“Care amiche italiane ascoltateci siamo le donne di un popolo afflitto dalla guerra!!”
E’ questo l’appello di Risha, una giovane studentessa della comunità Tamil che vive a Palermo, che abbiano conosciuto ad uno dei presidi, a cui abbiamo partecipato in solidarietà, che da alcuni giorni la comunità Tamil appunto sta facendo in contemporanea a tante manifestazioni in tante altre città nel mondo.
Risha ha 18 anni e da quando ne aveva due vive a Palermo con la madre e le sorelle “Sono Tamil, dice sorridendo, ma mi sento anche palermitana, praticamente sono cresciuta in questa città”.
Il sorriso non c’è più quando comincia a raccontarci del suo popolo e della sua terra di origine lontana dove è andata alcuni anni fa ma in cui non ha trovato più il padre ucciso in guerra.
Da più di 28 anni infatti nello Sri Lanka è in atto una guerra civile tra l’esercito governativo cingalese e la minoranza etnica Tamil che lotta per l’indipendenza del territorio del nord est dell’isola. Fino ad oggi sono in cinquanta mila i soldati governativi che circondano i territori Tamil, tenendo sotto pressione circa quattro milioni di civili nel solo territorio di Vanni, “un vero e proprio massacro, ci dice Risha, di cui nessuno però parla o solo per criminalizzare un popolo che come i palestinesi ha diritto alla sua terra”.
Ogni giorno sono in centinaia i civili vittime della guerra ed altrettanti i feriti che muoiono senza ricevere le accurate visite mediche, poiché i convogli umanitari sono sempre dirottati verso i campi militari delle Forze Armate Governative dello Sri Lanka.
Risha si arrabbia, i suoi grandi occhi neri si accendono quando pensa alle tante donne e bambini uccisi, feriti, violentati, torturati senza pietà nei villaggi.
Ci mostra un grande pannello circondato da tanti lumini accesi, vi sono raffigurati i volti di 69 donne, molte giovanissime come lei, violentate e uccise insieme in un villaggio durante una retata dell’esercito governativo.
“Le donne vengono fermate nei check-point, portate all’interno dei campi con la scusa di perquisizioni e poi atrocemente violentate e abbandonate prive di sensi dinanzi le loro abitazioni. Molte subiscono gravi danni psicologici e tante altre si suicidano per la vergogna.
Lo stupro è usato come arma di stato ma si arriva a pratiche davvero disumane che si ripetono di villaggio in villaggio, per colpire e umiliare ancora di più nel profondo, alla donna, dopo che è stata stuprata,viene infilato nella vagina il pene tagliato al marito o al fratello o al padre ucciso, ma di tutto ciò che ne sa l’opinione pubblica? I giornalisti, anche quelli cingalesi che cercano di far conoscere la verità sui massacri dell’esercito governativo vengono uccisi, denunciamo il governo cingalese perché colpevole del genocidio del popolo tamil che lotta per la sua autodeterminazione ma denunciamo anche quei governi come gli Usa che definiscono la lotta giusta del nostro popolo lotta terrorista così come tutti quei governi che tacciono su tutto questo”
Mentre ci mostra altre foto con tante donne e bambini feriti, pannelli con tanti nomi dei martiri caduti in guerra o colpiti dai bombardamenti, anche tra questi tante donne, Risha continua a parlare
“Sono giovane ma forte, me lo insegna la lotta del mio popolo, e oggi vi chiedo insieme alle altre donne della comunità di sostenerci, noi ci sentiamo anche parte del vostro popolo anche se in questi tempi per noi immigrati non è tanto facile vivere in questo paese. Il vostro governo ci sta rendendo la vita difficile, avere il permesso di soggiorno è sempre più difficile, dobbiamo perfino pagare la tassa, ci vengono negati diritti di base e questo inasprisce anche i sentimenti della popolazione italiana…”
Una voce dal microfono chiama Risha che deve andare a prepararsi con gli altri giovani per l’inizio del rito di commemorazione dei martiri: ci abbracciamo e salutandoci sorridendo ci dice “fate conoscere la nostra storia, non siamo lontane da voi, dobbiamo lottare”
mfpr palermo
E’ questo l’appello di Risha, una giovane studentessa della comunità Tamil che vive a Palermo, che abbiano conosciuto ad uno dei presidi, a cui abbiamo partecipato in solidarietà, che da alcuni giorni la comunità Tamil appunto sta facendo in contemporanea a tante manifestazioni in tante altre città nel mondo.
Risha ha 18 anni e da quando ne aveva due vive a Palermo con la madre e le sorelle “Sono Tamil, dice sorridendo, ma mi sento anche palermitana, praticamente sono cresciuta in questa città”.
Il sorriso non c’è più quando comincia a raccontarci del suo popolo e della sua terra di origine lontana dove è andata alcuni anni fa ma in cui non ha trovato più il padre ucciso in guerra.
Da più di 28 anni infatti nello Sri Lanka è in atto una guerra civile tra l’esercito governativo cingalese e la minoranza etnica Tamil che lotta per l’indipendenza del territorio del nord est dell’isola. Fino ad oggi sono in cinquanta mila i soldati governativi che circondano i territori Tamil, tenendo sotto pressione circa quattro milioni di civili nel solo territorio di Vanni, “un vero e proprio massacro, ci dice Risha, di cui nessuno però parla o solo per criminalizzare un popolo che come i palestinesi ha diritto alla sua terra”.
Ogni giorno sono in centinaia i civili vittime della guerra ed altrettanti i feriti che muoiono senza ricevere le accurate visite mediche, poiché i convogli umanitari sono sempre dirottati verso i campi militari delle Forze Armate Governative dello Sri Lanka.
Risha si arrabbia, i suoi grandi occhi neri si accendono quando pensa alle tante donne e bambini uccisi, feriti, violentati, torturati senza pietà nei villaggi.
Ci mostra un grande pannello circondato da tanti lumini accesi, vi sono raffigurati i volti di 69 donne, molte giovanissime come lei, violentate e uccise insieme in un villaggio durante una retata dell’esercito governativo.
“Le donne vengono fermate nei check-point, portate all’interno dei campi con la scusa di perquisizioni e poi atrocemente violentate e abbandonate prive di sensi dinanzi le loro abitazioni. Molte subiscono gravi danni psicologici e tante altre si suicidano per la vergogna.
Lo stupro è usato come arma di stato ma si arriva a pratiche davvero disumane che si ripetono di villaggio in villaggio, per colpire e umiliare ancora di più nel profondo, alla donna, dopo che è stata stuprata,viene infilato nella vagina il pene tagliato al marito o al fratello o al padre ucciso, ma di tutto ciò che ne sa l’opinione pubblica? I giornalisti, anche quelli cingalesi che cercano di far conoscere la verità sui massacri dell’esercito governativo vengono uccisi, denunciamo il governo cingalese perché colpevole del genocidio del popolo tamil che lotta per la sua autodeterminazione ma denunciamo anche quei governi come gli Usa che definiscono la lotta giusta del nostro popolo lotta terrorista così come tutti quei governi che tacciono su tutto questo”
Mentre ci mostra altre foto con tante donne e bambini feriti, pannelli con tanti nomi dei martiri caduti in guerra o colpiti dai bombardamenti, anche tra questi tante donne, Risha continua a parlare
“Sono giovane ma forte, me lo insegna la lotta del mio popolo, e oggi vi chiedo insieme alle altre donne della comunità di sostenerci, noi ci sentiamo anche parte del vostro popolo anche se in questi tempi per noi immigrati non è tanto facile vivere in questo paese. Il vostro governo ci sta rendendo la vita difficile, avere il permesso di soggiorno è sempre più difficile, dobbiamo perfino pagare la tassa, ci vengono negati diritti di base e questo inasprisce anche i sentimenti della popolazione italiana…”
Una voce dal microfono chiama Risha che deve andare a prepararsi con gli altri giovani per l’inizio del rito di commemorazione dei martiri: ci abbracciamo e salutandoci sorridendo ci dice “fate conoscere la nostra storia, non siamo lontane da voi, dobbiamo lottare”
mfpr palermo
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