Prime risposte e adesioni all'appello contro il femminicidio, lanciato da Luigia e Concetta.
Dopo l'adesione del Comitato per i diritti civili delle prostitute, che propone alcune correzioni del testo, riportiamo di seguito, quella delle lavoratrici e precarie dello slai cobas per il sindacato di classe e l'appello "Non si può continuare a far finta di niente, non si
può continuare a non fare niente…"
Si raccolgono altri suggerimenti, correzioni, aggiunte all'appello, in modo da modificare eventualmente il testo una volta sintetizzate le varie proposte.
Si raccolgono altri suggerimenti, correzioni, aggiunte all'appello, in modo da modificare eventualmente il testo una volta sintetizzate le varie proposte.
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Centinaia di donne ogni anno violentate, picchiate, uccise da mariti, compagni, fidanzati, padri, il femminicidio non conosce tregua, la rabbia animalesca del padrone che deve ricordare alla donna che è lui che comanda, quando la stupra, la picchia, la uccide, lei non potrà mai dimenticare che lui la può dominare come e quando vuole tanto la polizia e questo sistema fascista patriarcale lasceranno inpunito il suo delitto.
aderiamo tutte all'appello di luigia e concetta! la rabbia delle donne si deve scatenare!!!!!
le lavoratrici e le precarie dello slai cobas per il sindacato di classe
aderiamo tutte all'appello di luigia e concetta! la rabbia delle donne si deve scatenare!!!!!
le lavoratrici e le precarie dello slai cobas per il sindacato di classe
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Non si può continuare a far finta di niente, non si
può continuare a non fare niente…
124 le donne uccise in
Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi
di maggio, un femminicidio continuo!
Molto spesso
le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le
donne.
Per gelosia o
per possesso, sempre in disprezzo del
nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione,
non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza. Diritti
che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che
però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con
l’arretramento delle lotte. E allora
sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise,
violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide
verso stupratori e assassini di donne.
Nessun
governo, tantomeno questo, può “difendere le donne
con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi,
calpestatore della dignità delle donne,
stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun
appello al governo, come pure quello di
“ferite a morte”, per la
convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare
arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro
l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono fidarsi e
delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia
pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto
di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno,
dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di
custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di
maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che
continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza
delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa
società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo
lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini
che odiano le donne!
Chiediamo a tutte le
donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza
sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli
stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.
Proponiamo il 6 luglio a
Roma, il sabato precedente l’11
luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali)
decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di
Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno
ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo
Stato riserva alle donne.
Luigia e Concetta
Per contatti: sommosprol@gmail.com
10.5.13
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