22/05/13

Suicidiamoli prima noi!

Poliziotto uccide la moglie e si suicida
PADOVA - Un poliziotto ha ucciso la moglie con un colpo di pistola e si sarebbe suicidato con la stessa arma. Il fatto è avvenuto a Cadoneghe (Padova) ed è stato scoperto dai colleghi del poliziotto che sono andati da lui non avendolo visto arrivare al lavoro. Il motivo del gesto sarebbe riconducibile a motivi sentimentali.

Sul posto subito dopo che è scattato l'allarme sono giunti il Questore di Padova e il Pm di turno Vartan Giacomelli. Il poliziotto apparteneva al reparto mobile della polizia e sui problemi della coppia, al momento, non è trapelato nulla mentre sarebbe chiara la dinamica dell'omicidio-suicidio . I colleghi, a sorpresa, stamane, non hanno visto giungere al lavoro il poliziotto e quindi alcuni di loro sono andati a casa del collega. Dopo aver più volte ed inutilmente suonato il campanello, hanno deciso di entrare nell'abitazione trovando i due corpi privi di vita. All'opera ora, anche la polizia scientifica e un patologo, per stabile una prima sequenza dei fatti.

Qui sotto l'appello x una mobilitazione nazionale contro i femminicidi, corretto con il contributo del Comitato per i diritti civili delle prostitute e le prime adesioni e l'appello di Fiorella di Taranto
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Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…

124 le donne uccise in Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi di maggio,
un femminicidio continuo!
Molto spesso le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le donne.
Per gelosia o per possesso, sempre  in disprezzo del nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione, non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza. Diritti che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte. E allora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne.

Nessun governo,
tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, noto calpestatore della dignità delle donne.
Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.

Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione.
Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!

Chiediamo a tutte le donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.

Proponiamo il 6 luglio a Roma, il sabato precedente l’11 luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali) decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo Stato riserva alle donne.

10.5.13. Luigia e Concetta
Per contatti: sommosprol@gmail.com


Prime adesioni:

Comitato per i diritti civili delle prostitute
MFPR (movimento femminista proletario rivoluzionario)
Giuseppina Amato (Si Cobas - Milano)
Lavoratrici, disoccupate dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
Precarie, lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Palermo

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Cosa aspettiamo a rispondere con la nostra rabbia, con la nostra forza a chi ci vuole schiave sottomesse, a chi ci strappa ogni giorno la nostra dignità, chi finge di amarci ma ci fa a pezzi fisicamente e psicologicamente chi si maschera da giudice e non ci rende giustizia .
Padri padroni che ci stuprano , poi mariti e compagni che ci uccidono lo stato che ci sfrutta e non ci da' lavoro la chiesa che ci vuole "angeli del focolare" pronte a sfornare figli e chinare la testa, madri di chi ucciderà e violentera' altre donne , figli di questo sistema capitalista patriarcale e clerico  fascista.
Spezziamo le catene, mobilitiamoci unite, la nostra ribellione e' la nostra speranza!

Fiorella 

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