riceviamo e pubblichiamo
Il
lungomare di Salerno il 5 novembre si è trasformato in un cimitero a
cielo aperto. Sono sbarcate le salme di 26 donne africane. Non si sanno i
motivi precisi della loro morte, probabilmente non si sapranno mai: le
vite degli immigrati per la giustizia italiana contano molto poco, così
come contano poco per i mass-media di regime. Se poi sono donne, contano
ancora meno.
Sono anche quest’anno migliaia gli immigrati morti nei nostri mari:
solo nel 2016 sono stati 5000 i morti, quest’anno il bilancio dei morti a
fine anno sarà molto simile. Per loro solo poche righe sui giornali e
qualche brevissimo cenno nei telegiornali.
Questa ennesima strage di donne ha per noi dei responsabili ben
precisi. E’ una strage di cui hanno le mani sporche di sangue i
capitalisti che si sono arricchiti saccheggiando le risorse dei Paesi
coloniali da cui questi disperati sono costretti a fuggire, stringendo
accordi e facendo affari con governi assassini. E’ una strage di cui
sono responsabili i governi dei Paesi europei, incluso il nostro, che
approvano leggi razziste che impediscono una vera accoglienza e siglano
accordi criminali con la Libia. E’ una strage di cui sono complici tutti
i responsabili degli organi di informazione, che non esitano a
fomentare politiche razziste per le loro carriere.
A differenza di quello che sostiene il prefetto di Salerno - “il
barcone è affondato e le donne purtroppo hanno avuto la peggio, in
quanto soggetti più deboli” (sic!) – le donne non sono affatto
deboli. Le donne sono fortissime, soprattutto le donne immigrate, che
devono affrontare sacrifici enormi, prima nei Paesi in cui nascono e
crescono, e poi nei Paesi europei razzisti dove (se sono fortunate)
riescono ad approdare. Le donne africane sono tra le più forti del
mondo, perché sopravvivono a stenti, fame, miseria estrema, violenze
maschiliste. No, caro prefetto: queste donne non sono deboli. Queste
donne sono state uccise dalla violenza del sistema capitalistico e dalle
politiche razziste delle istituzioni.
Le vendicheremo con le nostre lotte: costruiremo un mondo migliore.
Donne in Lotta FLNA
Fronte di Lotta No Austerity
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