Una rappresentante del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario – Pcm Italia ha avuto nei giorni scorsi un incontro con la rappresentante dell'organizzazione femminile turca “Donna nuova” (donna nuova lotta per costruire un mondo nuovo) del Tkp/ml.
La rappresentante turca di “Donna Nuova” ha parlato soprattutto della battaglia che stanno portando avanti sulla condizione delle donne proletarie. Oggi essa è centrata sulla campagna sul riconoscimento del lavoro domestico come lavoro e quindi del pagamento del lavoro domestico.
La compagna si è dilungata molto su questa campagna, in corso in tutta la Germania e nei paesi in Europa in cui sono presenti e dove vanno a promuovere Comitati organizzativi. L’obiettivo è che questa campagna raggiunga anche la Turchia.
Una battaglia – ha detto la compagna - molto forte perchè il lavoro domestico comporta uno sfruttamento del lavoro delle donne, e il suo mancato riconoscimento significa per la maggioranza delle donne non poter essere indipendenti economicamente. La dipendenza delle donne dall'uomo è a sua volta causa di violenza, sfruttamento sessuale. Tutto questo fa del riconoscimento del lavoro domestico una importante battaglia. Le donne per prima devono essere coscienti che il lavoro domestico è lavoro.
Il concetto principale è elevare la coscienza delle donne per liberarsi dalla schiavitù domestica.
Su questo, quindi, vogliono lanciare una campagna larga, coinvolgendo altre organizzazioni.
Su questo come sulla condizione generale delle donne vogliono arrivare a una Conferenza internazionale, coinvolgendo altre forze, allargando i temi, raccogliendo altri contributi, per uno scambio di esperienze e un lavoro comune.
La rappresentante turca di “Donna Nuova” ha parlato soprattutto della battaglia che stanno portando avanti sulla condizione delle donne proletarie. Oggi essa è centrata sulla campagna sul riconoscimento del lavoro domestico come lavoro e quindi del pagamento del lavoro domestico.
La compagna si è dilungata molto su questa campagna, in corso in tutta la Germania e nei paesi in Europa in cui sono presenti e dove vanno a promuovere Comitati organizzativi. L’obiettivo è che questa campagna raggiunga anche la Turchia.
Una battaglia – ha detto la compagna - molto forte perchè il lavoro domestico comporta uno sfruttamento del lavoro delle donne, e il suo mancato riconoscimento significa per la maggioranza delle donne non poter essere indipendenti economicamente. La dipendenza delle donne dall'uomo è a sua volta causa di violenza, sfruttamento sessuale. Tutto questo fa del riconoscimento del lavoro domestico una importante battaglia. Le donne per prima devono essere coscienti che il lavoro domestico è lavoro.
Il concetto principale è elevare la coscienza delle donne per liberarsi dalla schiavitù domestica.
Su questo, quindi, vogliono lanciare una campagna larga, coinvolgendo altre organizzazioni.
Su questo come sulla condizione generale delle donne vogliono arrivare a una Conferenza internazionale, coinvolgendo altre forze, allargando i temi, raccogliendo altri contributi, per uno scambio di esperienze e un lavoro comune.
La fase preliminare di questa campagna è rivolta alle compagne turche, ma via via che si sviluppa si rivolgerà anche ad altre organizzazioni internazionali di donne. Si tratta, chiaramente – hanno detto le compagne - di un progetto a lungo termine.
La rappresentante del MFPR ha espresso un giudizio positivo e una adesione all’idea di organizzare una Conferenza internazionale delle donne.
Ha spiegato la situazione delle donne in Italia e la battaglia del MFPR centrata soprattutto su due tematiche che sono al centro della condizione della maggioranza delle donne in Italia e che sono anche inevitabilmente collegate tra loro:
- la battaglia verso, con le lavoratrici, le donne proletarie contro il doppio attacco, fatto di sfruttamento, doppio lavoro, mancanza di lavoro, di discriminazioni e oppressione sessuale, di taglio e scarico dei servizi sociali e di assistenza sulle donne, da parte di padroni, governo, Stato; e quindi l’importanza della parola d’ordine dello “sciopero delle donne” per porre in maniera chiara e forte l’intreccio necessario e strategico tra lotta di classe e lotta di genere – una parola d’ordine che ha già cominciato a fare i suoi primi passi, con lo sciopero, manifestazione delle lavoratrici-precarie di Palermo nella giornata dell’8 marzo;
- la battaglia contro i femminicidi e le violenze sessuali, questa guerra di bassa intensità contro le donne sta assumendo un aspetto di emergenza. Questa strage silenziosa vede la famiglia come luogo principe dei femminicidi e il crescere di un humus fascista, sessista di “uomini che odiano le donne”, alimentato dal clima generale di attacco alla dignità e alla condizione delle donne – su questo, ha informato della proposta in corso del mfpr di una mobilitazione nazionale delle donne da realizzarsi ai primi di luglio; ma anche del carattere internazionale che stiamo facendo assumere a questa battaglia, ponendo al centro la situazione degli stupri in India, che ha visto l’8 marzo le iniziative dimostrative all’ambasciata di Roma, a Milano e a Palermo.
In merito alla campagna sul pagamento del lavoro domestico, la compagna ha detto che seguiremo con attenzione questo lavoro. Ha spiegato come questa parola d’ordine era stata anche in Italia nella metà degli anni ’70 interna al dibattito del movimento femminista e che su essa erano presenti due posizioni: da un lato chi analizzando e denunciando il lavoro domestico non come fatto privato ma come lavoro sociale, di riproduzione della forza-lavoro e quindi funzionale al sistema di produzione capitalista, poneva la questione del salario al lavoro domestico come forme di riconoscimento della sua vera natura; dall’altro chi, pur partendo dalla stessa analisi, sosteneva che la battaglia delle donne dovesse essere per l’abolizione del lavoro domestico, per la sua socializzazione, perché invece nel fare del suo pagamento il centro, questo rischiava di essere una cristallizzazione del ruolo domestico della donna (della serie: una volta che ti pago, allora tu lo devi fare, sia che lavoro fuori o no), e quindi una conservazione del suo aspetto oppressivo e non una liberazione dal lavoro domestico.
L’Mfpr – è stato detto – non è contraria in termini di principio a questa battaglia, ma inserisce questa rivendicazione nella piattaforma più generale dello sciopero delle donne, dove i punti principali sono il lavoro per tutte le donne – visto anche come emancipazione, ed effettiva indipendenza economica delle donne - e la riduzione del peso individuale dei servizi sociali che invece devono essere garantiti dallo Stato.
D’altra parte ogni battaglia si deve misurare e legarsi al livello di sensibilizzazione/bisogni delle donne. Nello stesso tempo, l’elevamento della coscienza delle donne è un processo collettivo legato soprattutto alla lotta di classe e di genere delle donne e quindi anche le rivendicazioni devono essere al servizio di questo processo.
L’incontro si è concluso con la consegna da parte del mfpr alla compagna di “Donna nuova” dei nostri ultimi materiali più significativi e con l’impegno a rafforzare il legame, anche nella prospettiva di una Conferenza internazionale.
La rappresentante del MFPR
23.5.13
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