03/03/22

Formazione Operaia – Lenin: Sui sindacati, gli scioperi… – 4° parte


L’importanza degli scioperi

Questa volta non vogliamo fare un commento o aiutare gli operai a comprendere i passaggi più significativi del testo di Lenin, perchè esso è talmente chiaro e preciso, semplice, che ogni operaio, ogni lavoratrice, ogni lettore può intenderlo benissimo, rapportarlo alla propria esperienza.

Questa volta vorremmo e chiediamo ai lettori, in particolare proprio agli operai, di fare loro un commento, una riflessione, esempi tratti dalla propria vita di fabbrica o di altri posti di lavoro, di raccontare gli scioperi fatti, le difficoltà, contraddizioni, le sconfitte e perchè, le vittorie (non solo sindacali, ma anche di unità, di crescita della coscienza, di avanzamento dell’esperienza nel bene e nel male, ecc.). E chiediamo a voi di mandarceli: pcro.red@gmail.com

Vogliamo solo sottolineare due cose che dice Lenin:

  • L’importanza del Partito degli operai, per condurre non solo la “scuola di guerra” degli scioperi, ma la guerra contro l’intero sistema capitalista.

La frase: “…quando gli operai proclamano insieme le loro rivendicazioni e rifiutano di sottomettersi a colui che ha il portafoglio gonfio, allora essi cessano di essere degli schiavi, diventano degli uomini“.

Dal testo di Lenin

“…gli operai coscienti, i socialisti (comunisti – ndr) si pongano sempre più spesso il problema del significato degli scioperi, dei metodi con cui condurli, dei compiti che devono assolvere i socialisti partecipandovi.,,

…gli scioperi sorgono e si diffondono là dove sorgono e si diffondono le grandi fabbriche…

Qual è la ragione per cui la grande produzione di fabbrica porta sempre agli scioperi? La ragione sta nel fatto che il capitalismo porta necessariamente alla lotta degli operai contro i padroni; quando poi la produzione diventa grande produzione, questa lotta diviene necessariamente lotta mediante gli scioperi.

Spieghiamo questo fatto. Il capitalismo è quella struttura della società in cui la terra, le fabbriche, le macchine, gli utensili, ecc. appartengono a un piccolo numero di proprietari terrieri e dì capitalisti, mentre la massa del popolo non possiede, o quasi, alcuna proprietà e deve perciò lavorare a salario. I proprietari terrieri e i fabbricanti assumono gli operai e li costringono a produrre questi o quei prodotti, che essi vendono poi sul mercato. In pari tempo i fabbricanti pagano agli operai soltanto un salario con il quale essi e le loro famiglie possono appena vivere; e tutto ciò che l’operaio produce in più della quantità di prodotti che gli occorre per vivere, se lo intasca il fabbricanteciò costituisce il suo profitto. Nell’economia capitalista, quindi, la massa del popolo lavora a salario presso altre persone, lavora non per sé, ma per i padroni in cambio di un salario. È comprensibile che i padroni cerchino sempre di abbassare il salario: quanto meno daranno agli operai tanto più profitto rimarrà loro. Gli operai invece cercano di ottenere il salario più alto possibile, per poter nutrire la loro famiglia con cibo sufficiente e sano, per poter abitare in una buona casa, vestire non come miserabili, ma come vestono tutti. Fra i padroni e gli operai si svolge, quindi, una continua lotta per il salario…

Ma può un operaio condurre questa lotta isolato?… i fabbricanti introducono nelle loro aziende macchine che tolgono lavoro agli operai. Nelle città vi sono sempre più disoccupati, nelle campagne sempre più poveri, la popolazione affamata fa abbassare i salari sempre di più. Per l’operaio diviene impossibile lottare da solo contro il padrone. Se l’operaio esige un buon salario o non acconsente ad una diminuzione, il padrone gli risponde: vattene, alla porta ci sono molti affamati; essi sono contenti di lavorare anche per un salario basso…

…Il capitalista ottiene la possibilità di schiacciare l’operaio completamente, di costringerlo a una fatica mortale in un lavoro da galeotto, e per di più non lui solo, ma anche sua moglie e i suoi figli… Nemmeno con la schiavitù e con la servitù della gleba vi fu mai un’oppressione così terribile del popolo lavoratore quale quella cui giungono i capitalisti, se gli operai non riescono ad opporre loro resistenza, a conquistarsi delle leggi che limitino l’arbitrio dei padroni.

Ed ecco che, per non lasciarsi sospingere a una tale condizione estrema, gli operai iniziano una lotta accanita. Vedendo che ognuno di essi, se isolato, è assolutamente impotente e minacciato dal pericolo di perire sotto il giogo del capitale, gli operai incominciano a insorgere insieme contro i loro padroni. Hanno inizio gli scioperi di operai…

Quale significato hanno dunque gli scioperi (o astensioni dal lavoro) nella lotta della classe operaia? Per rispondere a questa domanda dovremo dapprima soffermarci in modo un po’ più particolareggiato sugli scioperi. Se il salario dell’operaio viene stabilito – come abbiamo visto – con un contratto fra il padrone e l’operaio, se l’operaio isolato risulta, all’atto di questo contratto, completamente impotente, è chiaro che gli operai dovranno necessariamente difendere le loro richieste insieme, dovranno necessariamente organizzare scioperi, se vorranno impedire al padrone di abbassare i salari, o ottenere una paga più elevata…

Quando l’industria prospera, i fabbricanti ricavano grandi profitti e non pensano affatto a farne parte agli operai; durante la crisi, invece, essi cercano di far ricadere le perdite sulle spalle degli operai...

gli scioperi segnano l’inizio della lotta della classe operaia contro questo ordinamento della società… Quando gli operai sono isolati gli uni dagli altri di fronte ai padroni, rimangono degli autentici schiavi… Ma quando gli operai proclamano insieme le loro rivendicazioni e rifiutano di sottomettersi a colui che ha il portafoglio gonfio, allora essi cessano di essere degli schiavi, diventano degli uomini... Gli schiavi cominciano ad esigere di diventare padroni, cioè di lavorare e di vivere non come vogliono i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, ma come vogliono i lavoratori stessi.

Gli scioperi incutono sempre terrore ai capitalisti perché incominciano a scuotere il loro dominio. “Tutte le ruote si fermeranno se la tua forte mano lo vorrà”, dice della classe operaia una canzone degli operai tedeschi… E infatti le fabbriche, le officine, le aziende dei grandi proprietari fondiari, le macchine, le ferrovie, ecc. ecc. sono come le ruote di un enorme meccanismo, il meccanismo che crea i diversi prodotti, li lavora, li porta a destinazione… Quando gli operai rifiutano di lavorare, tutto questo meccanismo minaccia di arrestarsi. Ogni sciopero ricorda ai capitalisti che i veri padroni non sono loro, ma gli operai… Ogni sciopero ricorda agli operai che la loro situazione non è disperata, che essi non sono soli… Durante lo sciopero egli proclama ad alta voce le proprie rivendicazioni, ricorda ai padroni tutti i loro soprusi, proclama i propri diritti, pensa non solo a se stesso e alla sua paga, ma anche a tutti i compagni che hanno abbandonato il lavoro assieme a lui e che difendono la causa operaia senza temere le privazioni.

Ogni sciopero porta con sé un gran numero di privazioni per gli operai, privazioni così terribili che si possono paragonare soltanto alle calamità della guerra: famiglie ridotte alla fame, perdita del salario, spesso l’arresto, espulsione dalla città nella quale è abituato a vivere ed ha un’occupazione. E nonostante tutte queste calamità gli operai disprezzano coloro che abbandonano tutti i compagni e scendono ad un compromesso col padrone. Nonostante le calamità che lo sciopero porta con sé, gli operai delle fabbriche attigue sentono sempre rialzarsi il morale quando vedono che i loro compagni hanno iniziato la lotta. “Uomini che sopportano tante sofferenze per piegare un solo borghese, saranno in grado di spezzare anche la forza dell’intera borghesia”, disse un grande maestro del socialismo, Engels…

…Ogni sciopero suggerisce con grande forza agli operai l’idea del socialismo, della lotta di tutta la classe operaia per la sua liberazione dal giogo del capitale...

Lo sciopero insegna agli operai a comprendere dove sta la forza dei padroni e dove quella degli operai, insegna loro a pensare non soltanto al loro padrone e non soltanto ai loro compagni più vicini, ma a tutti i padroni, a tutta la classe dei capitalisti e a tutta la classe degli operai… gli operai vedono chiaramente che tutta la classe capitalista è nemica di tutta la classe operaia, che gli operai possono contare soltanto su se stessi e sulla propria unione. Molto spesso accade che il fabbricante cerchi con tutte le forze di ingannare gli operai, di presentarsi come un benefattore, di mascherare lo sfruttamento degli operai con qualche elemosina da nulla, con qualche promessa menzognera. Ogni sciopero distrugge sempre di colpo tutti questi inganni, mostrando agli operai che il loro “benefattore” è un lupo in veste d’agnello.

Ma lo sciopero fa capire agli operai chi sono non soltanto i capitalisti, ma anche il governo e le leggi… i funzionari e i loro tirapiedi cercano di convincere gli operai che il governo… si preoccupano dei padroni e degli operai nello stesso modo, secondo giustizia. L’operaio non conosce le leggi, non ha a che fare con i funzionari, specialmente con quelli superiori, e perciò spesso crede a tutto ciò. Ma ecco, scoppia uno sciopero. Nella fabbrica fanno la loro apparizione il procuratore, l’ispettore di fabbrica, la polizia e spesso l’esercito. Gli operai vengono a sapere che hanno trasgredito le leggi: la legge permette ai fabbricanti sia di riunirsi che di accordarsi apertamente per diminuire il salario degli operai, ma se gli operai si mettono d’accordo fra loro, vengono dichiarati criminali!… Diventa allora chiaro per ogni operaio che il governo… è il suo peggiore nemico, un nemico che difende i capitalisti e lega mani e piedi agli operai. L’operaio comincia a capire che le leggi vengono emanate nell’interesse dei soli ricchi e che anche i funzionari difendono gli stessi interessi; che al popolo lavoratore viene tappata la bocca e non gli si permette di parlare dei suoi bisogni; che la classe operaia deve necessariamente conquistarsi il diritto di sciopero, il diritto di pubblicare giornali operai, il diritto di partecipare a un organo rappresentativo popolare che deve emanare le leggi e vigilare sulla loro applicazione. Anche il governo stesso comprende molto bene che gli scioperi aprono gli occhi agli operai: ecco perché teme tanto gli scioperi e vuole ad ogni costo soffocarli al più presto. Non a caso un ministro degli interni tedesco, copertosi particolarmente di gloria per aver perseguitato con tutte le sue forze i socialisti e gli operai coscienti, dichiarò un giorno di fronte ai rappresentanti del popolo: “dietro ogni sciopero è appostata l’idra della rivoluzione”; ogni sciopero rafforza e sviluppa negli operai la consapevolezza che il governo è il loro nemico, che la classe operaia deve prepararsi alla lotta contro il governo per i diritti del popolo.

Gli scioperi, dunque, abituano gli operai all’unione, mostrano loro che soltanto uniti, possono lottare contro i capitalisti, insegnano loro a pensare alla lotta di tutta la classe operaia contro tutta la classe dei fabbricanti e contro il governo autocratico e poliziesco. Ecco perché i socialisti chiamano gli scioperi una “scuola di guerra”, scuola nella quale gli operai imparano a fare la guerra contro i loro nemici, per la liberazione di tutto il popolo e di tutti i lavoratori dal giogo dei funzionari e dal giogo del capitale.

Ma una “scuola di guerra” non è ancora la guerra stessa. Quando fra gli operai si diffondono largamente gli scioperi, alcuni operai (e alcuni socialisti) cominciano a pensare che… mediante i soli scioperi la classe operaia può ottenere importanti miglioramenti delle sue condizioni o persino la sua emancipazione… alcuni pensano che è sufficiente scatenare lo sciopero generale in tutto il paese perché gli operai possano ottenere dai capitalisti e dal governo tutto quel che vogliono… Ma è un’opinione errata. Gli scioperi sono uno dei mezzi di lotta della classe operaia per la sua emancipazione, ma non sono l’unico mezzo; e se gli operai trascureranno gli altri mezzi di lotta ritarderanno lo sviluppo e i successi della classe operaia… I socialisti, insieme con gli operai coscienti, devono prendere su di sé questo compito, costituendo a questo scopo un partito operaio socialista… gli scioperi, come abbiamo visto, mostrano agli operai che il governo è il loro nemico e che bisogna lottare contro di esso… può condurre una tale lotta soltanto un partito operaio socialista che diffonde fra gli operai giuste nozioni a proposito del governo e della causa operaia… Dagli scioperi isolati gli operai possono e devono passare… alla lotta di tutta la classe operaia per l’emancipazione di tutti i lavoratori.

Quando tutti gli operai coscienti divengono socialisti, cioè uomini che aspirano a tale emancipazione, quando si uniscono in tutto il paese per diffondere fra gli operai il socialismo, per insegnar loro tutti i mezzi di lotta contro i loro nemici, quando costituiscono un partito operaio socialista che lotta per la liberazione di tutto il popolo dal giogo del governo e per l’emancipazione di tutti i lavoratori dal giogo del capitale, soltanto allora la classe operaia aderisce completamente al grande movimento degli operai di tutti i paesi che unisce tutti gli operai e innalza la bandiera rossa sulla quale è scritto: “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”.

(CONTINUA GIOVEDI’ PROSSIMO)

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