Era diventata un simbolo antiviolenza: Ragusa, aggredita in ospedale la donna eritrea
“Ci porta malattie, è
inammissibile che sia entrata qui”, le hanno urlato delle persone all’ospedale
“Maria Paternò Arezzo”
di
GIORGIO RUTA
Ha
dovuto sopportare anche questo la povera Fara. “Ci porta malattie, è
inammissibile che sia entrata qui”, le hanno urlato delle persone all’ospedale
“Maria Paternò Arezzo” di Ragusa dove è ricoverata sua figlia di poche
settimane. “Vattene”, le hanno gridato in faccia un gruppo di mamme, quando
l’hanno vista entrare nel reparto di neonatologia. I medici hanno cercato di
stemperare il clima, ma le donne hanno chiamato i carabinieri che sono intervenuti
e hanno riportato la calma.
Fara è sbarcata a Pozzallo sabato notte, ha partorito da sola in Libia dopo aver subito uno stupro. La sua storia è stata un simbolo nella giornata contro la violenza sulle donne. Subito dopo l’aggressione, la migrante è stata portata, assieme alla bambina, in una stanza. La piccola, dopo un aggravarsi delle sue condizioni, mostra segni di miglioramento e prende peso, come riporta l’Agi. "E' un episodio che ci sorprende e ci amareggia, perché Ragusa non è questo. Sto cercando di capire meglio quello che è successo. Inviterò Fara in comune, la nostra è una città propensa all'accoglienza", dice il sindaco Peppe Cassì.
Nessun commento:
Posta un commento