L’8 marzo ha visto scendere massicciamente in campo il movimento
delle donne che in numerose città italiane sotto la bandiera dello
“sciopero delle donne” ha riempito piazze e animate una serie di
iniziative sociali che hanno portato al centro tutte le battaglie di
questi ultimi mesi.
Complessivamente decine di migliaia, forse 100mila le donne che si
sono mobilitate in tutto il paese.
In tutte le manifestazioni è stato forte il grido “NO alla
guerra!”. La giornata dell’8 è stata di fatto la prima
mobilitazione nazionale contro la guerra imperialista in Ucraina
fuori dal pacifismo di maniera e dalle ipocrite mobilitazioni sotto
l’egida dei partiti parlamentari e governativi. La immediata presa di posizione e azione prima e durante l’8 marzo
del Movimento femminista proletario rivoluzionario ha influenzato
positivamente settori del movimento femminista, come la posizione del
movimento Nudm.
In questa mobilitazione nella città dove è organizzato e influente
il Movimento femminista proletario rivoluzionario, sono state le
donne lavoratrici, le operaie di fabbriche, spesso immigrate la forza
principale che, al di là dei numeri ancora piccoli, hanno scioperato
per davvero e hanno portato in queste mobilitazioni la condizione
delle donne proletarie, con le loro rivendicazioni che già animano
lotte tenaci, prolungate e difficili e che abbracciano innanzitutto
la loro condizione lavorativa, lavoro precario, doppio sfruttamento,
discriminazioni, e la loro vita quotidiana, scuola, sanità,
carovita, grande difficoltà nella gestione dei figli, dentro un
periodo infinito caratterizzato da crisi e pandemia.
La voce delle lavoratrici è stata forte e chiara contro i padroni, il governo lo Stato borghese, contro il dominio ideologico e pratico del patriarcalismo. La parola d'ordine principale diceva: "Noi non ci stiamo! Combattiamo!".
La voce delle lavoratrici è stata forte e chiara contro i padroni, il governo lo Stato borghese, contro il dominio ideologico e pratico del patriarcalismo. La parola d'ordine principale diceva: "Noi non ci stiamo! Combattiamo!".
Le lavoratrici hanno dimostrato che nessuna delega è possibile al femminismo borghese e piccolo borghese in materia di denuncia e lotta delle violenze sessuali e femminicidi che anche in questo periodo hanno mostrato la natura permanente barbara di un sistema che produce questo moderno medioevo. L’azione delle donne lavoratrici non si contiene nelle rivendicazioni, giuste e sacrosante, del movimento femminista, perché tutta la vita deve cambiare, c’è un mondo da rovesciare dalla terra al cielo con la rivoluzione, perché diventi un mondo da conquistare.
L’ha portato in queste manifestazioni la solidarietà
internazionalista alle nostre enormi sorelle dell’India in fiamme
nel quadro della solidarietà con le prigioniere politiche, anche
come parte di tutte le donne oppresse e represse là dove conducono
la lotta rivoluzionaria e antimperialista.
E ora? Non è con parole d’ordine banali “8 marzo tutti i giorni” che possiamo continuare, ma con l’organizzazione delle donne proletarie come punta d’avanguardia dell’intero movimento delle donne, anche perché in maniera oggettiva le donne proletarie sono la maggioranza delle donne.
E ora? Non è con parole d’ordine banali “8 marzo tutti i giorni” che possiamo continuare, ma con l’organizzazione delle donne proletarie come punta d’avanguardia dell’intero movimento delle donne, anche perché in maniera oggettiva le donne proletarie sono la maggioranza delle donne.
Quindi portiamo la piattaforma generale, la nostra battaglia in ogni
lotta, facciamo sentire la solidarietà e la forza dell’esistenza
di un movimento generale.
Continuiamo nella lotta contro la guerra imperialista. Contaminiamo
ogni manifestazione.
Ma se questo è il primo fronte ve ne sono altri due dentro la
battaglia di lunga durata:
La formazione rivoluzionaria delle donne. Il Movimento femminista
proletario rivoluzionario, l’Assemblea nazionale delle
Donna/Lavoratrici promuovono la formazione teorica, politica perché
l’avanguardia delle donne, proletarie e del movimento, non sia
subordinata all’ideologia della sinistra borghese riformista o
falso rivoluzionaria. Che il pensiero delle donne si affermi
prendendo nelle proprie mani le armi scientifiche della teoria della
rivoluzione.
Usciranno nelle prossime settimane nuovi opuscoli, dossier, si
realizzeranno incontri telematici e diretti perché insieme ci
armiamo della critica, perché essa si trasformi in movimento di
liberazione e rivoluzione.
Alziamo il tiro della lotta all’interno del sindacalismo di base
perché anche questa volta abbiamo assistito, insieme alla lodevole
decisione di dichiarare lo sciopero dell’8 marzo alla ennesima
incomprensione che le donne non hanno bisogno del paternalismo dei
dirigenti eterni di questi sindacati e soprattutto non hanno bisogno
di essere rinchiuse nel ghetto della sola lotta vertenziale
sindacale. L’Usb è un modello negativo di tutto questo. Ma sia pur
in forme più combattive e con lotta più vera, cos’altro fanno i
dirigenti del Si.cobas e altri? Questa battaglia deve continuare e
non aspettare il prossimo 8 marzo.
A noi tocca una marcia, che sia una marcia in più, e un cammino
nell’organizzazione delle donne operaie e delle lavoratrici, non
certo limitandoci a quelle che sono già organizzate con noi, là
dove siamo presenti, e nell’avanzare nella battaglia per il ruolo
centrale, determinante delle donne nel movimento di lotta generale.
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