Dall'intervento di una compagna del MFPR L'Aquila alla sessione mattutina di sabato 22 gennaio nell'assemblea nazionale di Non Una Di Meno:
Un aspetto importante della manifestazione del 27 è stato il suo carattere internazionale e internazionalista. Ci sono paesi, come l’India, in cui le donne subiscono una doppia, tripla, quadrupla violenza. Una violenza legata anche al sistema feudale, alla questione religiosa, al sistema delle caste, alle misure di isolamento e militarizzazione imposte dal governo nazionalista e integralista indù per sradicare i maoisti e schiacciare la guerra popolare per una nuova democrazia.
Proprio il 24 novembre scorso era stata lanciata, con una giornata internazionale di lotta, una campagna in sostegno alle masse indiane che stanno lottando contro il regime fascista e genocida di Modi. Come compagne del MFPR abbiamo portato anche nella manifestazione del 27 un saluto rivoluzionario alle donne, alle compagne indiane che sono in prima fila nella guerra di popolo per costruire una nuova società, una società in cui il potere sia in mano alle masse popolari, in cui le donne possano decidere della vita e di tutto. E questo è un messaggio non solo per l'india, ma anche per noi che siamo nei paesi imperialisti.
In India la violenza che le donne subiscono sin da piccole è veramente atroce. Le giovani che sopravvivono alla violenza, agli stupri, molto spesso imbracciano le armi e si uniscono alla rivoluzione. Ed è una rivoluzione nella rivoluzione quella che conducono queste ragazze, che ha bisogno del sostegno di tutte le donne del mondo e che serve a tutte le donne del mondo, soprattutto ora che il regime fascista indù di Modi sta preparando un nuovo piano militare per schiacciarla definitivamente.
Il piano, Prahaar-3 è una continuazione delle pratiche genocide dell'operazione “Green Hunt”, che ha visto molte organizzazioni per i diritti umani denunciare le atrocità commesse dal governo indiano, gli stupri e i femminicidi delle donne dalit e adivasi da parte di forze militari e paramilitari, la detenzione di massa di attiviste e attivisti per i diritti del popolo, di donne, studentesse, giornaliste, leaders di movimenti dalit, lavoratrici e lavoratori, accusati di essere “simpatizzanti maoisti”.
Negli ultimi 20 anni quasi 2000 persone sono state uccise in custodia dalla polizia in tutta l’India.
La legge sui poteri speciali delle forze armate in vigore dal 58 ha consentito omicidi, atrocità e torture impunite contro il popolo indiano per mano dell'esercito.
Nel 2021 si è accentuata la politica di sterminio delle prigioniere e dei prigionieri politici, la repressione e la carcerazione, e sono aumentate le denunce di aggressioni sessuali da parte delle donne prigioniere. Molte persone sono state arrestate e torturate dopo aver partecipato alla protesta dei contadini contro le tre leggi agricole neoliberiste del governo Modi.
In questa situazione, tutte le forze democratiche a livello internazionale devono mobilitarsi per la fine delle operazioni repressive contro ogni voce di dissenso, la liberazione delle prigioniere e dei prigionieri politici e l’abrogazione delle leggi draconiane che danno “legalità” alla caccia alle streghe, permettendo di mettere dietro le sbarre tutte le voci che contestano e si oppongono ai governi.
Come compagne del MFPR abbiamo aderito a questa campagna prolungata di solidarietà internazionalista anche per smascherare i legami e la complicità del regime fascista, sessista e genocida di Modi coi suoi padrini imperialisti nel mondo, Italia in primis.
Ma anche in Italia, nel movimento delle donne, è necessario rilanciare una campagna complessiva contro la repressione delle lotte delle lavoratrici, delle attiviste, delle immigrate, delle proletarie anche detenute, in solidarietà con tutte le prigioniere politiche.
Per questo il 27 novembre abbiamo portato anche la voce la denuncia e la lotta contro una violenza che è istituzionale, di Stato. E siamo scese in piazza per difendere le condizioni di vita di tutte le prigioniere politiche, anche quelle del nostro paese. In Italia c’è una prigioniera politica delle brigate rosse, Nadia Lioce, che da oltre 16 anni è sottoposta all’odioso regime del 41 bis, mentre pluriomicidi mafiosi come Brusca sono liberi, protetti e pagati dallo Stato. Il 41 bis è un vero e proprio regime di tortura. Si dice nato per reprimere la mafia, ma viene utilizzato come strumento di annientamento psicofisico, teso a cancellare l’identità delle prigioniere rivoluzionare. A Nadia Lioce, per la fine di questo trattamento, si chiede l'abiura delle proprie convinzioni politiche, ma Nadia Lioce è rimasta coerente nella sua battaglia contro lo Stato del capitale ed è la ragion di Stato che la condanna a questo regime di tortura bianca! E’ la tendenza alla rivoluzione e la solidarietà di classe che Stato e padroni vogliono colpire, attraverso di lei!
Ma la tendenza alla rivoluzione è questo stesso sistema capitalistico e patriarcalista che la genera. Non rinunciamo perciò alla solidarietà di classe e di genere e rilanciamo anzi la lotta contro la repressione e la tortura, in solidarietà con tutte le prigioniere politiche, perché questa lotta deve essere interna alla lotta più generale delle donne contro la violenza reazionaria di questo sistema capitalista, e parte centrale della lotta rivoluzionaria contro lo Stato borghese.
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