31/03/22

Presidio a Roma per i documenti a lavoratrici e lavoratori immigrati. Negato l'incontro, ma non dormano sonni tranquilli i razzisti al potere!




Oltre un centinaio di persone al presidio di oggi a Roma contro razzismo e sfruttamento indetto da Campagne in lotta. Molte donne, soprattutto latinoamericane, hanno denunciato la guerra quotidiana che le persone immigrate subiscono in questo paese, la violenza delle istituzioni, che negano loro qualsiasi diritto, dalla casa al lavoro alla salute. “Molte donne non sono potute venire perché sono all’ospedale” ha detto una donna al microfono che ha perso suo marito col covid. “Se ci ammaliamo come ci curiamo?”


Un’altra donna ha denunciato la segregazione delle badanti da parte dei loro datori di lavoro, che hanno sequestrato loro il passaporto per non farle uscire di casa con la scusa del covid.


"Da anni ci trattano come palloni da calcio, ci rimandano da una parte all'altra, ma questo è inaccettabile. Non possiamo restare in silenzio, dobbiamo alzare la nostra voce. Siamo tutti uguali e tutti uniti, Ucraini, Russi, persone che subiscono tutte le guerre. Ora basta!" Ha detto un'altra donna al microfono


Una compagna dello Slai Cobas s.c. e del MFPR ha espresso solidarietà e sostegno alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati contro il razzismo istituzionale di questo sistema imperialista, che fomenta la guerra tra poveri e scatena la guerra tra popoli per il controllo dei mercati, delle risorse e della forza lavoro.  Le politiche migratorie, il controllo dei flussi a questo servono, a mantenere sempre più sotto ricatto i lavoratori immigrati.
L'uso propagandistico e razzista di donne e bambini ucraini fa il paio con i vergognosi respingimenti di tutti gli altri profughi che continuano ad essere ignorati dalla politica, ma non dai padroni e dalla polizia. Quello che i padroni chiamano pace e solidarietà, nella lingua dei proletari di tutto il mondo si chiama guerra, repressione e razzismo. Essi sono funzionali alla sopravvivenza di questo mortifero sistema di sfruttamento, che cerca sempre di dividere la classe antagonista, le lavoratrici dai lavoratori, i lavoratori italiani da quelli immigrati, i profughi di serie a da quelli di serie b, c ecc. 
Ma oggi più che mai questo sistema in crisi ci mostra che esistono 2 sole razze a questo mondo, quella degli sfruttati e quella degli sfruttatori. Ci mostra che da questa guerra interimperialista, da tutte le guerre del capitale si può uscire solo con la guerra popolare a tutti gli imperialismi, ma per far ciò bisogna unirsi in un fronte unico di classe che ribalti i rapporti di forza esistenti.
E’ necessaria un’unità internazionale dei lavoratori. I lavoratori non hanno patria, in ogni paese sono sfruttati e repressi. Per mantenersi al potere la borghesia ci divide in mille modi. E’ ora che i lavoratori si uniscano tra loro per lottare contro i comuni nemici, contro i padroni, contro i governi e gli stati che li rappresentano.
Contro guerra e repressione l’internazionalismo proletario è una necessità oggettiva che deve essere concretizzata, e in questo senso la compagna ha informato sulla campagna internazionale di sostegno alla lotta del popolo indiano, sul grande sciopero generale dei lavoratori indiani del 28/29 marzo, sulla campagna prolungata per la solidarietà e la liberazione di tutti i prigionieri politici e in particolare delle combattenti indiane, cuore della più grande guerra di popolo attualmente in corso, sulle quali la repressione del regime fascista e genocida di Modi si abbatte con particolare ferocia con stupri, torture e uccisioni nelle carceri. E’ stato così spiegato il senso della mostra esposta in Piazza dell’Esquilino e del dossier, di cui sono state diffuse alcune copie.



Una forte testimonianza è stata anche quella di un compagno del Tigré, che ha denunciato la chiara matrice fascista, razzista e di classe delle leggi sull’immigrazione e la cittadinanza e ha parlato anche della gravissima situazione che si vive nel Tigré, governato da un regime fantoccio e fascista che ha portato la guerra nel paese, delle 120mila donne stuprate in 8 mesi di occupazione militare, delle distruzioni e la miseria portate dalla guerra, dei bombardamenti con i droni venduti dalla Russia e dall’Ucraina.


Il presidio si è concluso intorno alle 13,30. L'incontro al ministero dell'interno non è stato concesso, la rabbia delle persone immigrate ha trovato ancora una volta un muro di gomma, tanto razzismo e discriminazione. I presenti si sono dati un nuovo appuntamento a breve per decidere come proseguire: “Fino a quando non avremo documenti, le istituzioni di questo paese non dormiranno sonni tranquilli, la prossima volta non chiederemo permessi, invaderemo Roma!”. 

Sotto il volantino diffuso a Roma in solidarietà alle prigioniere politiche indiane


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