Il 20 febbraio sosteniamo i compagni sotto processo in Turchia! Denunciamo i crimini dello Stato fascista turco!
Venerdì 20 febbraio si terrà in Turchia, presso la corte di Besiktas (Istanbul), la quinta udienza del processo contro 23 tra giornalisti, animatori radio, scrittori, sindacalisti, militanti socialisti e giovani attivisti, arrestati nel settembre del 2006 e accusati di esser membri e capi del MLCP (Partito Comunista Marxista Leninista della Turchia).
In sostegno degli imputati per i quali sono state richieste pene pesantissime (per tredici di essi una condanna a più ergastoli, mentre per i rimanenti dieci, condanne tra i 10,5 e i 45 anni di detenzione) si è sviluppata una vasta campagna internazionale denominata “We Want Freedom Campaign” a cui l’ASP ha dato sin da subito la sua adesione contribuendo a denunciare agli occhi dell’opinione pubblica italiana il tentativo dello Stato turco di mettere a tacere ogni forma di opposizione politica al suo regime fascista e in particolare il tentativo di criminalizzazione e di messa fuori legge del movimento comunista turco che da decenni rappresenta un baluardo di difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e delle masse popolari di quel paese.
Ricordiamo che nonostante il cosiddetto “processo di democratizzazione in corso” vergognosamente propagandato dagli stati imperialisti europei, la Turchia continua a detenere il primato del più alto numero di prigionieri politici al mondo e a ricevere richiami per le continue violazioni dei diritti umani. Nei rapporti di Amnesty International sulla Turchia si sottolinea come siano continuate a pervenire segnalazioni di tortura, che hanno evidenziato anche il crescente impiego di metodi che non lasciano segni visibili sul corpo. I detenuti continuano ad essere sottoposti a trattamenti quali scosse elettriche, sospensione per le braccia e la falaka (percosse sotto la pianta dei piedi). Altri metodi di tortura e di maltrattamenti regolarmente segnalati comprendono percosse gravi, l'essere colpiti con violenti getti d'acqua fredda pressurizzata, l'essere denudati durante gli interrogatori, le minacce di morte e altre torture psicologiche, la privazione del sonno, del cibo, di qualsiasi bevanda e la proibizione ad usare i servizi igienici.
Secondo i rapporti, le donne e le ragazze arrestate hanno subito frequentemente stupri e abusi di tipo sessuale.
Solo alcune delle nefandezze di cui si è macchiato lo Stato fascista turco: Il 19 dicembre 2000 lo Stato turco con l’utilizzo di 8.335 soldati diede l’assalto ad alcune prigioni con l’obiettivo di stroncare il movimento dello sciopero della fame fino alla morte iniziato dai prigionieri contro la detenzione nelle celle d’isolamento di tipo-F. Il risultato di questa carneficina perpetrata con l’uso di 20.000 bombe lacrimogene, napalm e fosforo bianco fu l’assassinio di 28 prigionieri politici bruciati vivi nelle loro celle e il ferimento di molte centinaia di essi.
Il 10 ottobre 2008 è morto a seguito delle torture subite dalle sue guardie carcerarie, Engin Ceber, un giovane attivista, arrestato per avere partecipato ad una conferenza stampa.
L'autopsia e altri referti medici hanno dimostrato che Engin è stato sottoposto a tortura ininterrottamente dal 28 settembre 2008, giorno del suo fermo, fino al 7 ottobre 2008.
Il governo turco ha dovuto ammettere la tortura e ha chiesto pubblicamente scusa, ma continua a proteggere i responsabili della morte di Engin al pari dei poliziotti che il 7 ottobre 2007 spararono su Ferhat Gerçek, mentre diffondeva la rivista politica Yürüyüs, costringendolo per sempre su una sedia a rotelle.
Novembre 2008: una vera e propria campagna di incitamento al linciaggio è stata promossa dalle Autorità turche con l’ausilio di siti e giornali nazionalistici contro il redattore di Info-Türk , Dogan Özgüden residente in Belgio e reo di aver promosso e sostenuto una conferenza internazionale nella sede del Parlamento Europeo di commemorazione del massacro della popolazione kurda di Dersim, perpetrato nel 1938 dall'esercito turco.
A seguito di incitazioni e provocazioni simili fatte dai mass-media turchi, nel 2007, era stato assassinato ad Istanbul il giornalista di origine armena, Hrant Dink.
5 dicembre 2008: il tribunale turco di Diyarbakir condanna Leyla Zana, ex parlamentare ed esponente politica curda, già premio Sakharov per la pace nel 1995 e candidata al Nobel, a 10 anni di prigione per "propaganda terroristica".
Solo lo scorso aprile Leyla era stata condannata a 2 anni di reclusione per aver dichiarato, durante le feste del Newroz, che il popolo curdo ha tre leader: Massud Barzani (presidente della regione autonoma Kurdistan), Jalal Talabani (presidente dell'Iraq) e Abdullah Ocalan (ex capo del Pkk, in carcere dal 1999 nell'isola-prigione di Imrali, a proposito del quale Amnesty International recentemente è intervenuta per segnalare la grave situazione in cui versa a causa del prolungato isolamento totale) Leyla aveva pubblicamente dichiarato: "Sono grata a questi tre leader. Tutti loro hanno un posto nei cuori e nelle menti dei curdi".
Contro il fascismo dello Stato turco,
Contro lo sterminio del popolo curdo e di tutte le altre minoranze etniche e religiose dell’Anatolia
In sostegno ai sinceri democratici, ai comunisti, agli anticapitalisti, agli antimperialisti che vengono perseguitati, imprigionati e uccisi per opporsi alla violenza e ai crimini del regime di Ankara
l’Associazione Solidarietà Proletaria invita a una giornata di mobilitazione e di denuncia il 20 febbraio 2009.
In questa giornata di solidarietà internazionalista ricorderemo e protesteremo inoltre contro l’ingiusta detenzione, nel carcere di Nuoro, del compagno turco Avni Er, condannato dal tribunale di Perugia, il 20 dicembre 2006, a 7 anni di carcere insieme alla compagna Nazan Ercan (estradata lo scorso 6 agosto in Germania dopo aver scontato 5 anni di detenzione nel carcere di Rebibbia a Roma).
Questa condanna rappresenta una pagina nera della storia del nostro paese. Con essa lo Stato italiano ha nei fatti siglato, un patto di vergognosa collaborazione con Ankara nella persecuzione degli oppositori politici turchi che anche i nostri tribunali, per compiacere ai loro alleati, hanno condannato come “terroristi”. In questa giornata di lotta chiediamo a gran voce l’immediata liberazione di Avni Er e il riconoscimento nei suoi confronti dello status di rifugiato politico.
Libertà e solidarietà per gli oppositori e i comunisti imputati del processo del 20 febbraio!
Libertà e solidarietà con tutti i prigionieri politici turchi! Al fianco del popolo turco, kurdo e di tutte le minoranze dell’Anatolia! Protestiamo affinché lo Stato italiano e le amministrazioni regionali cessino immediatamente ogni tipo di collaborazione economica, politico e militare con il regime turco che continua sistematicamente a macchiarsi dei peggiori crimini! No alla criminalizzazione del dissenso, della contestazione sociale in Turchia come nel nostro paese e nel mondo! No alla criminalizzazione del comunismo! Libertà per Avni Er!
Promuove:
Associazione Solidarietà Proletaria
Prime adesioni:
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC), Sindacato Lavoratori in Lotta- per il Sindacato di classe (SLL), Proletari Comunisti, Rete Antifascista Perugina
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