«Abbiamo assistito a un aumento del 288% della richiesta di interventi salvavita da parte di chi ha subito stupri e violenze sessuali. Stiamo cominciando a vedere l'uso sistematico di stupro e violenza sessuale come arma di guerra» ha detto Anna Mutavati, direttrice regionale dell'agenzia Donne delle Nazioni Unite, parlando in videocollegamento da Port Sudan ai giornalisti riuniti nella sede Onu di Ginevra.
Senza scuola il 90% dei bambini. La metà degli oltre 30 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria sono bambine e bambini. Come lo è più della metà dei quasi 15 milioni di sfollati. Quasi uno su tre ha meno di cinque anni.
Nelle aree dove si presentano opportunità di ritorno, denuncia l'Unicef, gli ordigni inesplosi e l'accesso limitato ai servizi essenziali mettono a rischio la vita dei più piccoli. I tassi di vaccinazione sono in calo e il 90% degli alunni non va più a scuola. «Con l'arrivo della stagione delle piogge - osserva la direttrice generale, Catherine Russell - i bambini che stanno già soffrendo per la malnutrizione e le malattie, saranno più difficili da raggiungere. E i bisogni continuano a superare i finanziamenti a disposizione».
Già all'inizio del 2023 la situazione del Sudan, paese poverissimo e già travagliato dal conflitto ventennale interno nella regione occidentale del Darfur - dove nel febbraio del 2003 i ribelli avviarono gli scontri con il governo di Kharthum accusato di opprimere la popolazione locale non araba -, era disastrosa, con 7,8 milioni di bambine e bambini bisognosi di assistenza umanitaria. Ora quel dato risulta raddoppiato.
L'emergenza nei campi profughi in Ciad e Sud Sudan. Senza cibo e nel tentativo di mettersi in salvo dai combattimenti, sempre più persone sono spinte a fuggire oltreconfine in Ciad e in Sud Sudan, affollando ulteriormente i campi profughi di due Paesi tra i più poveri al mondo e alle prese con crisi interne.
«Abbiamo lasciato le nostre case, insieme ad altre famiglie, e abbiamo percorso 61 chilometri a piedi, senza acqua né cibo. Dopo due giorni di sofferenza sulla strada, siamo arrivati a al-Fasher (capitale del Darfur), dove abbiamo trovato molte persone sfollate nella scuola di Tombasi e abbiamo deciso di restare». Abu Hassan è una delle 125 milioni di persone che Coopi Cooperazione Internazionale ha supportato in venti anni di attività in Sudan.
Ad al-Fasher negli ultimi giorni si sono intensificati gli attacchi dei paramilitari. Oltre 400 i morti in meno di una settimana. Ai raid aerei si aggiungono gli assalti delle bande criminali. A Nyala, nel sud Darfur, la popolazione vive da due anni senza energia elettrica e sotto coprifuoco, scarseggiano i beni di prima necessità e il numero degli abitanti è quadruplicato con l'arrivo degli sfollati.
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«Mai visto bimbi in condizioni così gravi». Dal Centro pediatrico di Nyala, nel Sud Darfur, l'infermiera e coordinatrice medica di Emergency, Laura Ena testimonia: «Vediamo pazienti che arrivano in condizioni sempre peggiori. La pessima alimentazione e la mancanza di acqua potabile causano un aumento costante dei casi di gastroenteriti e infezioni, ma anche malnutrizione severa e anemia. Non ho mai visto bambine e bambini in condizioni così gravi prima dell'inizio di questa guerra. Noi siamo aperti 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per far fronte alle necessità di tutti».
Nella capitale Emergency, che non ha mai lasciato il Paese, è l'unica Ong internazionale presente ed è rimasta sempre operativa, con un centro di cardiochirurgia e un ambulatorio pediatrico.
Molti sono arrivati completamente disidratati, molti bambini sono morti di sete durante il tragitto.
La guerra delle milizie e delle forze armate contro i civili sudanesi è entrata nel terzo anno. La strage continua.
da Avvenire.it
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