Ciao Nadia
Dopo aver appreso del rigetto del tuo ricorso, siamo rimaste, in un primo momento, "basite" per come hanno cercato di criminalizzare anche la nostra solidarietà per “giustificare” quell’odioso regime di tortura bianca in cui sei detenuta.
Ma anche in questi tempi di grande confusione e stasi sociale in cui versa questo paese, è più che mai necessario, per i comunisti, per le donne proletarie, tener salda la rotta e sgombrare il campo della propria classe dalle ambiguità, dagli individualismi, dai fronzoli prerivoluzionari di cui storicamente la classe dominante si serve per generare confusione tra il proletariato e deviarne la spinta propulsiva verso il vero obbiettivo: il benessere e il progresso di tutta l’umanità.
E la solidarietà femminista e proletaria alle prigioniere politiche è uno di quei compiti che in questa prospettiva ci siamo date e che nessun ministero ci può togliere o, peggio, inquinare, con la criminalizzazione.
Perciò abbiamo ripreso, nella campagna complessiva contro la repressione delle lotte delle lavoratrici, delle lotte sociali, delle immigrate, delle proletarie detenute, la parola d’ordine “basta con la violenza di stato sulle donne! Difendere le condizioni di vita di tutte le prigioniere politiche!”. Parola d’ordine che abbiamo portato nella manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne e che abbiamo ripreso anche nell’ultima assemblea nazionale di donne/lavoratrici a dicembre.
Perciò torniamo a scriverti chiedendoti, esplicitamente, di darci tue notizie, anche rispetto alle condizioni in cui stai vivendo, da detenuta, questa situazione pandemica.
Sperando di saperti bene e in forze ti mandiamo un abbraccio e un calendario 2022, con un augurio sincero per un anno migliore.
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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