoratrici, arrivate dalle diverse città (Milano, Bologna, L'Aquila). 

Hanno affisso uno striscione "Contro sfruttamento e repressione Donne in lotta per la rivoluzione Tutta la vita deve cambiare" sul muro della gradinata del castello, e distribuito il foglio, preso con interesse soprattutto da giovani e immigrate. 

Purtroppo la presenza delle donne non era numerosa ma le lavoratrici hanno molto apprezzato il foglio; abbiamo parlato con loro del lavoro dell'assemblea delle donne, in questo modo chi ha accettato di prenderlo ha voluto partecipare a questo percorso raccontando un pezzo dei suoi disagi sul lavoro.

Una compagna si preparava ad intervenire in piazza quando è giunta però la notizia dell’acido buttato addosso al picchetto da uno dei padroni; dal palco si è invitati tutti a interrompere gli interventi e spostarsi alla Texprint. 
Ed a quel punto è stato davanti ai cancelli della Texprint che la compagna ha fatto l'intervento; alla fine più bello perchè proprio davanti al presidio dei lavoratori.

Intervento di una compagna del MFPR

25/04/21

Oggi 25 aprile alle ore 16,30: assemblea telematica aperta su PCI e Resistenza - Ieri/oggi/domani


25 aprile - L'intervento delle lavoratrici combattive in piazza oggi a Bologna

 

Group yorum - Bella Ciao - dedicato a tutte le prigioniere e i prigionieri politici rivoluzionari turchi e kurdi - a tutte le martiri e i martiri della rivoluzione

 

Dedicato a Milva - la rossa partigiana della canzone italiana

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Le donne nella Resistenza antifascista

 alcuni stralci di un opuscolo del Mfpr


A proposito delle obiezioni sollevate sul nome GDD: “…la definizione “Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai volontari della libertà” può apparire inadeguata a rappresentare la ricchezza di manifestazioni autonome e il significato di promozione ideale, civile e politica che fu realizzata sotto l’egida dei gruppi. Essa deve essere calata nella mentalità di una società che usciva dal fascismo e che prima del fascismo non aveva conosciuto una diffusa e chiara coscienza paritaria,

24/04/21

Oggi a Prato una delegazione dall'Assemblea Donne/Lavoratrici

Oggi siamo a Prato come donne, come lavoratrici in lotta a portare la nostra solidarietà ai lavoratori della Texprint per rivendicare il diritto di lottare perchè tutta la vita deve cambiare. 
Da sempre Prato e’ una città dove lo sfruttamento dei lavoratori è stato legittimato da Stato e padroni e sindacati confederali che ha risposto solo ed esclusivamente con la repressione a chi non ci sta. Ricordo che nel '44 esattamente il 7 marzo da questa città furono deportati 152 lavoratori in sciopero, è la città dove nel 2013 sono morti 7 operai cinesi nel rogo del laboratorio in cui erano schiavizzati e che ha scoperchiato un sistema di sfruttamento conosciuto ma sempre taciuto; è una città dove le condizioni  contrattuali e lavorative sono estremamente critiche, ma non diciamo nulla di nuovo. 
Lo sfruttamento porta Prato a confermarsi come  il settore del tessile sia un settore dove avvengono più incidenti sul lavoro, dove l’esposizione all’amianto ha ucciso 13 lavoratori negli ultimi tre anni. Lavoratori e lavoratrici sottopagati, assenza di norme di sicurezza, utilizzo di materiali scadenti e sistemi di lavorazione altamente inquinanti in nome della moda lowcost, il cosiddetto "fast fashion". Lavoratori senza contratto, dove non sono riconosciuti gli straordinari, tra ricatti, licenziamenti politici, sanzioni repressive, e dove in forme diverse le condizioni di lavoro sono le stesse. 
Prato negli ultimi due anni è stata attrice di lotte importanti specie nelle tintorie e nei panifici industriali ma è anche stato un laboratorio della repressione volta a frenare le lotte con sanzioni, arresti, fogli di via, ma anche attuazione di leggi liberticide e provvedimenti repressivi volti a fermare chi alza la testa.  Oltre che la mano armata dello Stato, sono state reclutate da parte dei padroni squadre di picchiatori a minacciare e malmenare i lavoratori . 
Come donne, come lavoratrici diciamo ad alta voce No alla repressione, No allo sfruttamento ma SI alla lotta di tutte e di tutti contro Stato e padroni. 
Non abbiamo paura, perchè non abbiamo nulla da perdere. Lottiamo a fianco di tutti quelli che non ci stanno e che come noi vogliono un mondo diverso.
(da una compagna lavoratrice di Bologna)

23/04/21

Verso il 25 aprile





Giovanna prende parola sulle menzogne della questura di Torino - Siamo tutte con te!

22 Aprile 2021 

Diamo il video di Giovanna, colpita sabato sera da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo, durante un’iniziativa di solidarietà ai No Tav che resistevano sul tetto dell’ex-autoporto di San Didero. Oggi Giovanna subisce un intervento maxxillo facciale alle Molinette.

Le siamo tutte e tutti vicini e non avremmo mai voluto vederla esporsi in queste condizioni, ma vista la macchina del fango messa in atto da Questura e da alcuni politicanti, questo video serve per fare chiarezza una volta per tutte visto che è stato addirittura messo in dubbio da che cosa è stata colpita.

È da tempo che denunciamo l’uso dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, che vengono intesi come “un tiro al No Tav” del quale persino vantarsi (video dei CC).

Oltre a Giovanna, nel corso degli anni, ci sono stati altri No Tav feriti gravemente e scientemente da parte di chi, per difendere un’opera inutile, attua una vera e propria guerra nei nostri confronti, attentando alle nostre stesse vite.

Siamo contenti di sapere che le condizioni di Giovanna poco per volta migliorino e le inviamo un augurio speciale per l’intervento che subirà oggi e speriamo di riabbracciarla al più presto.

Forza Giova! La Valle ti aspetta!

20/04/21

"Balleremo sui vostri corpi..."

La "campagna di famiglia" di Grillo e Company: 
di "innocenti ragazzi" che si "divertono...", che usano le donne come dei pupazzi su cui sfogare la loro impotenza umana;
di ricchi figli di papà, che pensano che tutto possono;
di un padre (e una madre) ancora più schifoso per essere tale e aver coltivato nel lusso, nel niente, nei valori di disprezzo, figli che si divertono a stuprare, mentre la "mamma" dorme... Ma tanti e tante, con in testa Di Battista dicono: "Sei un papà e ti capisco..."

Donne del M5S: Paola Taverna (vice presidente M5S del senato): 
"Ciò che prova Beppe a livello umano posso solo immaginarlo... giornali e talk show lascino che questa vicenda si risolva in Tribunale..." statevi zitti.. 
Mentre altre donne M5S tacciono o minimizzano: La carriera parlamentare vale più dei corpi e dignità delle donne.

"Arrestate (anche) lui!"... per copertura e istigazione allo stupro di gruppo!


Ricchi, stupratori, fascisti dentro e famosi

E questa merda umana governa anche il paese

Spazziamo via loro e il loro putrido mondo! 

19/04/21

L'intervento per l'Assemblea donne/Lavoratrici al Convegno del 18 aprile su pandemia/salute/lotte proletarie

Ad una anno dall’esplodere dell’emergenza pandemia possiamo affermare che a fronte dell’amplificazione degli attacchi da parte dei governi borghesi e di questo stato alla nostra condizione di lavoro e di vita più in generale, le donne proletarie non hanno mai abbandonato la lotta, L'emergenza coronavirus ha posto in maniera ancora più netta e senza scampo che questo sistema capitalista è la causa e il cancro dell'umanità, e che le donne non hanno da aspettarsi niente da esso ma hanno da rompere le catene che si fanno sempre più strette. La gestione poi della pandemia ha messo ancora di più in luce l’orrore di questo sistema capitalista, il doppio sfruttamento e oppressione delle donne, un sistema che ti chiude in casa spesso col tuo assassino,  che usa la pandemia non per dare vere risposte ai tragici problemi della sanità, della salute e sicurezza sui posti di lavoro, della condizione degli anziani, ma per accentuare lo scaricamento sulle donne dell'assistenza, della cura, di conciliazione tra stato/interessi del capitale/famiglia.

 

E non è un caso che lavoratrici, operaie, precarie di diversi settori, donne disoccupate, donne migranti, già nel lockdown sono state una avanguardia di lotta, sono state quelle che hanno gridato al governo un forte NO ad una condizione di sfruttamento e oppressione che la pandemia ha aggravato e amplificato e anche se in maniera sparpagliata e frastagliata  hanno comunque resistito e lottato.

 

Queste lotte sono continuate e stanno continuando fino ad oggi, rendendo concreto e reale un percorso di lotta certamente non facile, né scontato ma che in varie forme e con diverse iniziative, azioni, mobilitazioni di resistenza, coraggiose, esemplari, di sfida ha visto la scesa in campo delle lavoratrici, delle donne proletarie, dal settore della sanità, supersfruttate e messe a rischio vita - dalla città emblema della trasformazione criminale della pandemia in strage, Milano, al Lazio, ecc.; alle operaie della città dei cortei di bare come Bergamo, con le operaie immigrate forti e determinate della Montello; così le operaie di alcune fabbriche metalmeccaniche, le operaie della logistica che hanno fatto anche scioperi spontanei durante il lockdown; così le lavoratrici precarie del sud in lotta permanente come le lavoratrici degli asili di Taranto o le lavoratrici per cui il lockdown ha significato anche perdere lo straccio di lavoro e salario che avevano, vedi le combattive e resistenti precarie dei  servizi di assistenza nelle scuole di Palermo, sotto processo per le lotte messe in campo e nuovamente denunciate in questi giorni; così le braccianti migranti rappresentate da Campagne in lotta; così le lavoratrici delle pulizie, delle mense, degli alberghi, dello spettacolo dal sud al nord; le lavoratrici del commercio de L'Aquila, dei supermercati che hanno continuato a lavorare a rischio; le lavoratrici delle poste, le  lavoratrici della scuola e del pubblico impiego che hanno visto sulla propria pelle che cosa è realmente lo smart working con tutto quello che comporta in termini di più oppressione e rischio anche sul piano della salute piscofisica.

 

Un punto importante di confluenza e collegamento reale di tutte le denunce, delle istanze di lotta, delle lotte reali messe in campo, vi è stato con le assemblee nazionali donne/lavoratrici fatte a settembre, novembre 2020, a febbraio '21, fino a quella del 9 aprile scorso; attraversando anche alcune tappe significative, come la giornata di azione del 15 gennaio; il protagonismo delle lavoratrici, in particolare di alcuni settori, nello sciopero del 29 gennaio. La tappa più importante per le donne è stato lo sciopero delle donne dell’8 marzo, in cui, quest'anno, vi sono stati elementi nuovi e in sviluppo.

In primis l'estensione dello sciopero a nuove realtà di donne proletarie; nelle  realtà lavorative dove in particolare siamo intervenute non abbiamo appiattito la lotta, le ragioni dello sciopero sulle vertenze in corso ma abbiamo portato nella denuncia, nelle parole d’ordine, nella lotta la necessità della battaglia generale delle donne, perchè “tutta la vita deve cambiare” contro ogni sfruttamento e oppressione che in questo sistema capitalistico è a 360 gradi.


Nella piattaforma diffusa nello sciopero dell’8 marzo abbiamo posto la necessità che le donne lavoratrici, proletarie impugnino anche la battaglia per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e per la salute e difesa della vita più in generale, rafforzino questa lotta laddove già si mette in campo. Alcuni punti della piattaforma: 

- Aumento delle pause, riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro (in particolare ora per l’uso continuo di mascherine);

- Condizioni di lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici – vicini alla postazione lavorativa) a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità delle lavoratrici; garantire misure sanitarie anticovid e distanziamento

- No ad interventi: smart working – bonus casalinghe, ecc. - che vogliono conciliare famiglia e lavoro, aggravando il doppio lavoro delle donne;

- In agricoltura  No all’uso di prodotti tossici; strutture mediche vicino ai luoghi di lavoro;

- Accesso gratuito ai servizi sanitari, aumento di asili e servizi di assistenza anziani gratuiti;

- Diritto di aborto libero, gratuito e assistito, in tutte le strutture pubbliche, abolizione dell’obiezione di coscienza; contraccettivi gratuiti - potenziamento della ricerca per contraccettivi sicuri per la salute.

- Libertà, accesso a misure alternative per le donne/proletarie detenute, come tutela del diritto alla salute/anticovid, alla genitorialità, e come difesa dalle violenze, abusi sessuali in carcere che colpiscono immigrate, soggettività trans, ecc.;

 

Istanze di lotta e per la lotta che sono anche il frutto di inchieste dirette tra le operaie, le lavoratrici come quelle di alcuni anni fa che abbiamo fatto tra  le operaie  della Fiat Sata di Melfi e dell’Amadori o come quelle più recenti con le combattive operaie della Montello di Bergamo, sfruttate e soggette a discriminazioni di genere, che, come le operaie della Brambo, della Evoca, in parte hanno scioperato, contrastando il pesante clima di ricatto padronale e anche contro le condizioni da vero e proprio moderno medioevo in cui lavorano in fabbrica, un lavoro “sporco e brutto” hanno detto le operaie perché sui nastri trasportatori passa di tutto: materiali pericolosi, siringhe, con orari pesanti, senza ausili protettivi sufficienti, di pause, bagni in condizioni pessime, mensa non adeguata… e oggi ancora più a rischio con il covid e in una  situazione a serissimo rischio, in cui screening di massa periodici e la vaccinazione per tutte restano un miraggio. 


Cosi tra le operaie dell’Evoca dove i metodi di usura scientifica sulle linee di montaggio per ottenere il massimo di efficienza nella produzione alla catena e per produrre più velocemente abbassa altrettanto velocemente la soglia anagrafica, si estende la massa delle operaie con disturbi e limitazioni ancora in giovane età. E per chi non regge i ritmi, fiom fim uilm hanno pensato all'esodo incentivato 'volontario".

 

Le lotta messa in campo verso le lavoratrici della scuola in città come Milano a Palermo tra le lavoratrici docenti e ATA, dallo sciopero del 29 gennaio all’8 marzo, nonostante la gravissima esclusione dallo sciopero delle donne del settore scuola, ha messo in luce come la pandemia ha scoperchiato i guasti prodotti da anni di politiche di tagli alla scuola, nessuna soluzione reale dei problemi pregressi e strutturali come il reperimento di spazi per permettere a tutti gli studenti di seguire in presenza. Abbiamo detto: No alla DAD né alla Didattica integrata che vogliono rendere strutturali, potenziamento dei mezzi di trasporto, ripristino del servizio di medicina scolastica, tamponi periodici per studenti e personale, piano di vaccinazione con chiara informazione e seria distribuzione ed erogazione (vaccinazione oggi bloccata al personale della scuola, vaccinato di fatto a metà); no ai profitti capitalistici sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari, da parte dei governi che pongono come sostanzialmente come unica soluzione la chiusura parziale o totale delle scuole. 

 

Le precarie dei servizi essenziali come quelle di Palermo che stanno lottando da anni per riavere il loro lavoro e per un reddito mentre lottano per rientrare al lavoro che hanno perso da mesi non solo per le scellerate politiche di tagli e smantellamento dei governi nazionale e regionale ai servizi pubblici ma anche a causa della pandemia, per cui le scuole si chiudono a alcuni lavori materialmente non si possono svolgere se non in presenza, sono scese in lotta e protesta facendo sit in anche all'Assessorato della sanità per chiedere con forza misure serie sul fronte salute e sicurezza per le scuole e non solo. 

 

La lotta delle precarie di Taranto, da prendere anche come esempio e da generalizzare, che nella lotta che stanno facendo anche per l'internalizzazione del servizio di ausiliariato nelle scuole, hanno posto pure istanze di lotta per la salute e sicurezza ponendo dei punti precisi come 

1) pur con gli asili chiusi, le lavoratrici ausiliarie possono lavorare all'interno per fare con accuratezza pulizie straordinarie (anche di mobili/strutture varie/centinaia e centinaia di giocattoli, ecc.

2) sanificazione degli ambienti - si sottolinea che la chiusura degli asili avvantaggia questo lavoro, permettendo alle lavoratrici di rispettare al massimo il distanziamento che nella ordinaria attività con asili aperti, non è possibile;

2) utilizzare una parte dei giorni di chiusura per fare  corsi di aggiornamento e formazione professionale on line sulla sicurezza, per la situazione della epidemia...

 

La forza del messaggio dello sciopero delle donne è entrata anche nelle carceri dove alcune donne detenute lo hanno fatto nelle forme possibili, come è avvenuto per esempio a Trieste. In un‘istituzione classista e patriarcalista come il carcere la pandemia ha inasprito di molto le condizioni già dure delle donne detenute; ma da Pozzuoli a Rebibbia, da Latina a Vigevano, da Torino a Trieste ecc. le donne detenute hanno fatto emergere, con le denunce e la cruda evidenza dei fatti, con la lotta e la solidarietà, unita alle proteste fuori dal carcere, che è giusto e necessario ribellarsi!

Molteplici sono i rigetti  delle pratiche per le misure alternative, anche per le detenute che per legge ne avrebbero diritto. L‘assistenza sanitaria e psicologica è inadeguata o inesistente, le strutture in cui le detenute sono costrette a vivere sono per lo più fatiscenti, carenti di servizi igienici, e l‘acqua calda è un miraggio, come pure, spesso, il rispetto delle regole sulle ore d’aria, e di apertura. Le donne detenute chiedono tamponi periodici e chiare informazioni sulla vaccinazione che mancano assolutamente. 


Ora, mentre le lotte delle lavoratrici continuano, occorre estendere il lavoro d’inchiesta per trarre anche nuovi elementi reali per le lotte da mettere in campo, per rafforzarle, collegarle, estenderle, anche sul piano specifico della salute e sicurezza, come per far uscire settori di lavoratrici dalla invisibilità, vedi per esempio le tante lavoratrici migranti del settore agricolo.


La lotta per la nostra salute e sicurezza e in difesa della nostra vita più in generale, le lavoratrici, le donne proletarie non possono e non devono delegarla a nessuno ma prenderla nelle proprie mani. Non possiamo e non vogliamo tornare alla “normalità”!

La questione, in ogni ambito della condizione della maggioranza delle donne, è rivoluzione o “normalità”. Non più come prima! 

La crisi pandemica ed economica sta mostrando ancora di più la necessità, per un avanzamento generale della lotta delle donne sui diversi piani, della comprensione dell'emergenza del femminismo proletario.