È con rabbia e preoccupazione che rispondiamo all'allarme lanciato dalle ginecologhe che operano negli ospedali della provincia di Roma, circa il rischio che al reparto maternità e ostetricia dell'Ospedale San Camillo venga nominato un primario obiettore di coscienza.
Siamo costrette a constatare che dichiararsi obiettore di
coscienza è la condizione irrinunciabile per fare carriera negli
ospedali pubblici. Praticare l'I.V.G sembra infatti incompatibile
col dirigere un reparto di maternità e ostetricia: come se
garantire alle donne la libertà di scelta fosse in contraddizione
con il promuovere una maternità responsabile e desiderata. I
diritti delle donne sono calpestati per gli interessi di chi sta
distruggendo la sanità pubblica avvalendosi di presunti meriti
morali e religiosi e applicando la falsa retorica del taglio agli
sprechi.
I danni devastanti già si contano: il ritorno dell'aborto
clandestino e casalingo, specialmente tra adolescenti e immigrate,
non è più uno spettro del passato ma un orizzonte sempre più
prossimo.
Il San Camillo è il centro per l'interruzione Volontaria di
Gravidanza (IVG) più importante del Lazio, tra le 4 strutture a
Roma a somministrare la RU486 (insieme al Grassi, al Sant'Eugenio
e al San Filippo Neri). A fronte di altri 4 reparti IVG chiusi di
recente nel Lazio (Monterotondo, Sora, Frosinone e Gaeta) e del
faticoso e ancora atteso riavvio del repartino del Policlinico
Umberto I, il San Camillo rimane il cuore dell'applicazione della
Legge 194 nella regione. La nomina di un obiettore confessionale
ci dà la certezza che anche al San Camillo nel giro di poco tempo
richiedere un aborto significherà andare incontro a mille
ostacoli, dai tempi d'attesa agli obiettori di coscienza.
Vogliamo richiamare alle sue responsabilità il governatore della
regione Lazio Nicola Zingaretti: oggi garantire l'applicazione
della legge 194 significa porre misure di tutela della salute e
dell'autodeterminazione delle donne, come la garanzia di trovare
medici non obiettori in ogni ospedale pubblico, facendo sì che
questa scelta non sia più un limite alle possibilità di carriera
di questi medici, evidentemente soggetti a discriminazione.
Chiediamo a Zingaretti di indire un nuovo bando di concorso per il
San Camillo in cui tali discriminazioni vengano efficacemente
contrastate e i diritti delle donne e dei medici non obiettori
rispettati.
Chiediamo infine al Governatore di mettere in atto quanto è in
suo potere per garantire il Turn Over del personale medico e la
massima qualità e assistenza negli ospedali pubblici così come nei
consultori, sempre più poveri di personale qualificato e di
risorse. È altrettanto necessario garantire le risorse necessarie
e mettere tra le priorità nella riqualificazione la formazione e
l'aggiornamento degli operatori sanitari in particolare per quanto
riguarda l'IVG e la RU486, la prevenzione e la contraccezione.
Alla direzione sanitaria/generale del San Camillo chiediamo
l'immediata attivazione di un reparto dedicato alla
somministrazione della RU486. Inoltre ci batteremo affinchè il
reparto IVG non venga scorporato dal reparto Maternità e
trasferito in un'altra ala dell'ospedale. Questa scelta potrebbe
rappresentare un rischio concreto per la vista stessa delle donne
ricoverate, dilatando, in casi di emergenza, i tempi di
trasferimento tra i diversi padiglioni.
Diamo appuntamento lunedi 16 marzo h10,30 sotto la direzione
sanitaria del San Camillo durante i colloqui per la nomina del
nuovo primario, affinchè tale nomina venga rinviata al momento in
cui siano individuati candidato adeguati, che garantiscano i
diritti delle donne e che rispondano pienamente alle mansioni
richieste nella sanità pubblica.
Rete #IoDecido
Nessun commento:
Posta un commento