GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
La celebrazione di questo giorno è svolta in una atmosfera di giubilo per la vittoria dell’esercito rosso e delle armate angloamericane sul suolo tedesco. Le donne italiane hanno fatto dell’8 marzo una giornata di mobilitazione e di lotta di tutte le forze femminili antifasciste ed antitedesche. All’ appello e sotto la direzione dei Gruppi di difesa della donna, in tutte le città, nei grandi e nei piccoli centri, tutte le operaie, le impiegate, le casalinghe e le intellettuali, sono scese in campo agitando tutte le rivendicazioni immediate contro la fame e le violenze nazifasciste.
In questo giorno sono state ricordate tutte le donne cadute eroicamente sulla breccia e le combattenti che lottano clandestinamente, sfidando ogni giorno la deportazione, il carcere, le torture ed anche la morte.
A Milano alcune centinaia di donne si sono recate al cimitero ricoprendo di fiori le tombe dei nostri eroici caduti. I mazzi di fiori erano legati con nastro tricolore portando i nomi dei Gruppi di difesa della donna.
Dopo qualche minuto di raccoglimento e fra la commozione di tutti i presenti un’aderente lesse l’elenco delle nostre eroine cadute per la liberazione dell’ Italia e commemorò tutte le vittime. Un’ altra donna prese pure la parola incitando alla lotta; un cieco vittima del fascismo, presente alla manifestazione, volle prendere la parola. Mentre parlava copiose lacrime scendevano dai suoi occhi spenti, suscitando ancora più la commozione dei presenti.
Sempre a Milano, una grande manifestazione avvenne alla prefettura ed alla SEPRAL, dove centinaia di donne reclamavano viveri e combustibili. “Siamo la rappresentanza di tutte le donne milanesi”, esse dissero, “vogliamo viveri perché abbiamo fame e della legna perché manca il gas.”
Le donne si batterono coraggiosamente contro il prefetto e i dirigenti della SEPRAL che cercavano di calmarle e lasciarono gli uffici solo in seguito alla promessa che sarebbe avvenuta subito una distribuzione di viveri. Quasi in tutte le fabbriche vi furono alcune ore di sciopero e la presentazione a mezzo di delegazione, di rivendicazioni salariali; distribuzione di manifestini che spiegavano il significato dell’8 marzo, affissione di manifestini con i nomi delle eroine cadute e grandi cartelli con le scritte a stampatello inneggianti alla giornata della donna, ai Gruppi di difesa, ai partigiani.
In alcune fabbriche furono esposte fotografie di donne fucilate, con la dedica: “Gloria e onore alle eroine cadute”. L’ esposizione è durata tre ore e durante tutto questo tempo due aderenti ai “Gruppi della donna”, a turno, con i nastri tricolori puntati sul petto, montarono la guardia d’ onore.
Tutte le maestranze riverenti e commosse hanno sfilato dinanzi alle fotografie. Gli stabilimenti furono imbandierati un po’ dappertutto. Bandierine su ogni macchina, sugli orologi dei reparti, nastri tricolori sui capelli e sul petto delle donne. Furono raccolte somme a favore dei Gruppi e del nostro giornale “Noi donne” e pro partigiani.
In vari stabilimenti nostre aderenti, venute da fuori, hanno parlato alle maestranze, nei refettori e nei reparti, sollevando ovunque vivissimo entusiasmo.
I comizi terminavano al canto di inni e inneggiando ai Gruppi di difesa della donna. Anche a Torino ebbero luogo manifestazioni al cimitero e nelle fabbriche. Così in Liguria, in Emilia, veneto e dovunque, l’ 8 marzo è stato per le donne dell’ Italia occupata un giorno di lotta contro i nemici della patria.
(Della manifestazione al cimitero di Torino abbiamo riportato sopra)
ASSISTENZA
L’ assistenza è uno dei compiti più importanti della nostra organizzazione. In un primo tempo l’assistenza veniva praticata quasi tutta attraverso ai vari partiti e solo in piccola parte a mezzo delle organizzazioni femminili e dei comandi militari. Ora quasi tutto il lavoro assistenziale è svolto dai Gruppi di difesa: assistenza morale e materiale alle famiglie colpite dalla reazione, assistenza sanitaria alle famiglie sussidiate, distribuzione di generi vari oltreché di denaro ai più bisognosi (scarpe, indumenti, viveri ecc.). Nostre insegnanti si prestano a dare lezioni ai bambini che ne abbisognano, offrendo loro libri e quaderni. E’ svolta inoltre l’assistenza ai carcerati con l’invio di pacchi, denaro, scambio di lettere tra famiglie e carcerati.
Per pasqua erano stati inviati ai carcerati pacchi collettivi.
A Milano per esempio furono inviati cinquantasei pacchi contenenti ognuno cento ravioli, due salami, diciotto uova sode, cinque pacchi di sigarette, un chilogrammo di formaggio grana, tre etti di burro, due etti di sale, quattro etti di zucchero, tre colombe dolci da mezzo chilogrammo l’una, un vaso di marmellata, un vaso estratto di carne. La merce in alcuni posti è stata offerta dal CLN ed i pacchi confezionati dalle donne dei Gruppi. Sempre per opera dei gruppi in varie località viene svolto abbastanza bene il servizio postale fra partigiani e famiglie.
Si aiutano poi i malati e i tubercolosi ritornati dalla deportazione in Germania. Ormai tutti i partiti apprezzano l’attività e il grande lavoro svolto dalla nostra organizzazione nel campo dell’assistenza. Si riconosce che tutti i compiti assistenziali devono essere affidati a questo organismo femminile che ha già dato tante buone prove. Ogni mese milioni e milioni di lire vengono distribuite in modo equo fra migliaia di famiglie.
VOLONTARIE DELLA LIBERTA’
Già prima che si costituissero le brigate e i distaccamenti delle “Volontarie della libertà”, per iniziativa dei Gruppi, le donne lavoravano attivamente con le organizzazioni armate (partigiani, GAP, SAP, ecc.) come infermiere nelle formazioni, staffette, portaordini ecc.
Il primo distaccamento si è costituito in Piemonte sei o sette mesi fa. Composto di spose, di mamme e di sorelle di partigiani.
Le componenti questo distaccamento che lavoravano sulla montagna accanto alla II brigata Garibaldi, “Giambone”, avevano vari compiti: qualcuna funzionava come collegatrice o staffetta, ma in maggioranza esse davano la loro opera come cuoche, lavandaie e stiratrici.
In Liguria, poco dopo, furono costituite tre brigate cittadine di SAP femminili con i nomi di “Alice Noli” prima donna genovese fucilata; “Irma Bandiera”, fucilata a Bologna; “Anita Garibaldi”. Gruppi di volontarie funzionano poi in Piemonte, in Lombardia, in Emilia ecc. In questi ultimi tempi si stanno organizzando pronte a partecipare all’ attacco finale. Le volontarie sono inquadrate in squadre di pronto soccorso di sanità, in squadre per il recupero di armi e munizioni, per i tagli dei fili telegrafici, per asportare pali indicatori tedeschi e per il lancio di chiodi sulle strade camminabili. Vi sono delle squadre di informatrici, staffette, collegatrici. Abbiamo alcune commissarie politiche nelle formazioni partigiane.
Delle audaci volontarie hanno portato via dagli ospedali i partigiani feriti che erano in attesa di essere fucilati. In alcuni posti se li sono caricati sulle spalle, non potendo i feriti camminare, trasportandoli in luoghi più sicuri.
Le nostre volontarie espongono continuamente la vita e lo fanno con grande coraggio. Sovente vengono elogiate e citate all’ ordine del giorno per atti d’audacia e abnegazione.
Molte di esse arrestate e torturate si sono comportate magnificamente non pronunciando una parola che potesse recar danno alle loro compagne e all’ organizzazione. Fra di esse vi sono delle fanciulle come Edera Francesca (19anni), la Irma Bandiera, le sorelle Arduino e tante altre, delle spose e delle mamme come la Clelia Corradini, Alice Noli ecc., che lasciarono dei bimbi in tenera età, e vi sono delle donne come la Binda Teresa, una vecchia mamma di 70 anni, fucilata perché riforniva di viveri il figlio partigiano e i suoi compagni.
Le nostre eroine cadute raggiungono già un numero rilevante: Edera Francesca, Irma Bandiera, Alice Noli, Clelia Corradini, Binda Teresa, Sante Adele, Negri Ines, Paola Garelli, Franca Lanzoni, Arduino Libera, Arduino Vera e tante altre delle quali non abbiamo ancora i nomi.
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