21/01/22

2660 miliardari su 435 milioni di donne e ragazze in estrema povertà. "la pandemia della disuguaglianza" che colpisce soprattutto le donne

Creare nuovi miliardari e miliardi di poveri, anziché vaccinare miliardi di persone, questo è il  capolavoro di questo putrido sistema capitalistico con le mani lorde di sangue!

E i no vax che fanno? Scambiano la dittatura borghese per dittatura sanitaria e pretendono, per scelta personale, di passar loro per vittime dell’apartheid vaccinale.

Quell’apartheid imposta a milioni di persone, a cui questo barbaro sistema nega, di fatto e di diritto, l’accesso ai vaccini...

Da "La pandemia della disuguaglianza", il rapporto pubblicato da Oxfam a gennaio di quest'anno, in occasione del World Economic Forum di Davos:

“Non solo il nostro sistema economico si è trovato impreparato a tutelare i diritti delle persone più vulnerabili ed emarginate quando la pandemia ha colpito; ma ha attivamente favorito coloro che sono già estremamente ricchi e potenti e che hanno sfruttato questa crisi per il proprio profitto [...] Tale sistema colpisce prevalentemente le persone povere e gli appartenenti a minoranze etniche, impoverendoli ulteriormente e negando loro opportunità. Colpisce in particolar modo le donne, il cui lavoro di cura non retribuito molto spesso colma le carenze dei servizi pubblici e assorbe gli shock delle crisi economiche. Costringe ragazze, minoranze e persone più povere a lasciare la scuola. Distrugge il nostro pianeta. È il virus della disuguaglianza, non solo la pandemia, a devastare così tante vite.” 

Nei primi 2 anni di pandemia il patrimonio dei 10 uomini più ricchi del mondo è più che raddoppiato, passando da 700 a 1.500 miliardi di dollari, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 paesi. 800 miliardi di dollari che corrispondono al salario perso, nel solo 2020 e nel solo lavoro formale, dalle donne di tutto il mondo.

2660 MILIARDARI SU 435 MILIONI DI DONNE E RAGAZZE IN ESTREMA POVERTÀ

Dall’inizio della pandemia, le donne, pur rappresentando il 70% degli operatori sanitari coinvolti nella lotta al Covid-19, hanno registrato un calo dell'occupazione del 5,0% nel 2020 contro il 3,9% degli uomini, con 4,3 punti percentuali attribuiti all'inattività e 0,7 punti percentuali alla disoccupazione.

L’occupazione femminile, negli ultimi due anni, è globalmente diminuita del 4,2% rispetto al 3% degli uomini e si stima che il numero totale di donne e ragazze che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno abbia raggiunto, nel 2021, i 435 milioni.

Per contro, da marzo 2020 a novembre 2021 sono apparsi 565 nuovi miliardari, uno ogni 26 ore. La ricchezza netta aggregata dei miliardari è aumentata in 21 mesi di oltre 5.000 miliardi di dollari in termini reali.

A novembre 2021, 252 miliardari uomini possedevano un patrimonio netto aggregato superiore alla ricchezza posseduta complessivamente dalle donne e dalle ragazze dell’intero continente africano, del Sud America e dell’area dei Caraibi.

I 10 uomini più ricchi del mondo detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, ovvero di 3,1 miliardi di persone. Il surplus patrimoniale, in termini reali, del solo Jeff Bezos nei primi 21 mesi della pandemia equivale al costo completo della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale con il costo per dose fissato al costo di produzione del vaccino a mRNA di Pfizer.

Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno creato cinque nuovi miliardari durante la pandemia

e hanno permesso alle loro società di guadagnare oltre 1.000 dollari al secondo, meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito.

Il rapporto di Oxfam rivela che ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere. Fenomeni connotati da acute disparità.

Un esempio lampante è rappresentato dall’attuale contesto pandemico con poche potenti multinazionali, favorite da governi che operano per conto di pochi ricchi a spese dei più, in grado di monopolizzare la produzione dei vaccini e trattamenti salvavita, determinando un’apartheid vaccinale con conseguenze fatali per coloro che non sono vaccinati, ma anche per coloro che sono vaccinati, a causa dell’aumento del rischio di nuove varianti che possono rendere inefficaci i vaccini esistenti.

La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione.

Dei quasi 5,8 miliardi di dosi di vaccino somministrate a livello globale entro metà settembre 2021, il 77% è andato ai Paesi di reddito medio-alto e soltanto lo 0,3% ai Paesi di basso reddito.

In alcuni Paesi, le persone più povere hanno avuto quasi quattro volte più probabilità di morire di COVID-19 rispetto alle persone più ricche. Nuovi dati suggeriscono che il tasso di mortalità per contagio da COVID-19 nei Paesi a basso e medio reddito è in realtà circa il doppio di quello nei Paesi ricchi.

Nelle fasi iniziali dell’emergenza quasi la metà della popolazione mondiale – 3,2 miliardi di persone – viveva sotto la soglia di povertà dei 5,50 dollari al giorno. Oggi si stima ci siano 163 milioni di persone in più che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno rispetto al periodo pre-pandemico.

La povertà uccide. In ogni Paese le persone più povere vivono in media meno e sono soggette a una morte precoce rispetto a quelle che non sono povere. Le donne hanno subito gli impatti economici più duri dalla pandemia e perso complessivamente 800 miliardi di dollari di reddito nel 2020.

Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stima che nel 2021 ci saranno 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019; l’America Latina, ad esempio, ha registrato una riduzione del 9,4% dell’occupazione femminile.

Oltre 20 milioni di ragazze rischiano di non tornare mai più a scuola, mentre donne e ragazze hanno dovuto affrontare un aumento significativo del lavoro di cura, peggiorato dalla pandemia.

Le lavoratrici informali sono state tra le più colpite economicamente, trovandosi ad affrontare una “tripla crisi”: il COVID-19, l’aumento del lavoro di cura non retribuito e opportunità di lavori retribuiti ma insicuri e precari, situazione che le ha ulteriormente spinte in condizioni di povertà. Nel mondo sono 740 milioni le donne che lavorano nell’economia informale, e durante il primo mese della pandemia il loro reddito è crollato del 60%30 riducendone il reddito aggregato per oltre 396 miliardi di dollari.

La pandemia sta anche spingendo le donne fuori dal lavoro in misura prevalente, con i lockdown e il distanziamento sociale fortemente impattanti su settori ad alta occupazione femminile.

In tutto il mondo, la pandemia ha colpito molto duramente anche le minoranze etniche. Questo è direttamente collegato ai retaggi storici del razzismo, inclusi la schiavitù e il colonialismo.

Durante la seconda ondata pandemica in Gran Bretagna le persone di origine bengalese avevano una probabilità di morire di COVID-19 cinque volte superiore rispetto alla popolazione britannica bianca. Gli afro-discendenti e gli indigeni in Brasile, i paria in India e i nativi americani, i latini e i neri negli Stati Uniti subiscono in misura maggiore gli impatti della pandemia.

Il razzismo è anche sfruttato per fini strategici, per far avanzare il fondamentalismo del libero mercato, per “ottenere sostegno a un sistema economico che ha sottratto potere al pubblico e lo ha trasferito in mani private” e per fomentare guerre tra poveri.

Chi si occupa del tema dell’accesso ai farmaci ha anche criticato il “razzismo scientifico” utilizzato per minare la condivisione della scienza e delle tecnologie per i vaccini COVID-19 con i produttori nei Paesi a basso e medio reddito, sulla base del fatto che ciò creerebbe problemi di sicurezza, nonostante l’abbondanza di produttori qualificati in questi Paesi.

LA DISUGUAGLIANZA NELL’ACCESSO ALLE CURE: PRIMA DELLA PANDEMIA

Non ci si può non soffermare sugli impatti di scelte politiche, in epoca pre-pandemica, relative all’accesso e alla fruizione dei servizi sanitari. Scelte di governi che hanno depotenziato i propri sistemi sanitari pubblici o quelli di altri Paesi incentivando la privatizzazione della sanità. Si stima che ogni anno 5,6 milioni di persone muoiano nei Paesi a basso e medio reddito a causa della mancanza di accesso alle cure o di un’assistenza sanitaria di bassa qualità. Questo equivale a più di 15.000 morti al giorno per mancanza di accesso all’assistenza sanitaria nei Paesi poveri.

In diversi paesi dell'Africa subsahariana, ma anche in India e Indonesia, le madri che hanno partorito e che potrebbero essere dimesse sono rinchiuse con i loro bambini negli ospedali, e persino incatenate per il mancato pagamento di costi insostenibili. In molti casi, donne e bambini vengono trattenuti per mesi e gli viene negata l'assistenza sanitaria in corso fino a quando non sarà possibile saldare i conti.

Il reddito, il sesso e il colore della pelle di una persona determinano troppo spesso le sue possibilità di accesso alle cure.

In India una donna di casta alta può aspettarsi di vivere 15 anni in più rispetto a una donna paria. Nel Regno Unito, le persone nelle aree più povere hanno un’aspettativa di vita di dieci anni inferiore di quelle residenti nelle aree più ricche. A San Paolo, in Brasile, le persone nelle aree più ricche vivono in media 14 anni in più rispetto a quelle che popolano le aree più povere.

LA DISUGUAGLIANZA NELL’ACCESSO ALLE CURE: DURANTE LA PANDEMIA

Diversi studi multi-paese trovano una solida associazione empirica tra la disuguaglianza di reddito e la mortalità da COVID-19.

La mancanza di accesso ai vaccini sta ampliando il divario tra Paesi ricchi e poveri, che a sua volta sta ampliando le disuguaglianze economiche, di genere ed etnia causate dalla pandemia.

Ad esempio in Brasile, i neri hanno 1,5 volte più probabilità di morire di COVID-19 rispetto ai bianchi; una persona afro-discendente con bassi livelli di istruzione o analfabeta ha quasi quattro volte più probabilità di morire di una persona afro-discendente con un’istruzione superiore. Nel frattempo, nei Paesi di tutto il mondo, chi ha risentito maggiormente degli impatti sulla salute mentale derivanti dalla pandemia sono state le donne: quasi il triplo rispetto agli uomini. Inoltre, il numero di donne che muoiono durante il parto o che non riescono a portare a termine le gravidanze è aumentato a causa delle interruzioni nell’erogazione dei servizi sanitari.

In 29 Paesi sui 36 di cui erano disponibili i dati, le donne avevano meno probabilità di essere vaccinate rispetto agli uomini. Così è avvenuto in India, dove ad agosto 2021, il 53% delle dosi di vaccino per il Covid-19 è andato agli uomini e soltanto il 47% alle donne. Negli Stati Uniti, invece, le donne hanno perso circa 1,5 anni di aspettativa di vita in media rispetto al 2018-2020 a causa del Covid-19 e la perdita più significativa riguarda le donne ispaniche (2,9 anni) e le donne nere non ispaniche (2,7 anni) a confronto delle donne bianche non ispaniche (1,1 anni).

Il 60% delle donne in Israele e il 52% in Austria a luglio 2021 avevano completato il ciclo vaccinale per il Covid-19, rispetto allo 0,9% in Venezuela e lo 0,6% in Papua Nuova Guinea.

Un aumento del 10% della spesa sanitaria privata è stato collegato a un aumento del 4,9% della mortalità correlata al COVID-19. I Paesi che hanno perseguito politiche di austerità hanno tassi di mortalità COVID-19 più elevati. Anche nell’Unione Europea, dove alcuni Stati Membri hanno sistemi sanitari universali, la privatizzazione ha indebolito la capacità dei Paesi di rispondere alla pandemia e la disuguaglianza ne sta prolungando il corso. 

Anche se sono disponibili vaccini sicuri ed efficaci, oltre l’80% delle dosi è stato utilizzato dai Paesi del G20, mentre meno dell’1% ha raggiunto i Paesi a basso reddito. Questo è il risultato dei monopoli delle case farmaceutiche che stanno restringendo artificialmente l’offerta e aumentando i prezzi, con aziende come Pfizer/BioNTech e Moderna che fanno pagare fino a 24 volte il costo di produzione stimato per una dose di vaccino. I governi dei paesi ricchi stanno attivamente consentendo questa disuguaglianza estrema nell’accesso ai vaccini, bloccando gli sforzi dei Paesi a basso e medio reddito presso l’OMC per sospendere il controllo monopolistico delle case farmaceutiche e produrre miliardi di vaccini e cure attraverso produttori qualificati.

La conseguenza di questa decisione politica è che invece di salvare vite umane con l’accesso a un vaccino sicuro ed efficace, milioni di persone in più potrebbero morire nei paesi a basso reddito. E non ne sarebbero esenti neanche i paesi ricchi, a seguito di nuove varianti sviluppatesi a causa del virus che si diffonde senza sosta.



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