Alessandra, Chiara, Maria, Letizia, uccise tra il 2 e il 3maggio. Quasi tre al giorno adesso le donne uccise in Italia. 127 uccise nel 2012, già 34 solo nei primi mesi del 2013 e oggi la giustizia sessista rimette in libertà un altro assassino di donne
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una mobilitazione necessaria contro i femminicidi, la violenza che subiamo in quanto donne, le sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne. Una risposta autonoma del movimento delle donne e quindi in netto contrasto all'azione che il nuovo governo dice di voler fare, con la proposta della task force della Boldrini.
Le donne non vogliono e non si possono fidare e delegare!
Al di là delle intenzioni della Boldrini - che possono essere anche sincere - un governo che ha al suo interno il partito del capintesta calpestatore della dignità delle donne, Berlusconi, violentatore di minorenni e incitatore alla prostituzione; uno Stato che sempre più fa una giustizia pro stupratori (vedi Montalto di Castro e L'Aquila) e ha forze dell'ordine che per uomini e concezioni, humus strutturali sono impregnati di maschilismo, fascismo e sessismo; un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne; non può difendere dai femminicidi e dagli stupri.
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una mobilitazione necessaria contro i femminicidi, la violenza che subiamo in quanto donne, le sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne. Una risposta autonoma del movimento delle donne e quindi in netto contrasto all'azione che il nuovo governo dice di voler fare, con la proposta della task force della Boldrini.
Le donne non vogliono e non si possono fidare e delegare!
Al di là delle intenzioni della Boldrini - che possono essere anche sincere - un governo che ha al suo interno il partito del capintesta calpestatore della dignità delle donne, Berlusconi, violentatore di minorenni e incitatore alla prostituzione; uno Stato che sempre più fa una giustizia pro stupratori (vedi Montalto di Castro e L'Aquila) e ha forze dell'ordine che per uomini e concezioni, humus strutturali sono impregnati di maschilismo, fascismo e sessismo; un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne; non può difendere dai femminicidi e dagli stupri.
mfpr
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da "La gazzetta di Reggio":
Scaduti i termini di custodia cautelare per l’uomo che uccise Tiziana
Olivieri La rabbia della mamma della vittima: «Inaccettabile, deve stare
in carcere»
RUBIERA (Reggio Emilia)
Scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare. Dopo un anno
dietro le sbarre Ivan Forte, il 27enne reo confesso dell’omicidio della
compagna 41enne Tiziana Olivieri, è già libero. Da sabato è tornato a
Castrovillari, in provincia di Cosenza, il paese calabrese che aveva
lasciato per andare a convivere con la donna che aveva conosciuto grazie
a internet. E ora è solo sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo
di dimora.
LA SCARCERAZIONE. Questione di carte. E di disposizioni di legge la cui comprensione è estremamente difficile, di fronte a un fatto di sangue che Rubiera non può dimenticare e che, di fatto, finiscono con l’esasperare il dolore per l’ennesimo “femminicidio” italiano, la cui vittima oggi è soprattutto un bambino che non aveva nemmeno un anno quando la madre moriva per mano del padre. Ma in caso di omicidio, la custodia cautelare non può durare più di un anno: se in quell’arco di tempo non si arriva al processo, le porte del carcere per legge devono per forza riaprirsi. E in questo caso, un primo passaggio c’era stato: la richiesta di giudizio immediato presentata agli uffici del gip, da parte del sostituto procuratore titolare delle indagini, la dottoressa Valentina Salvi. Nelle fasi successive, però, si è arrivati alla scadenza dei termini. E Ivan Forte è stato scarcerato. LE REAZIONI. «E’ una cosa inaccettabile». Da Marzaglia (Modena), dove vivono la madre di Tiziana Olivieri, Rosella Carlini, e il fratello Alessandro, la reazione è di chi si sente tradito. Dalla giustizia, prima di tutto. La notizia della scarcerazione del 27enne è come un fulmine violento, che squarcia la serenità che – con sacrificio – i due stanno cercando di costruire per il piccolo Nicolò, il figlio di Tiziana Olivieri e Ivan Forte, che appena domenica ha compiuto due anni. «Come è possibile che questa persona, dopo tutto quello che ha fatto, un anno dopo torni già libero? – chiede la donna – Che razza di Paese è questo se chi ha ucciso una volta, chi è stato capace di un gesto tanto efferato nei confronti della madre di suo figlio e che poi ha pure dato fuoco alla casa per cercare di far passare tutto come fosse stato un incidente, ora sia già fuori? Non è giusto. Loro lo sanno cosa ha fatto, perché lo hanno permesso? Io non lo accetto. Deve tornare in carcere». LA RABBIA. La rabbia è tanta. E si mescola allo sconforto. Sentimenti che, in questi dodici mesi, Rosella Carlini era riuscita con una grande forza di volontà a tenere sotto controllo. A misurare. A spendere in maniera costruttiva per il bene del nipotino, a cui oggi si trova non solo a fare da nonna, ma anche da mamma. Ma alla luce della notizia della liberazione dell’assassino reo confesso della figlia, sa che non può più stare in silenzio. Sa che è il momento di farsi sentire. LA PAURA. «A noi chi ci protegge ora?» chiede la donna, mentre il piccolo Nicolò, due occhi dolci e profondi, gioca con le macchinine sul pavimento. Ancora inconsapevole, per fortuna, di quello che gli succede intorno. «Chi ci dice che questo non torni su, che venga e voglia riprendersi il bambino?», domanda con gli occhi di chi pretende una risposta. E’ una cosa che Ivan Forte non può fare: qualora trasgredisse all’obbligo di dimora – controllato con il dovere di andare a firmare in caserma a Castrovillari tre volte al giorno – per lui scatterebbe l’arresto. E dovrebbe tornare in carcere. Ma è pur vero che nulla, concretamente, vieterebbe al 27enne di violare l’obbligo impostogli dal giudice. E alla luce della tragedia che si è consumata appena un anno fa, avere paura oggi è più che legittimo. «E poi, chi ci dice che non fugga, che non si faccia più trovare? – chiede ancora la donna – Se scappa, dove lo vanno a cercare poi i carabinieri?». «E’ inaccettabile – gli fa eco il figlio Alessandro – Non si devono lasciare liberi gli assassini. Lui deve stare in carcere». Nella casa di Marzaglia la ferita aperta un anno fa, torna a sanguinare copiosamente. Nicolò non capisce, fa ciao con la manina. «Saranno giorni difficili...» commentano infine madre e figlio.
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