Dopo lo stupro e l’omicidio della 16enne Desirée a
Roma, vorrei raccontare quanto segue. Il 24 settembre, durante il
giro della Puglia, arrivo a Lecce. Nel dirigermi a piedi verso il
centro, in uno dei corsi principali, vengo attratta da una grande
scritta in nero sul muro di un edificio: «Lo stupro non è reato è
un diritto del patriarcato». Mi arrabbio, ma non ho la prontezza
di scattare una foto. Questo fatto macchia il mio ricordo,
peraltro buono, della visita della città e continua a rodermi
dentro. Al mio rientro al Nord, invio via mail una segnalazione al
sindaco. Mi risponde la segreteria, spiegando che non possono
intervenire trattandosi di edificio privato. Ribatto che si faccia
almeno un energico richiamo scritto alla proprietà affinché
intervenga per l’eliminazione della scritta. Non concepisco che si
possa vivere e lavorare nella più totale indifferenza in un posto
così indegnamente deturpato. A oggi nessun seguito. La mia
sensazione di donna ormai matura e purtroppo disincantata, è che
la questione sia stata minimizzata, diventando così
pericolosamente complici di un pensiero che temo strisci
subdolamente tra troppi maschi italiani e non. Mi chiedo: quante
ragazze e donne dovranno ancora essere immolate loro malgrado, sul
cammino verso il riconoscimento totale e definitivo della dignità
e libertà della donna? Ho una risposta. E non mi piace.
Giovanna Barbirato
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