17/03/17
L' otto marzo l'uccisione delle bambine in Guatemala è femminicidio di Stato!
Da venerdì 10 marzo, quasi tutti i giorni si susseguono presidi di organizzazioni femministe e per i diritti umani presso le ambasciate del Guatemala e in luoghi pubblici in tutta l’America Latina e Caribe. Sabato 11 marzo a Città del Guatemala migliaia di persone si sono riunite al Plaza de la Constitución per denunciare lo Stato femminicida e chiedere la destituzione dei funzionari incaricati.
Dal comunicato delle compañeras “Feministas Comunitarias Guatemaltecas” si apprende che alle 12.00 del 10 marzo 2017 il numero è di 37 morte. Secondo i mezzi di informazione ufficiali guatemaltechi, ieri mattina il numero delle vittime è salito a 40.
Dal giorno della tragedia, si aggiungono continuamente alla lista i nomi di altre bambine e adolescenti che sono morte bruciate all’interno del albergue per minori situato a 20km da Città del Guatemala.
Il giorno successivo, l’8 marzo, le stesse adolescenti che scontavano il castigo per aver tentato la fuga, vengono rinchiuse in un salone senza avere la possibilità di mangiare, andare in bagno o lavarsi. Decidono quindi di ribellarsi e di denunciare pubblicamente i fatti di cui erano vittime all’interno della struttura: gli abusi sessuali da parte del personale scolastico e dei maestri erano continui, mancavano inoltre le cure basiche necessarie per una struttura di quel tipo; sovraffollamento, malnutrizione, malattie non curate, maltrattamenti erano episodi che venivano denunciati dal 2015.
Le ragazze decidono di bruciare i materassi del salone in segno di protesta ma gli educatori responsabili della struttura “ritardano” nell’aprire le porte e liberarle e quando lo fanno, alle 19.00, sono già decedute.
Il 10 marzo la Procuradoría de Derechos Humanos guatemalteca dichiara che 9 delle 15 sopravvissute, di età compresa tra i 14 ed i 17 anni, sono incinte. Ad oggi possiamo supporre che tre di loro siano le ultime giovani decedute, ma purtroppo le informazioni ufficiali sono contraddittorie.
La tipificazione giuridica del femminicidio di Stato attribuisce alle istituzioni le responsabilità della morte per “omissione” o per “diretta attuazione”. Le 40 morti sono da considerarsi femminicidio di Stato perché la responsabilità per omissione è evidentemente imputabile alla istituzioni guatemalteche, negligenti davanti alle numerose denunce e segnalazioni che avvenivano dal 2015 per una mancata azione nel momento di emergenza e per una incapacità delle istituzioni scolastiche, a vari gradi, di proteggere la vita delle minori e tentare, invece, di mascherare il tutto come una “ribellione giovanile per la qualità del cibo” e insabbiare poi i fatti reali.
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