31/01/21
Alle donne No Tav; a Dana, Fabiola, Stefania, Emanuela; a tutte le detenute/i in lotta dai presidi in solidarietà allə carceratə di ieri
30/01/21
Massima solidarietà alla Limonaia-zona rosa di Pisa, violentemente sgomberata dalla polizia martedì scorso
Pisa: Sgombero poliziesco dello spazio transfemminista “Limonaia – Zona Rosa”
Le donne in prima linea e in tante forme nello sciopero generale del 29 gennaio - Alcune immagini
Palermo-Sicilia
UN COLLEGAMENTO TRA LAVORATRICI E PRECARIE DA PALERMO A CATANIA A ENNA A TRAPANI... OGGI ADERENDO ALLO SCIOPERO DEL 29 GENNAIO E IN UNITA' CON TUTTE LE ALTRE LAVORATRICI E DONNE IN LOTTA
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO! LE DOPPIE CATENE UNITE SPEZZIAMO! Verso l'8 Marzo/Sciopero delle donne!
Il grido di rabbia di una precaria
PIAZZA ARMERINA
MONREALE (PA)
SIAMO TUTTE POLACCHE!
L'ATTACCO AL DIRITTO D'ABORTO E' FASCISTA: vuole le donne sottomesse e controllate e la famiglia sempre più al servizio della reazione e del sistema di sfruttamento, miseria e oppressione per tutte le masse popolari.
(da il Manifesto)
L’altra Polonia, in piazza contro il ritorno al Medioevo
Varsavia non si arrende alla legge oscurantista sull’aborto appena entrata in vigore. Migliaia in strada dopo la decisione del Tribunale costituzionale filo-governativo
Si riaccende la protesta in tutta la Polonia per la messa al bando dell’aborto terapeutico decretata da una sentenza del Tribunale costituzionale, filo-governativo. Migliaia di persone sono scese in strada nei maggiori centri del paese ma anche a Rzeszów, città del profondo sud-est, situata nel voivodato della Precarpazia, una delle roccaforti del partito della destra populista, Diritto e giustizia (PiS).
Per oggi (29 gennaio) lo «Sciopero nazionale delle donne» (Osk), una della sigle pro choice dietro le proteste degli ultimi mesi, ha chiesto ai manifestanti di fare uno sforzo e raggiungere Varsavia per una mobilitazione pomeridiana che punta a mandare in tilt il traffico della capitale polacca... Anche se il
29/01/21
Massima solidarietà alla lavoratrice delegata nel magazzino Amazon di Castel San Giovanni
Esprimiamo la massima solidarietà alla lavoratrice, delegata sindacale Si Cobas in Amazon del magazzino di Castel San Giovanni oggetto di pesanti intimidazioni a sfondo sessista e razzista da parte di quattro responsabili Amazon.
Già in passato la lavoratrice era stata oggetto di intimidazione per “dissuaderla” a denunciare un infortunio sul lavoro.
A causa del grave shock subito la lavoratrice ha perso l’uso della parola: per le donne, le lavoratrici è sempre una violenza indicibile essere oggetto di aggressioni verbali e fisiche, sia nella vita privata che nei posti di lavoro; in entrambi i casi sono tese a far loro “cancellare” ogni traguardo di autonomia, rivendicazioni di diritti, dignità
Come donne e lavoratrici ci schieriamo fermamente al fianco della lavoratrice e le diciamo: non sei sola!
Al fianco sempre di chi osa denunciare e lottare perchè tutta la vita deve cambiare!
Chiediamo alle compagne e ai compagni del Si Cobas di Piacenza di far arrivare con immediatezza la nostra solidarietà e sostegno, certe che l’unità delle donne, lavoratrici può darle forza e faremo conoscere largamente la grave aggressione alle lavoratrici/donne.
Movimento femminista proletario rivoluzionario
Lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe
27/01/21
"Mimose in fuga" - Riceviamo dall'Udi e pubblichiamo
Racconto di Serena Ballista
Illustrazioni di Paola Formica
Con un'intervista di Vittoria Tola a
Marisa Rodano
«Chi sei?» la sorprese una bambina.
«Io? Oh, io sono un simbolo» colse l’occasione Mimì.
«E che cos’è un simbolo?» domandò ancora la bambina.
«Be’, un simbolo sono io» disse la mimosa fiera di essere sé stessa.
L’albo illustrato Mimosa in fuga nasce da un incontro tutto al femminile: Serena Ballista, scrittrice e attivista nell’associazionismo femminile, Paola Formica, affermata illustratrice con all'attivo importanti collaborazioni in ambito sociale, e Patrizia Zerbi, editrice e direttrice editoriale della casa editrice indipendente e specializzata in editoria per ragazze e ragazzi Carthusia Edizioni. L’idea condivisa era quella di raccontare, attraverso una storia illustrata, il valore della Giornata internazionale della donna e la vera storia del simbolo italiano che la rappresenta, la mimosa.
Accolta con entusiasmo la sfida in casa editrice, è stata coinvolta UDI (Unione Donne in Italia) per il ruolo fondamentale dell’Associazione nella lotta per i diritti delle donne e perché fu proprio Marisa Rodano, giovane attivista dell'UDI, a proporre per la prima volta questo fiore nel 1946 collegandolo all'8 marzo.
“Da più di trent'anni in Carthusia parliamo a bambine e bambini di
argomenti delicati e difficili e crediamo profondamente nell’importanza
di affrontare le tematiche di genere” racconta Patrizia Zerbi. “Così,
alla proposta di Serena e Paola abbiamo immediatamente colto il valore
del progetto. Il risultato è un albo originale, dedicato alle donne e
alle bambine, per ricostruire con leggerezza una memoria storica
preziosa ma soprattutto per ricordare loro l'importanza di credere in sé
stesse, lottare per i propri diritti e sentirsi libere, ovunque e
sempre.”
Mimosa in fuga è la storia di Mimì, un piccolo rametto
di mimosa che un 8 marzo, stufa di essere solo un regalo, scappa dalla
cesta per riappropriarsi della propria libertà e ritrovare i valori che
rappresenta in quanto simbolo italiano della Giornata Internazionale
della donna da ben 75 anni. Nel suo viaggio alla scoperta sé stessa
incontrerà Mia, una bambina che la aiuterà a ritrovare pezzi di sé; a
sua volta, Mia imparerà, grazie all’esempio di Mimì e di grandi donne
del passato e del presente, quanto sia importante conoscere il proprio
valore, non accontentarsi e lottare sempre per realizzarsi.
“Questa storia ha nascosti tra le sue pieghe così tanti tesori da essere, ogni volta che la si legge, una scoperta” racconta Serena Ballista, autrice del racconto. “So
di per certo che le bambine e i bambini che vi si addentreranno, ne
usciranno infinitamente più ricchi, e gli adulti con loro, se non
smetteranno di cercare.”
Le immagini traducono con delicatezza e leggerezza questa storia illustrata con grande sensibilità da Paola Formica: “Con
la piccola Mimì sono 'rotolata' fuori dal cesto, respirando boccate
d’aria fresca e di libertà, fuggendo da stereotipi e luoghi comuni.
Insieme abbiamo percorso, per ricordare e tramandare, la lunga strada
spianata prima di noi da altre donne ardentemente determinate e
coraggiose.”
È in effetti lunga la strada percorsa verso la parità di genere, e il 2021 ce lo ricorda con un calendario ricco di anniversari:
• 110 anni dall'istituzione della Giornata Internazionale della donna;
• 100 anni da quando per la Giornata internazionale della donna è stato scelto a livello internazionale l’8 marzo
• 75 anni da quell'8 marzo del 1946, quando Marisa Rodano pensò di accompagnare con un rametto di Mimosa il materiale informativo per le donne chiamate per la prima volta al voto, e divenuto poi un simbolo;
• 75 anni dalla prima volta che le donne italiane hanno potuto esercitare il loro diritto al voto;
• 100 anni dalla nascita di Marisa Rodano, la cui testimonianza è presente nelle pagine finali del libro grazie all'intervista di Vittoria Tola, segreteria nazionale dell’UDI, che racconta: “La
storia umana raccontata solo a misura di uomini non permette di
conoscere la storia delle donne fondamentale per sviluppare una visione
critica che, contro pregiudizi e stereotipi, è necessaria per costruire
un futuro migliore. Storia anche più interessante e curiosa, come il
simbolo della Mimosa dimostra.”
Alla fine del volume si trovano alcune pagine di attività che, attraverso il disegno e la scrittura, sono volte a stimolare la curiosità e la fantasia di lettrici e lettori.
Mimosa in fuga sarà disponibile in edizione cartonata nelle librerie e negli store online dal 18 febbraio su tutto il territorio nazionale.
26/01/21
LA GIORNATA D'AZIONE DELLE DONNE/LAVORATRICI DEL 15 GENNAIO E' ENTRATA ANCHE NELLE CARCERI
L’Aquila, 1 gennaio 2020Cara FabiolaInnanzitutto un fortissimo e caldo abbraccio da tutte le donne e le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario.Ti siamo vicine, anche se fisicamente lontane, per la coerenza con le lotte che ogni giorno ci vedono impegnate e questo ci fa ancora più rabbia.E ci fa rabbia la perversione di questo sistema in generale, e della procura di Torino in particolare, che non perde occasione di presentare il conto, proprio nel momento in cui tutte e tutti noi potremmo e vorremmo state più vicini alle persone care.Ma questa rabbia ci servirà a rispondere con ancora più forza agli attacchi che questo putrido sistema capitalistico ci muove ogni giorno.Avevamo già promosso, per il 15 gennaio, una giornata d’azione nazionale per riprendere nelle nostre mani, nelle mani delle donne proletarie, l’arma dello sciopero. E sarà l’occasione per rilanciare anche la battaglia contro la repressione, contro l’oscurità di questo sistema borghese, questo stato di polizia, che ci punisce perché lottiamo o semplicemente perché non abbiamo mezzi per sopravvivere. Per la libertà di tutte le proletarie detenute e di tutte le compagne incarcerate per le loro giuste lotte.Siamo convinte che anche tu non perderai occasione, anche dentro quelle mura, di continuare a lottare e resistere. Anzi, troverai ancora più ragioni per farlo e più compagne che ti saranno accanto.Noi sicuramente ci saremoAncora un fortissimo abbraccio e un saluto a pugno chiusole compagne del MFPR
Fabiola, con Dana, Stefania, Maria Emanuela e un'altra detenuta del carcere Lorusso-Cotugno di Torino, dopo aver portato avanti per 6 giorni uno sciopero della fame per rivendicare diritti fondamentali negati a tutte le persone detenute, il diritto all'affettività e il diritto alla salute, hanno grazie alla lotta ottenuto un primo risultato e hanno sospeso lo sciopero della fame.
NON CI INGANNATE CON I VOSTRI APPELLI SULLA "UGUAGLIANZA DI GENERE"...
Queste inchieste sono fatte dalla classe borghese e guardano, anche nelle soluzioni, prevalentemente alla condizione delle donne della loro classe.
La stragrande maggioranza delle donne, quelle proletarie che non trovano lavoro, che per prime vengono cacciate dal lavoro, che se lavorano lo fanno con occupazioni part time, precarie a pochissimo salario e sempre a rischio, le tante che si distruggono la salute, non dietro una bella scrivania, ma in condizioni di lavoro pesanti, stressanti, dalle pulizie, alle campagne, ai servizi, al commercio, ecc., per tutte queste la discriminazione è totale, e per loro la corsa alla “carriera” è la corsa a campare, non a raggiungere posti migliori, più qualificanti per la parità con gli uomini.
Questo sistema ha tra le sue basi fondamentali il doppio sfruttamento e la doppia oppressione delle donne, che gli garantisce, sia che le donne lavorino o non lavorino, la riproduzione gratis della forza-lavoro, la tenuta sociale, politica e ideologica della istituzione familiare, l'utilizzo delle donne sul lavoro a meno costi... Perchè mai, quindi, questo sistema dovrebbe realizzare l'uguaglianza – se non nelle eccezioni che confermano la regola e che diventano un esempio per questo sistema capitalista, i partiti borghesi, i loro giornali, che questa società è la migliore possibile se aggiustata un poco.
Facciamo alcuni esempi: si danno, o si fanno piani, premi/incentivi, sgravi fiscali e contributivi alle aziende, che nella realtà si prendono i “premi”, ma poi continuano a licenziare prima di tutto le donne, a discriminare, peggiorare la condizione lavorativa, sia “legalmente”, utilizzando norme, cavilli, sia “illegalmente”, visto che i controlli poi sono una goccia nel mare; gli asili, per adeguarsi alle norme anti-covid in alcune città sono stati chiusi piuttosto che aumentati; il bonus babysitter è stata un'elemosina; l'aumento del congedo parentale è stato richiesto nel 79% dei casi dalle donne; fino allo smartworking che è la “soluzione trovata” per conciliare lavoro fuori e lavoro in casa, assistenza ai figli, anziani, un moderno “lavoro a domicilio” con molte ore di lavoro, meno salario, contemporaneo doppio lavoro per le donne.
Le donne proletarie, soprattutto quando lottano, sanno bene quanto sia misera un'uguaglianza nello sfruttamento e nella miseria alle condizioni di lavoro dei proletari, e la loro prospettiva è tutt'altra.
Nell'opuscolo '360°' il Movimento femminista proletario rivoluzionario scrive:
...Le battaglie contro le discriminazioni sono assolutamente necessarie, ma sarebbe un pò cieca e ben misera cosa se questa diventa lotta per la parità donna-uomo, anche perché tutte noi giudichiamo la condizione dei proletari, degli operai altrettanto bruttissima.
Noi dobbiamo in un certo senso rovesciare la questione. Le donne devono lottare per affermare la “disuguaglianza” non l’uguaglianza con l’uomo. “Disuguaglianza” vuol dire che in una nuova società, nella società socialista la condizione delle donne deve essere centrale nell’azione dello Stato proletario. Ma perchè questo avvenga, si deve praticare una “disuguaglianza” a favore delle donne, che poi permetta una uguaglianza più alta, per tutti...”.
25/01/21
Dalle detenute del carcere di Trieste un invito alla mobilitazione nazionale della popolazione detenuta per il 1 febbraio
Riceviamo e pubblichiamo:
Proposta di battitura nazionale dentro le carceri da parte delle detenute per il 1 febbraio.
Il 23 gennaio si è svolto un presidio sotto il carcere di Trieste.
Fin da subito le detenute e i detenuti hanno raccontato che da giorni vanno avanti gli scioperi del carrello, e il 22 gennaio si è svolta anche una battitura, riportata anche dal TgR del FVG.
Come altre volte dalla sezione femminile ci sono arrivate notizie sulla situazione interna. Situazione che si presenta simile in tutte le carceri italiane in questo periodo.
Le detenute raccontano della totale assenza di attività al di fuori della cella. Questa situazione fa si che esse stiano la maggior parte del tempo rinchiuse, dinamica questa che va avanti da mesi portando all'esasperazione le persone. Alcune si rifugiano nelle cosiddette “terapie”, altre iniziano ad avere problemi di tenuta psicofisica, senza contare l'assenza dell'assistenza sanitaria, come una detenuta epilettica che da 4 mesi attende delle visite, o altre che non vedono la psicologa da molto tempo nonostante le loro problematiche e richieste.
Inoltre la posta raccomandata arriva sempre in ritardo di 14 giorni, senza contare che alla nostra casella postale non arrivano lettere né dal maschile né dal femminile nonostante la posta inviata.
È evidente che la situazione dentro è il risultato delle politiche del Ministero di Giustizia e del DAP, ma anche dei magistrati di sorveglianza, i quali fanno si che le carceri rimangano sovraffollate.
Dalle loro parole si capisce che la discussione dentro sul ruolo di psicofarmaci, terapie alternative, prevenzione della diffusione del Covid-19 e vaccini, è in corso.
Le detenute chiedono esplicitamente di divulgare a tutti i detenuti e detenute delle carceri, a parenti, amici e solidali fuori, a giornali e media, le ragioni della battitura che faranno il 1 febbraio alle ore 15.30 e chiedono una presenza di supporto all’esterno.
Le loro rivendicazioni sono:
1) Essere sottoposte a tamponi ed esami del sangue sierologici, piuttosto che essere costrette alla vaccinazione.
2) Indulto
3) Domiciliari per le persone con problemi sanitari e gravi patologie e per i detenuti in residuo di pena
Seguiranno aggiornamenti riguardo al presidio di sostegno alla battitura delle detenute.
Invitiamo i compagni e compagne a divulgare con i propri canali questa proposta delle detenute di Trieste.
Assemblea contro il carcere e la repressione
24/01/21
Difendiamo il diritto di sciopero SCIOPERANDO! Contro il nuovo attacco nel settore scuola
Nuovo attacco al diritto di sciopero del governo nel settore scuola
con il pieno e attivo sostegno dei sindacati confederali
CONTRO OGNI DONNA UCCISA NON PUO' E NON DEVE BASTARE IL LUTTO! Atroce femminicidio in un paese in prov di Palermo
Alle Vallette 5 detenute sono in sciopero della fame per il diritto all'affettività e alla salute. FORZA DONNE, SIAMO CON VOI!
Ieri la direttrice del carcere della Vallette ha ammesso le negligenze dell’amministrazione carceraria nascondendosi però dietro un dito sulle questioni che potrebbero essere direttamente e facilmente risolte, facendo da scaricabarile sul resto, avanzando una generica mancanza di fondi. Sono risposte assolutamente non soddisfacenti e le cose devono muoversi subito.
Ogni ora che le nostre compagne passano in sciopero della fame è un’ora di troppo, sosteniamo Dana, Fabiola, Stefania, Maria Emanuela e le altre in tutti i modi possibili, non lasciamole sole in questa battaglia enorme che hanno scelto d’intraprendere indicandoci una volta di più, con l’esempio, come si affrontano a testa alta soprusi e ingiustizie.
L’unica vera tutela della salute è e resta la libertà, svuotiamo le carceri per preservare la salute di tutte e tutti.
Cogliamo anche l'occasione per pubblicare il video degli interventi di Nicoletta Dosio e Anna Cipriani (madre di uno dei 5 detenuti che hanno denunciato i pestaggi del marzo scorso nel carcere di Modena) nella maratona per la libertà del 27/12/20. Interventi importanti per conoscere la realtà, profondamente ingiusta e disumana del sistema carcerario, di cui recentemente si è occupato anche Report