"...Le due manifestazioni del 25 delle lavoratrici (di cui è stato letto l'appello) e quella del 26 organizzata da alcune associazioni femminili contro la violenza sessuale, non sono in contraddizioni, nè una esclude l'altra. Anzi la manifestazione del 25 pone un ambito più generale - e necessario per tutte le donne - della lotta contro la violenza sessuale.
Noi invitiamo le realtà del 26 a partecipare, intervenire, portare il loro contributo alla manifestazione del 25, ad appoggiare la battaglia delle lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, braccianti, ecc. che in tutto l'anno dal sud al nord in tante realtà portano avanti la lotta; una lotta che denuncia la violenza sistemica, quotidiana che le donne subiscono, sul lavoro, fuori dal lavoro, con le discriminazioni, ecc, ecc. Come non chiamare questo attacco continuo e generale di padroni, governo, Stato, alle condizioni di vita e di lavoro delle donne, violenza? Essa è la vera base e ambito che alimenta il clima di odio verso le donne da parte degli uomini che non accettano che la "loro proprietà" si ribelli, voglia decidere, ecc.
Ogni giorno, poi, abbiamo sulla nostra pelle esempi di come lo Stato in prima persona, con la sua polizia, magistratura, copra le violenze e i femminicidi; anzi, fa di più, ora lo Stato passa a denunciare, processare le donne che lottano contro stupri e uccisioni e per la libertà, i diritti delle donne. Quindi come non vedere che si tratta di una violenza strutturale in cui responsabile è questo sistema sociale?
Le lavoratrici vogliono fare il 25, come lo hanno fatto nei due storici scioperi delle donne, una mobilitazione diversa che sia di protesta, di aperto scontro verso i Palazzi del potere (sia uomini che donne); la manifestazione infatti vuole andare sotto il Palazzo del governo, i ministeri responsabili direttamente degli attacchi alle donne, al parlamento.
Porteremo l'insieme delle nostre condizioni e la nostra piattaforma che via via si è formata dalle denunce dirette e dalle proteste, lotte che operaie, precarie, disoccupate, braccianti, immigrate portano avanti.
Tante donne lottano per il lavoro, il salario, contro le discriminazioni, lottano nelle cooperative contro contratti vergognosi che offendono le donne, contro le violenze e molestie dei padroni, l'umiliazione di trovare lavoro, lottano contro la schiavitù e le violenze di caporale e padroni nelle campagne, le donne lottano nella scuola, nei call center, nelle lotte per la casa, nelle lotte sul territorio per la salute, ma la loro voce è inascoltata, anzi è silenziata, oscurata anche dai mass media.
Le donne subiscono quotidianamente l'oscena violenza sessuale e la catena infinita di femminicidi. Qui invece i mass media quasi ci godono a parlarne in alcuni momenti, e questo via via che si avvicina il 25 nov. lo vedremo sempre di più. La stampa/Tv, le istituzioni, i partiti parlamentari si pongono al “capezzale” delle donne violentate e morte; o al massimo ne fanno un problema di “cultura” - e poi chi dovrebbe fare "cultura", gli stessi che stanno facendo della scuola un mercato al servizio del capitale, che attaccano ogni giorno le donne che vi lavorano?
Nessuno lega questa violenza alla nostra condizione generale fondata sull'oppressione, che produce violenze sessuali e femminicidi.
Noi lavoratrici pensiamo, quindi, che occorre una lotta su tutti i campi, sia strutturale che sovrastrutturale, che occorre lottare contro l'intero sistema sociale, economico, politico, ideologico, culturale, per rovesciare questo sistema del capitale, i suoi governi, il suo Stato. Pensiamo che tutta la nostra vita deve cambiare, perchè non ci sia oppressione, doppio sfruttamento delle donne, stupri e femminicidi.
Per questo la voce, la lotta delle lavoratrici, delle precarie, disoccupate... non va lasciata in silenzio, soprattutto il 25 novembre.
Per questo chiediamo a tutte le realtà che organizzano la manifestazione il 26, di appoggiare la mobilitazione del 25.
Il 26 una rappresentanza delle realtà di lavoratrici, parteciperà alla manifestazione.
Noi vogliamo che anche la manifestazione del 26 sia forte, combattiva e grande.
Poniamo solo una questione, che speriamo sia scontata. A questa manifestazione del 26 non vogliamo presenze ipocrite di coloro che sono responsabili della nostra condizione, non vogliamo donne dei partiti governativi, del parlamento, delle Istituzioni.
Le lavoratrici, precarie, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Noi invitiamo le realtà del 26 a partecipare, intervenire, portare il loro contributo alla manifestazione del 25, ad appoggiare la battaglia delle lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, braccianti, ecc. che in tutto l'anno dal sud al nord in tante realtà portano avanti la lotta; una lotta che denuncia la violenza sistemica, quotidiana che le donne subiscono, sul lavoro, fuori dal lavoro, con le discriminazioni, ecc, ecc. Come non chiamare questo attacco continuo e generale di padroni, governo, Stato, alle condizioni di vita e di lavoro delle donne, violenza? Essa è la vera base e ambito che alimenta il clima di odio verso le donne da parte degli uomini che non accettano che la "loro proprietà" si ribelli, voglia decidere, ecc.
Ogni giorno, poi, abbiamo sulla nostra pelle esempi di come lo Stato in prima persona, con la sua polizia, magistratura, copra le violenze e i femminicidi; anzi, fa di più, ora lo Stato passa a denunciare, processare le donne che lottano contro stupri e uccisioni e per la libertà, i diritti delle donne. Quindi come non vedere che si tratta di una violenza strutturale in cui responsabile è questo sistema sociale?
Le lavoratrici vogliono fare il 25, come lo hanno fatto nei due storici scioperi delle donne, una mobilitazione diversa che sia di protesta, di aperto scontro verso i Palazzi del potere (sia uomini che donne); la manifestazione infatti vuole andare sotto il Palazzo del governo, i ministeri responsabili direttamente degli attacchi alle donne, al parlamento.
Porteremo l'insieme delle nostre condizioni e la nostra piattaforma che via via si è formata dalle denunce dirette e dalle proteste, lotte che operaie, precarie, disoccupate, braccianti, immigrate portano avanti.
Tante donne lottano per il lavoro, il salario, contro le discriminazioni, lottano nelle cooperative contro contratti vergognosi che offendono le donne, contro le violenze e molestie dei padroni, l'umiliazione di trovare lavoro, lottano contro la schiavitù e le violenze di caporale e padroni nelle campagne, le donne lottano nella scuola, nei call center, nelle lotte per la casa, nelle lotte sul territorio per la salute, ma la loro voce è inascoltata, anzi è silenziata, oscurata anche dai mass media.
Le donne subiscono quotidianamente l'oscena violenza sessuale e la catena infinita di femminicidi. Qui invece i mass media quasi ci godono a parlarne in alcuni momenti, e questo via via che si avvicina il 25 nov. lo vedremo sempre di più. La stampa/Tv, le istituzioni, i partiti parlamentari si pongono al “capezzale” delle donne violentate e morte; o al massimo ne fanno un problema di “cultura” - e poi chi dovrebbe fare "cultura", gli stessi che stanno facendo della scuola un mercato al servizio del capitale, che attaccano ogni giorno le donne che vi lavorano?
Nessuno lega questa violenza alla nostra condizione generale fondata sull'oppressione, che produce violenze sessuali e femminicidi.
Noi lavoratrici pensiamo, quindi, che occorre una lotta su tutti i campi, sia strutturale che sovrastrutturale, che occorre lottare contro l'intero sistema sociale, economico, politico, ideologico, culturale, per rovesciare questo sistema del capitale, i suoi governi, il suo Stato. Pensiamo che tutta la nostra vita deve cambiare, perchè non ci sia oppressione, doppio sfruttamento delle donne, stupri e femminicidi.
Per questo la voce, la lotta delle lavoratrici, delle precarie, disoccupate... non va lasciata in silenzio, soprattutto il 25 novembre.
Per questo chiediamo a tutte le realtà che organizzano la manifestazione il 26, di appoggiare la mobilitazione del 25.
Il 26 una rappresentanza delle realtà di lavoratrici, parteciperà alla manifestazione.
Noi vogliamo che anche la manifestazione del 26 sia forte, combattiva e grande.
Poniamo solo una questione, che speriamo sia scontata. A questa manifestazione del 26 non vogliamo presenze ipocrite di coloro che sono responsabili della nostra condizione, non vogliamo donne dei partiti governativi, del parlamento, delle Istituzioni.
Le lavoratrici, precarie, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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