10/04/25

Settimana India - Le donne trasformano la violenza dello Stato, dell'esercito in fattore di ribellione, aderendo alla guerra popolare


Anuradha Gandhy, dirigente del Partito Comunista dell'India (Maoista), oggi non 
più in vita, in un'intervista parlava in particolare sulle condizione delle donne delle città urbane: 
"… tutte le donne in India subiscono l'oppressione feudale, capitalista, imperialista e patriarcale, ciò avviene in varie forme in diverse aree, urbane e rurali. Le donne della classe operaia e le donne della classe media nelle aree urbane hanno alcuni problemi specifici. In primo luogo, se guardiamo ai problemi all'interno della famiglia, anche nelle aree urbane le donne sono oppresse dalla cultura feudale… Le ragazze non sposate sono sotto pressione per sposare un uomo della stessa casta e religione… Anche se una donna vuole lavorare fuori casa dovrà ottenere il permesso di suo padre, fratello o marito. Così diventa inevitabile per le donne combattere anche per l'indipendenza economica.
Le donne nelle aree urbane…ottengono posti di lavoro in fabbriche, uffici, scuole, ospedali e negozi. Ma in molti posti di lavoro non sono pagate allo stesso modo degli uomini … e in cima a tutto questo esse devono fronteggiare le vessazioni da parte degli appaltatori e degli uomini per i quali lavorano. Ciò avviene in molte forme.
...un altro punto è che l'influenza della cultura imperialista è molto grande sulle donne urbane. Non solo sono influenzate dal consumismo, ma ne sono anche vittime. Questo aumenta di giorno in giorno. Invece dei valori umani si dà più importanza alla bellezza e ai prodotti di bellezza. La conseguenza è che vi è un ambiente di insicurezza a causa di atrocità e molestie nelle aree urbane…"
Ma soprattutto in India le violenze, uccisioni delle donne, che in questi ultimi periodi in alcuni Stati hanno fatto esplodere grandissime manifestazioni di massa, in cui la partecipazione delle donne, delle giovani, è stata enorme, vengono perpetrati direttamente da parte dello Stato indiano come arma di repressione soprattutto nelle zone rurali dove è in corso la guerra popolare, gli stupri atroci di contadine, delle donne dei villaggi, delle donne dalit, da parte della polizia e delle forze militari e paramilitari sono una normalità; e gli stupri odiosamente accompagnano sempre le torture contro le compagne maoiste arrestate.
Moltissime donne, compagne hanno però trasformato questa violenza subita, le condizioni brutali di vita, la repressione dell'esercito di Stato in impetuoso fattore di ribellione e aderendo alla guerra popolare oggi costituiscono più del 50% dei combattenti costituendo una parte fondamentale della guerra rivoluzionaria del popolo guidata dal Partito Comunista maoista.
"La guerra popolare ha mandato in frantumi le esitazioni delle donne del Dandakaranya"...
La questione delle donne è quindi uno degli elementi fondamentali trattati dal Partito Comunista indiano maoista, lo sviluppo e il rafforzamento della militanza rivoluzionaria delle donne, tante sono quadri nell'esercito e all'interno del partito, anche se passi in avanti si devono ancora fare per affermare pienamente il ruolo dirigente delle compagne – scrive Anuradha Gandhy: "…Ovunque il partito lavora in modo sistematico, possiamo vedere che la partecipazione delle donne è maggiore in tutte le attività e movimenti politici… ma vi è anche la necessità di dare speciale formazione sociale e politica alle donne… Anche se si stanno contrapponendo a tali grandi nemici e forze, la timidezza e il senso di subordinazione, i cui i resti sono ancora presenti, sono anch'essi i loro grandi nemici che ostacolano il loro sviluppo... Devono combattere contro i nemici che si trovano innanzitutto dentro di sé… Per affrontare tutte queste sfide le nostre compagne dovrebbero raggiungere la maturità politica e ideologica e avere fiducia in se stesse… per portare avanti anche la comprensione per quanto riguarda la vera liberazione della donna intervenendo anche nel movimento delle donne che sta andando avanti nella forma di varie correnti nel paese…".
La lotta contro l'oppressione feudale/patriarcale/maschilista nelle zone del nuovo potere è una lotta concreta, quotidiana, che seppur complessa è avanzata sia praticamente che ideologicamente anche attraverso le organizzazioni di massa specifiche per le donne dirette dal partito, ma questa lotta avviene anche all'interno del partito, nelle file rivoluzionarie contro la permanenza o il riprodursi di manifestazioni patriarcali, anche attraverso specifiche campagne di rettifica.
Il protagonismo delle donne nella guerra popolare in India mostra che mentre si porta avanti la lotta di classe rivoluzionaria nel contempo si mette in moto la lotta per una trasformazione delle idee, della cultura, della famiglia, delle tradizioni religiose…"

La guerra popolare in India rappresenta pertanto un esempio internazionale della lotta di liberazione delle donne e del mettere in atto la rivoluzione nella rivoluzione, un esempio verso cui come compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario, abbiamo sempre guardato nel cammino non facile ma entusiasmante, in un paese imperialista come l'Italia, volto alla conquista alla lotta rivoluzionaria della maggioranza delle donne.
Il collegamento/sostegno con la lotta rivoluzionaria delle compagne indiane è e deve essere uno stimolo, ispirazione e incoraggiamento reciproco: in particolare oggi nel nostro paese il nostro terreno di lotta principale sul piano delle donne è la condizione di vita e di lavoro, la doppia oppressione delle donne proletarie, operaie, precarie, disoccupate, immigrate.

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