Sabato 7 febbraio 2009 a Roma, l'assemblea dei sindacati di base CUB, Confederazione Cobas e SdL Intercategoriale, si è impegnata a raccogliere le indicazioni contenute nel documento presentato dalle donne ed elette RSU (su questo le compagne di Bologna invieranno a breve un comunicato), e ad attivarsi nella mobilitazione, sia per contrastare l'allungamento dell'età pensionabile per le donne a 65 anni che per contrastare il peggioramento dei coefficienti utilizzati per il calcolo della pensione.
In quell’occasione sono stati distribuiti i volantini con l’appello per lo sciopero delle donne del tavolo 4 (lavoro/precarietà/reddito) della rete Sommosse. La risposta di molte donne, anche di una migrante che si trovava nel piazzale antistante il teatro (dove si svolgeva l’assemblea) è stata estremamente positiva e propositiva. Alcune donne hanno accolto con entusiasmo e aspettative l’appello di uno sciopero delle donne verso l’8 marzo, per il 6 (la data è stata proposta da chi distribuiva il volantino, in base alle riflessioni emerse nell’assemblea del 24 gennaio). Una compagna iscritta alla CGIL (che è stata invitata alla discussione sulla mailing list), ha sottolineato come la data dell’8 marzo possa avere non solo un significato simbolico importante nella lotta delle donne contro una violenza perpetrata a livello sistemico sulle nostre condizioni di vita e di lavoro, ma anche un valore di “ponte” ai bisogni delle tante lavoratrici migranti, che altrimenti hanno difficoltà ad organizzarsi. Lo stesso “minimo comun denominatore” (l’essere una donna lavoratrice) è emerso dalle parole e dall’entusiasmo di una donna immigrata, non sindacalizzata e senza documenti, quindi senza “cittadinanza”, senza diritto alla cura, al lavoro, alla vita (diritto che per l’UTERO di Eluana diventa un dovere): “sono una donna immigrata e per questo sistema esisto solo per essere sfruttata, non una, non due, ma almeno tre volte. O non esisto. Quando la fate la manifestazione? Voglio esserci!!!”.
Questo ed altri incoraggiamenti sono arrivati da quel volantinaggio (che può avere avuto, se non altro, un importante valore di “inchiesta”). E quel volantinaggio ci dice che siamo nella giusta strada, che i nostri desideri non sono solo i nostri ma sono condivisi. Abbiamo acceso una speranza, una scintilla, ora dobbiamo alimentarla e raccogliere e unirci ai sogni di tutte le donne proletarie, che in quanto tali sono doppiamente e triplamente sfruttate e violentate.
Il 13 febbraio a Roma, porteremo ancora il nostro appello per lo sciopero delle
donne e lo distribuiremo alle lavoratrici del P.I., alle operaie, alle donne immigrate, alle studentesse, alle disoccupate.
Saremo lì per costruire con tutte loro lo sciopero delle donne, perché, come è stato risposto ad un lavoratore che ci chiedeva:”perché delle donne?”,
“ABBIAMO DOPPIE E/O TRIPLE RAGIONI PER PRETENDERLO, E NON CI LIMITEREMO A CHIEDERLO!”
VENERDI’ 13 FEBBRAIO 2009 A ROMA CI INCONTREREMO TUTTE A P.ZZA S. GIOVANNI, INTORNO ALLE ORE 12 SOTTO LA STATUA DI S. FRANCESCO, PER TROVARE UNA RISPOSTA DI GENERE E DI CLASSE ALLA CRISI, AL RAZZISMO, ALLA VIOLENZA
Un saluto di lotta a tutte
luigia
In quell’occasione sono stati distribuiti i volantini con l’appello per lo sciopero delle donne del tavolo 4 (lavoro/precarietà/reddito) della rete Sommosse. La risposta di molte donne, anche di una migrante che si trovava nel piazzale antistante il teatro (dove si svolgeva l’assemblea) è stata estremamente positiva e propositiva. Alcune donne hanno accolto con entusiasmo e aspettative l’appello di uno sciopero delle donne verso l’8 marzo, per il 6 (la data è stata proposta da chi distribuiva il volantino, in base alle riflessioni emerse nell’assemblea del 24 gennaio). Una compagna iscritta alla CGIL (che è stata invitata alla discussione sulla mailing list), ha sottolineato come la data dell’8 marzo possa avere non solo un significato simbolico importante nella lotta delle donne contro una violenza perpetrata a livello sistemico sulle nostre condizioni di vita e di lavoro, ma anche un valore di “ponte” ai bisogni delle tante lavoratrici migranti, che altrimenti hanno difficoltà ad organizzarsi. Lo stesso “minimo comun denominatore” (l’essere una donna lavoratrice) è emerso dalle parole e dall’entusiasmo di una donna immigrata, non sindacalizzata e senza documenti, quindi senza “cittadinanza”, senza diritto alla cura, al lavoro, alla vita (diritto che per l’UTERO di Eluana diventa un dovere): “sono una donna immigrata e per questo sistema esisto solo per essere sfruttata, non una, non due, ma almeno tre volte. O non esisto. Quando la fate la manifestazione? Voglio esserci!!!”.
Questo ed altri incoraggiamenti sono arrivati da quel volantinaggio (che può avere avuto, se non altro, un importante valore di “inchiesta”). E quel volantinaggio ci dice che siamo nella giusta strada, che i nostri desideri non sono solo i nostri ma sono condivisi. Abbiamo acceso una speranza, una scintilla, ora dobbiamo alimentarla e raccogliere e unirci ai sogni di tutte le donne proletarie, che in quanto tali sono doppiamente e triplamente sfruttate e violentate.
Il 13 febbraio a Roma, porteremo ancora il nostro appello per lo sciopero delle
donne e lo distribuiremo alle lavoratrici del P.I., alle operaie, alle donne immigrate, alle studentesse, alle disoccupate.
Saremo lì per costruire con tutte loro lo sciopero delle donne, perché, come è stato risposto ad un lavoratore che ci chiedeva:”perché delle donne?”,
“ABBIAMO DOPPIE E/O TRIPLE RAGIONI PER PRETENDERLO, E NON CI LIMITEREMO A CHIEDERLO!”
VENERDI’ 13 FEBBRAIO 2009 A ROMA CI INCONTREREMO TUTTE A P.ZZA S. GIOVANNI, INTORNO ALLE ORE 12 SOTTO LA STATUA DI S. FRANCESCO, PER TROVARE UNA RISPOSTA DI GENERE E DI CLASSE ALLA CRISI, AL RAZZISMO, ALLA VIOLENZA
“NEL BASSO CI AVETE RELEGATE E DAL BASSO CI RIORGANIZZIAMO”
solo questa è la nostra promessa e da qui ripartiamo, dalle strade e dalle piazze, con il confronto diretto e orizzontale con le delegate e con le “irrappresentabili”.Un saluto di lotta a tutte
luigia
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