Femminismi
e lotta di classe: un ponte internazionale tra passato e presente
di
Alice Castiglione
Nel
corso della storia, molte donne hanno combattuto per i loro diritti e
per l’uguaglianza, segnando pietre miliari nel movimento
femminista.
Da
Emmeline Pankhurst a Rosa Luxemburg fino alle donne partigiane, le
loro lotte hanno dato vita a una prospettiva di femminismo di lotta
di classe. Esploriamo il filo rosso che connette queste battaglie e
scopriamo contro chi lottano le donne Mapuche in Cile e le donne
maoiste in India.
Le
donne rivoluzionarie del passato: un contesto storico-economico
All’inizio
del XX secolo, sia in Europa che nel Regno Unito, le donne si
trovavano a lottare contro una serie di ingiustizie e
discriminazioni. L’era dell’industrializzazione aveva portato a
una crescita economica senza precedenti, ma il progresso era spesso a
spese dei lavoratori, tra cui molte donne sfruttate e pagate
ingiustamente.
Emmeline
Pankhurst (e poi anche le figlie), leader del movimento suffragista
britannico, fu una delle prime a riconoscere che ottenere il diritto
di voto per le donne richiedeva una lotta di classe contro un sistema
patriarcale e capitalistico.
Rosa
Luxemburg, teorica marxista e rivoluzionaria polacca, si batteva per
i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sottolineando come
l’oppressione di classe e quella di genere fossero strettamente
collegate. Entrambe compresero che la liberazione delle donne sarebbe
stata possibile solo attraverso una trasformazione radicale del
sistema socio-economico.
Le
donne partigiane e le lotte femministe: continuità e connessioni
Durante
la Seconda Guerra Mondiale, le donne partigiane in Europa
dimostrarono ancora una volta che il femminismo e la lotta di classe
sono strettamente collegati. Queste donne si unirono alla Resistenza
per combattere l’oppressione fascista e per affermare la propria
dignità e autonomia. Il loro coraggio e la loro determinazione
sfidarono non solo le forze dell’occupazione, ma anche gli
stereotipi di genere che avrebbero potuto relegarle al ruolo di
spettatrici passive della storia.
Per
comprendere meglio il ruolo cruciale delle donne partigiane,
consiglio la lettura del libro Resistance, Repression, and Gender
Politics in Occupied Europe di Claire Duchen e Irene
Bandhauer-Schoffmann. Oltre a questo, un’altra lettura estremamente
interessante é La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi. Questi
testi offrono una prospettiva dettagliata sull’impatto delle donne
nella resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale e come la lotta
di classe e di genere si siano intrecciate in quel periodo.
Il
popolo Mapuche, originario della zona del Rio Negro (zona inserita in
quelle che internazionalmente vengono riconosciute Cile
centrale/meridionale e Argentina del sud), ha una lunga storia di
resistenza e di difesa delle sue terre e risorse naturali. Basti
pensare che possono vantare 300 anni di resistenza contro i
Conquistadores (1500-1800) e guardando piú indietro vediamo la
resistenza contro gli Incas che tentavano di assoggettarli per
conquistare i loro territori.
Tuttavia,
negli ultimi decenni, il governo cileno e le aziende multinazionali
hanno promosso progetti di sfruttamento delle risorse che minacciano
l’equilibrio ambientale e la sopravvivenza della comunità Mapuche.
L’espansione dell’industria forestale ha portato alla
deforestazione di vaste aree di foresta nativa, mettendo a rischio la
biodiversità e i mezzi di sussistenza delle comunità indigene.
In
questa lotta, le donne Mapuche si sono rivelate forze guida e motrici
della resistenza attraverso il Movimiento de Mujeres Indigenas por el
Buen Vivir, un movimento iniziato formalmente nel 2015 a cui
partecipano donne di 36 regioni indigene che si riconoscono in
posizioni anti-patriarcali, anti-colonialiste, anti-capitaliste e
anti-razziste. Sono state protagoniste di mobilitazioni,
manifestazioni e proteste, oltre ad azioni più radicali volte a
proteggere la loro terra e le loro comunità.
È
giusto sottolineare che la loro politica è fortemente influenzata
dalla forte tradizione spirituale che lega questi popoli a Madre
Terra. Queste donne affrontano una duplice oppressione: quella di
genere e quella derivante dalla loro identità indigena. Ogni giorno,
queste donne affrontano l’ingiusta etichetta di “terroriste” a
causa della loro visione del mondo e della loro autonomia rispetto
alle intenzioni distruttive del capitalismo, cancro che tenta di
espandersi promettendo ricchezza ma che porta solo distruzione di
luoghi, natura e popoli.
Tuttavia,
per loro, il territorio è intrinsecamente collegato alle forze
ancestrali che le accompagnano costantemente, e proteggerlo diventa
un imperativo fondamentale. Indipendentemente dalle circostanze, non
possono abbandonare quel luogo, poiché rappresenta la base della
loro indipendenza e spiritualità. Per questo continuano a combattere
con tenacia e spirito di solidarietà per difendere la propria
cultura e l’ambiente.
Nonostante
le posizioni antimarxiste che si allontanano dal seminato (in questo
podcast se ne parla ampiamente), il libro Caliban e la strega di
Silvia Federici offre una prospettiva utile per comprendere il legame
tra femminismo, colonialismo e lotta per la terra. Federici analizza
come la caccia alle streghe nell’Europa medievale sia stata parte
di un processo di oppressione delle donne e delle comunità indigene.
L’autrice mette in luce come il controllo sulle donne e sulle terre
abbia costituito una base fondamentale per l’accumulazione del
capitale e il dominio coloniale.
Un
parallelo significativo con la lotta delle donne Mapuche può essere
trovato nelle donne maoiste in India. Queste donne si battono
contro un sistema di caste oppressivo e il governo indiano per
ottenere giustizia sociale e uguaglianza economica. La lotta maoista
in India è una delle lotte armate più lunghe e sanguinose della
storia contemporanea, e le donne hanno svolto un ruolo cruciale in
questo movimento di resistenza.
Le
donne maoiste in India affrontano la discriminazione di genere
all’interno delle proprie comunità, ma lottano anche contro le
disuguaglianze strutturali create dal sistema di caste. Questo
sistema gerarchico ha mantenuto milioni di persone nella povertà e
nella discriminazione per secoli. Le donne maoiste, attraverso la
guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell'India (Maoista)
cercano di abbattere le barriere sociali ed economiche che opprimono
le comunità indigene e rurali.
La
lotta di queste donne va oltre la richiesta di diritti di genere,
poiché comprende la necessità di sfidare il sistema socio-economico
che perpetua disuguaglianze e sfruttamento. Questa prospettiva di
femminismo di lotta di classe si fonda sulla comprensione delle
intersezioni tra oppressione di genere, oppressione di classe e
oppressione coloniale.
In
sintesi, sia le donne Mapuche che le donne maoiste in India stanno
conducendo lotte coraggiose e determinate per difendere la propria
cultura, le proprie comunità e l’ambiente. Queste battaglie vanno
oltre la richiesta di diritti delle donne, affrontando le radici
strutturali delle disuguaglianze sociali ed economiche. Esse
incarnano una prospettiva di femminismo di lotta di classe, che mette
in evidenza il legame tra patriarcato, capitalismo e oppressione
coloniale. La loro lotta continua ad ispirare le donne in tutto
il mondo a unirsi e combattere per una società più giusta, equa e
inclusiva per tutte e tutti.
Per
esplorare ulteriormente le sfide delle donne maoiste in India, è
fondamentale leggere The Burning Forest: India’s War in Bastar di
Nandini Sundar, un’analisi approfondita del conflitto e della lotta
delle donne nelle zone maoiste. Inoltre, i saggi raccolti in Essays
on Gender, Violence, and Resistance: Understanding Maoist Struggles
in India di Anuradha Ghandy offrono un’ottima prospettiva sulla
lotta di queste donne e sulle loro idee politiche.
Arundhati
Roy, nell’opera Walking with the Comrades, ci offre invece un
resoconto in prima persona delle sue esperienze con le donne maoiste
in India e delle disuguaglianze socio-economiche che affrontano.
Questi testi ci aiutano a comprendere le sfide e la determinazione
delle donne maoiste e il loro impegno per un cambiamento sociale
radicale.
Il
nesso profondo tra femminismo e lotta di classe
Sia
le donne partigiane ai tempi della guerra in Europa che le donne
maoiste in India ci mostrano che il femminismo e la lotta di classe
sono interconnessi in profondità. Queste lotte non si limitano alle
questioni di genere, ma affrontano le radici dell’oppressione e
delle disuguaglianze. Combattono sistemi di potere patriarcali e
capitalistici che hanno sfruttato e oppresso le donne e le persone
vulnerabili per secoli.
Per
una comprensione più completa del nesso tra femminismo e lotta di
classe, il libro Caliban e la strega di Silvia Federici è un’opera
fondamentale. In esso, l’autrice analizza come il sistema
capitalistico abbia sfruttato il lavoro e il corpo delle donne,
demonizzando le figure femminili e utilizzando la violenza contro di
loro per affermare il suo dominio (vedi su questo nota del
mfpr)
Le
donne partigiane, le donne maoiste in India e altre donne che hanno
lottato e continuano a lottare per l’emancipazione e l’uguaglianza
ci insegnano che il femminismo di lotta di classe è un movimento che
abbraccia la complessità delle disuguaglianze e delle oppressioni.
Queste donne di ieri e di oggi ci ricordano che il femminismo non può
essere isolato dalle lotte più ampie contro il sistema capitalista,
l’oppressione di classe e dei corpi, il colonialismo e le diverse
forme di fascismo che si sono evolute nei diversi Paesi (e
conseguentemente diversi contesti culturali).
L’intersezione
tra femminismo e lotta di classe ci mostra che la lotta per
l’emancipazione delle donne non può prescindere dalla lotta per la
giustizia sociale ed economica. Questa prospettiva ci spinge a unire
le nostre voci e le nostre lotte, combattendo per una società più
giusta ed equa, in cui tutte le persone possano godere di dignità e
uguaglianza. Solo affrontando le ingiustizie in modo sistemico e
solidale possiamo sperare di costruire un futuro migliore.
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Nota
del mfpr: La Silvia
Federici negli anni si è allontanata da una analisi marxista della
condizione delle donne, anzi ha fortemente criticato Marx ed Engels;
quindi la Federici si è allontanata dalla lotta di classe e dal
legame "femminismo/lotta di classe". Su questa involuzione
invitiamo a leggere l'opuscolo edito dal Mfpr "Per una critica
alle posizioni antimarxiste dell'accademica Silvia Federici".