8 MARZO 2015 - NIENTE DA FESTEGGIARE, TANTO PER CUI LOTTARE
A 105 anni dall’istituzione della giornata internazionale delle donne,
oggi più che mai questa data assume i tratti di una lotta e non di una
festa. La condizione femminile è oggi infatti al centro di un attacco
profondo e violento che mina le conquiste sociali, economiche e
culturali ottenute dalle donne nel tempo con dure lotte e sacrifici per
tentare di uscire dagli schemi maschilisti che la società impone loro:
madre-sposa esclusivamente dedita alla famiglia, donna-oggetto del
soddisfacimento sessuale degli uomini, ecc. Schemi che vengono imposti
con autoritarismo e violenza, limitando sempre più la possibilità per le
donne di autodeterminarsi in quanto persone con desideri e cervello.
Schemi funzionali a opprimere le donne, che si aggravano con
l’aggravarsi della crisi economica e che favoriscono la diffusione di
gravissimi fenomeni come il femminicidio, che è l’espressione più
eclatante di una violenza che le donne subiscono quotidianamente in
tutti gli ambiti della vita familiare e sociale.
Il progressivo smantellamento dello stato sociale ha obbligato le donne a farsi sempre più carico dell’accudimento e della cura di anziani, bambini, malati, relegandole sempre più tra le mura domestiche e privandole gradualmente di momenti dedicati alla vita sociale e politica. D’altro canto la difficoltà delle donne di permanere nel mercato del lavoro, la loro collocazione precaria e ultraflessibile le rende deboli economicamente e appetibili vittime di molestie e violenza, verbale e fisica.
Il Jobs Act ha dato a questa situazione una sua sistematicità, rendendo ancora più difficile per le donne entrare o rimanere nel mercato del lavoro (la cosiddetta regolarizzazione tocca per lo più settori lavorativi a maggioranza occupazionale femminile). Si affida ulteriormente al privato sociale o alla cosiddetta “rete familiare” l’insieme del lavoro domestico, arrivando addirittura a legittimare le donne in questo ultimo ruolo quando, in un contesto di costante smantellamento dei servizi pubblici, eleva l’età dei figli per i congedi lavorativi (fomentando una pratica che già culturalmente e ideologicamente impera, per cui sono le donne a dover stare a casa per figli e malati).
Le donne hanno bisogno oggi più che mai di organizzarsi, di trasformare ogni giorno in un 8 marzo, in un giorno di lotta contro ogni attacco alla propria dignità e condizione per liberarsi dall’oppressione e dal maschilismo. Come hanno fatto le donne curde, impegnate ogni giorno in una lotta non solo contro le forze dell’IS, ma contro tutte le forme di oppressione cui sono soggette in questo sistema patriarcale e maschilista.
In questa giornata di lotta, ci uniamo alle donne di Kobane esprimendo tutta la nostra solidarietà alla loro esperienza. No alla violenza maschilista, no allo sfruttamento capitalistico che opprime le donne per i profitti di pochi!
Il progressivo smantellamento dello stato sociale ha obbligato le donne a farsi sempre più carico dell’accudimento e della cura di anziani, bambini, malati, relegandole sempre più tra le mura domestiche e privandole gradualmente di momenti dedicati alla vita sociale e politica. D’altro canto la difficoltà delle donne di permanere nel mercato del lavoro, la loro collocazione precaria e ultraflessibile le rende deboli economicamente e appetibili vittime di molestie e violenza, verbale e fisica.
Il Jobs Act ha dato a questa situazione una sua sistematicità, rendendo ancora più difficile per le donne entrare o rimanere nel mercato del lavoro (la cosiddetta regolarizzazione tocca per lo più settori lavorativi a maggioranza occupazionale femminile). Si affida ulteriormente al privato sociale o alla cosiddetta “rete familiare” l’insieme del lavoro domestico, arrivando addirittura a legittimare le donne in questo ultimo ruolo quando, in un contesto di costante smantellamento dei servizi pubblici, eleva l’età dei figli per i congedi lavorativi (fomentando una pratica che già culturalmente e ideologicamente impera, per cui sono le donne a dover stare a casa per figli e malati).
Le donne hanno bisogno oggi più che mai di organizzarsi, di trasformare ogni giorno in un 8 marzo, in un giorno di lotta contro ogni attacco alla propria dignità e condizione per liberarsi dall’oppressione e dal maschilismo. Come hanno fatto le donne curde, impegnate ogni giorno in una lotta non solo contro le forze dell’IS, ma contro tutte le forme di oppressione cui sono soggette in questo sistema patriarcale e maschilista.
In questa giornata di lotta, ci uniamo alle donne di Kobane esprimendo tutta la nostra solidarietà alla loro esperienza. No alla violenza maschilista, no allo sfruttamento capitalistico che opprime le donne per i profitti di pochi!
Donne in Lotta - No Austerity www.coordinamentonoausterity.org
Contattaci: info@coordinamentonoausterity.org
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