Con Samira, con le operaie che non accettano lo stato di cose esistente, contro la violenza padronale sulla loro vita, contro ogni violenza sulle donne
manifestazione nazionale delle proletarie il 25 novembre a Roma
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(Dal Corriere della sera)
«La prospettiva? Vedere mio marito solo al cambio del turno e i miei figli a 18 anni quando se ne andranno di casa».
Un po’ ci scherza sopra, Samira, 42 anni, operaia addetta allo
stampaggio di materie plastiche ma il problema che lei e tante sue
colleghe e colleghi devono affrontare è molto serio. La Magneti Marelli
di Crevalcore (Bologna), azienda in cui lei e il marito lavorano, ha
comunicato una nuova organizzazione dei turni che porterà i dipendenti a
stare in fabbrica 5 sabati su 6 (riposando in uno degli altri giorni
della settimana) per fare fronte a un picco di ordinativi. Certo, la
situazione fa invidia a molti altri luoghi dove gli impianti girano a
ritmo ridotto ma qui si apre uno scenario inedito: come conciliare tempi
del lavoro e tempi di vita, specie in una fabbrica dove su 400
dipendenti un quarto sono donne e molte hanno il marito come collega? Il
quesito ha convinto i lavoratori bolognesi a incrociare le braccia
venerdì e sabato per uno sciopero indetto dalla sola Fiom ma che ha
raccolto adesione unanime. Oggi sindacati e azienda tornano a vedersi
per cercare una soluzione.
«Alla baby sitter 200 euro al mese»
Ma
come cambierebbe la vita di Samira e delle altre se i nuovi turni
partissero? «Non avrei più tempo di seguire i miei due figli di 4 e 6
anni — racconta l’operaia, marocchina, in Italia dal 1997 —, già oggi
devo fare delle gran corse per portali all’asilo, a scuola, per tenere
testa agli impegni familiari e di lavoro. Il fine settimana è l’unico
momento in cui posso spendere tempo con loro ma se io e mio marito
dovessimo lavorare anche al sabato, addio. Addio anche la domenica,
perché se capitasse il turno di notte, dovremmo anche riposare per
poterci ripresentare in fabbrica il lunedì. E parlo solo degli affetti.
Perché poi ci sono i costi: dovrei farmi aiutare da una baby sitter che,
fatto un rapido conto, ci costerebbe almeno 200 euro al mese...».
«Due stipendi indispensabili»
Obiezione
facile: non volete lavorare il sabato quando in Italia in tantissimi
non lavorano nemmeno gli altri giorni della settimana... «Ma noi siamo
pronti ai sacrifici — ribatte Samira — conosco bene quali sono le
esigenze della fabbrica. D’accordo lavorare alcuni sabati ma non così
tanti. Anche perché non c’è alcun vantaggio economico, sarebbe una
giornata pagata come tutte le altre». Nel caso lei o suo marito sareste
disposti a rimanere a casa, rinunciando allo stipendio per badare ai
figli e alla loro educazione? «Purtroppo non possiamo permettercelo, con
il mutuo della casa, le bollette, le rette della scuola le due buste
paga servono. Con i soldi che arrivano possiamo permetterci al massimo
una pizza tutti assieme al mese. Ammesso di averne il tempo...»
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