15/01/22

Solidarietà alle operaie di Ortofrutticola del Mugello - Lottiamo unite/i contro le delocalizzazioni dei padroni

DALLA STAMPA 

(4 gg fa) - "Temperature gelide e neve a grossi fiocchi. È in questo scenario che, sotto una tensostruttura a pochi passi dai cancelli dello stabilimento, i dipendenti (per la stragrande maggioranza donne) di Ortofrutticola del Mugello, unità produttiva della bergamasca Italcanditi, con sede a Marradi, provincia di Firenze, sull’Appennino tosco-emiliano, stanno portando avanti il presidio contro la decisione dell’azienda di delocalizzare la produzione. La principale attività del plant toscano, ovvero la lavorazione dei marron glacé, su decisione di Italcanditi (detenuta in quota maggioritaria dal fondo Investindustrial che fa capo a Bonomi) verrebbe, infatti, spostata a Pedrengo..."

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Contro la delocalizzazione - che oramai sta diventando una drammatica prassi "normale" dei padroni per chiudere e andare dove possono fare più profitti - non serve affatto la normativa contenuta nella Legge di Bilancio del governo Draghi. 
Essa non impedisce per niente alle aziende di chiudere e licenziare, pone solo una più stringente procedura (della serie: chiudete, licenziate ma fatelo con i "guanti bianchi"), e raddoppia le sanzioni alle aziende inadempienti (che non hanno grossissimi problemi a mettere in conto questo "sacrificio"). Essa vale per le aziende che hanno almeno 250 dipendenti, quindi tutte quelle al di sotto possono farlo, senza neanche incorrere nelle nuove regole.
E' come aver dato un "buffetto" a padroni, spesso multinazionali, che dopo aver sfruttato per anni, se ne possono andare al massimo pagando un piccolo scotto; con il governo che in questo modo se ne lava le mani su che fine fanno le lavoratrici e i lavoratori. 
Tutto questo non va accettato e sosteniamo la lotta delle operaie della Mongello, come delle operaie e operai della Tessitura di Mottola, come della Caterpillar e di tante altre, troppe aziende, a partire dalla GKN di Firenze. E' una lotta di tutte e di tutti. 
Noi appoggiamo la proposta di legge fatta dagli operai della GKN e giuristi democratici. Nessun licenziamento, nessuna chiusura delle fabbriche, impedire ai padroni di portarsi via macchinari, attrezzature ecc; continuità lavorativa fino a soluzione o cassaintegrazione integrata al 100% del salario perso; requisizione della fabbrica da parte del governo fino a ripresa dell'attività, anche nella forma di nazionalizzazione momentanea. 
Unità e mobilitazione comune di tutte le realtà, al nord, centro, sud. Come hanno detto gli operai della GKN: "tenetevi liberi a marzo...!"

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