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In India, nella guerra popolare |
Dalla Palestina, al "ventre della bestia" degli Usa, dai paesi imperialisti europei, all'Italia, in tutti i paesi imperialisti e nei paesi oppressi dall'imperialismo e dai regimi reazionari, le donne lottano e resistono.
Il genocidio di Israele in Palestina, la guerra imperialista che si va sempre più estendendo nei paesi arabi, in Europa, fa massacri di donne, bambini e rende la loro vita sempre più terribile; nei paesi imperialisti la marcia reazionaria degli Stati e governi, e in alcuni paesi, a partire dall'Italia, con piani, azioni, ideologie da moderno fascismo crea l'humus adatto per femminicidi, stupri, attacco ai diritti fondamentali, come i tentativi di mettere in discussione il diritto d'aborto; piani che peggiorano, discriminano, immiseriscono, precarizzano sempre più le condizioni di lavoro delle donne, i loro salari, il carico di servizi familiari, di assistenza, ecc. ecc.; Tutto questo, però, alimenta la ribellione e la lotta delle donne, con il cuore nelle donne proletarie, delle masse popolari, delle immigrate.
Le donne hanno una doppia ragione per lottare; la ragione di classe - che è la contraddizione determinante, discriminante (perchè il fatto di essere donne non vuol assolutamente dire che stiamo dalla stessa parte delle Meloni, delle padroni, delle donne della classe borghese, delle donne nei posti di potere, ecc.) - e la ragione di sesso.
Questa lotta delle donne deve e può essere rivoluzionaria, perchè non c’è liberazione senza rivoluzione e la lotta delle donne, per la loro condizione di doppio sfruttamento e oppressione, è quella più inconciliabile con
qualsiasi aspetto del riformismo, anche quello apparentemente
radicale; perchè la condizione delle donne è di un attacco a 360
gradi, di oppressione
senz’altro, sintetizza tutte le oppressioni, verso
tutte le masse popolari.
Il Movimento femminista proletario rivoluzionario lavora perchè le donne, proletarie, delle masse popolari, le ragazze ribelli, siano l'anima e la forza più generalista, più radicale di una rivoluzione proletaria e socialista, che vada a fondo, una
rivoluzione nella rivoluzione, che sconvolga e trasformi la terra e
il cielo.
Le
donne essendo le prime ad essere state soggiogate nella storia
dell'umanità, saranno le ultime ad essere liberate, da qui la loro
spinta a portare la rivoluzione a forme più alte, che tocchi le questioni
sovrastrutturali, ideologiche, culturali, che combatta radicalmente le idee patriarcali, che si riciclano, si modernizzano alimentate dal moderno fascismo, e si manifestano come reazione/odio verso le spinte di indipendenza, ribellione ai legami oppressivi delle donne.
Dalla condizione delle donne nasce la “marcia in più”. Non è un
valore morale, è un’analisi scientifica.
La battaglia delle donne non è un’appendice della
lotta di classe, essa è parte determinante della lotta di classe, del movimento
proletario rivoluzionario.
Per questo le donne devono conquistarsi il loro posto centrale nella lotta dell'umanità e nella costruzione degli strumenti di questa lotta, in primis del Partito rivoluzionario, che chiamiamo tuttora Partito comunista, di tipo nuovo.
Non possiamo delegare ai compagni la costruzione di questo partito. Un partito che dal primo momento, per principio, deve creare le condizioni ideologiche e organizzative per un pieno sviluppo della militanza rivoluzionaria delle donne, in particolare delle donne proletarie, perchè le compagne siano dirigenti complessivi del partito rivoluzionario, per tradurre in forza materiale la parola d'ordine "scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione". Questo, dove sono in corso le guerre popolari, in primis in India, già avviene nel partito comunista maoista, nel ruolo nella guerra popolare.
Chi nega, attacca, o mette in secondo piano, delega, questa necessità del ruolo delle donne, che è ideologico, teorico, politico, pratico, nella costruzione del partito rivoluzionario, in realtà anche in questa battaglia strategica propaganda, volente o non volente, un ruolo subordinato delle donne, e limita la loro lotta ad un orizzonte parziale, oggettivamente riformista. Ma questa è la strada perdente del femminismo piccolo borghese non delle donne proletarie, delle masse popolari, non delle donne che resistono e lottano in tutto il mondo.
MOVIMENTO
FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO