Dopo l'iniziale annuncio di alcuni provvedimenti di apparente apertura
verso le donne con l’obiettivo di ottenere legittimità internazionale, i
divieti per le donne introdotti negli ultimi quattro mesi e mezzo dal governo
dei talebani in Afghanistan sono stati diversi, con moltissimi diritti negati,
come quello al lavoro e all’istruzione.
L'ultima norma, approvata dal ministero per
E’ in corso quindi una nuova fase di attacco alle donne, e la risposta delle donne è stata immediata e coraggiosa
In decine hanno manifestato a Kabul contro le misure discriminatorie
decise dai talebani, da agosto di nuovo padroni dell’Afghanistan. Lo hanno
fatto sfidando coraggiosamente la repressione delle forze dell’ordine, che
hanno sparato sul corteo per disperderlo, chiedendo giustizia sociale, istruzione,
lavoro e libertà. Dicono di rappresentare metà della società e vogliono che la
comunità internazionale non le dimentichi.
Le foto che ritraggono le manifestanti ora hanno fatto il giro del mondo, nonostante la censura della polizia che ha confiscato le macchine fotografiche ai giornalisti.
Ma dai paesi imperialisti non possiamo aspettarci nulla di buono senza una lotta radicale, anticapitalista e internazionalista delle donne anche in quei paesi.
Contro gli imperialisti e i talebani non vogliamo né interventi né
accordi delle potenze imperialiste. “Le donne devono imporre i loro diritti con
la forza”, lo abbiamo scritto nel 2001 e nell’agosto 2021. Lo riaffermiamo oggi,
esprimendo la massima solidarietà alla lotta delle donne afghane.
Come nel 2001 le donne dissero: "Noi che odiamo così tanto il burqa, non permetteremo che sia l'imperialismo occidentale a togliercelo. Sarebbe come uno "stupro", anche oggi sono le masse popolari afghane, le donne in prima fila che devono liberarsi dai talebani e dagli imperialisti con la loro lotta.
Siamo noi donne, compagne di tutti i paesi, la comunità internazionale che non deve dimenticare le donne afghane e che deve impedire all’imperialismo dei propri paesi, Italia in testa, di strumentalizzare la terribile condizione delle donne in Afghanistan per i propri interessi economici e geostrategici, fino anche a sostenere il regime medioeval-feudale dei talebani.
“Non siamo le stesse donne di
vent’anni fa e non resteremo in silenzio”, “Vogliamo lavoro, cibo e libertà”, ecco cosa ci dicono oggi le donne afghane.
Ascoltiamo e facciamo nostre queste parole!
Nell’assemblea in presenza delle donne/lavoratrici del 4 dicembre a Milano,
abbiamo sottolineato l’importanza dell’aspetto internazionale e
internazionalista assunto nella manifestazione contro la violenza sulle donne a
Roma del 27 novembre, in particolare con l'azione del Mfpr.
Riportiamo, di seguito, alcuni appunti sulla situazione internazionale delle donne di cui si è discusso in quell’assemblea:
“… un altro aspetto importante che c'è stato nella manifestazione del 27 è quello dell'aspetto internazionale e internazionalista, perché la violenza sulle donne non è una questione che riguarda solo le donne di questo paese, le donne italiane, ma riguarda le donne di tutto il mondo, e in particolare poi ci sono dei paesi in cui le donne subiscono una violenza che non ci sono aggettivi sufficienti per poterla descrivere.
Di recente è stata lanciata una
giornata internazionale di sostegno alle masse popolari che in India stanno
facendo la guerra popolare, lottando contro un governo genocida, un governo
fascista come quello indiano, dove c’è Modi al governo, uno dei potenti del
mondo che è venuto qui in Italia proprio al G20 e che è stato a braccetto con
Draghi e con tutti gli altri potenti del mondo. E a questa giornata di sostegno
alle lotte che stanno portando avanti in India, lanciata in tutto il mondo dal
Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India, noi come
mfpr abbiamo contribuito e fatto anche delle iniziative di controinformazione,
scritte, striscioni, pannelli. A Milano si è fatto anche un presidio al
consolato indiano, dove hanno partecipato pure le compagne del Mfpr per
portare un saluto rivoluzionario, in generale a tutto il popolo indiano,
ma in particolare alle donne e alle compagne indiane che stanno portando
avanti, appunto, questa lotta rivoluzionaria. L'India è uno dei paesi in cui le
donne subiscono una doppia, tripla, quadrupla violenza. Una violenza che è
legata anche al sistema feudale di caste che c'è in quel paese, alla questione
religiosa, alle misure di isolamento e militarizzazione imposte dal governo per
sradicare i maoisti.
In India le donne vengono stuprate fin da piccole. Di tante bambine stuprate, violentate, neanche si parla in televisione; a volte invece si è visto che violenze atroci subite da ragazze anche nelle città, hanno suscitato la rabbia popolare contro queste atrocità con manifestazioni di massa contro queste violenze, che sono veramente atroci: donne bruciate, donne che se rimangono vedove poi sono sottoposte a una condizione di oppressione allucinante. Ci sono dei paesi in cui le donne che rimangono vedove vengono messe in dei grandi campi di concentramento e devono vivere lì con un minimo di sussidio, abbandonate da tutto, socialmente invisibili.
…abbiamo portato questo messaggio nella manifestazione del 27, ma c’è stata anche una delegazione delle donne palestinesi che hanno affermato che in Palestina le donne devono lottare contro due cancri: il regime di apartheid israeliano e una struttura sociale, anche interna alla Palestina, che le vuole sottomettere; c'erano inoltre anche degli striscioni con fotografie delle donne curde, perseguitate, incarcerate, uccise dal regime fascista di Erdogan.
Questo aspetto di unità internazionale è importante, perché tutte abbiamo la necessità di fare
alcune battaglie insieme. Ci sono le questioni dei femminicidi,
degli stupri, la questione sull’aborto, ed è chiaro che su questo terreno noi
dobbiamo costruire una forza internazionale che va dal Texas alla Polonia, dove
ora vogliono negare totalmente l'aborto, all'Italia dove i tentativi pratici e ideologici di mettere in discussione l'aborto sono
meno eclatanti, ma vogliono arrivare allo stesso scopo. In Italia ad esempio, stanno presentando la nuova misura dell'assegno unico per incitare, stimolare le donne a fare figli perché sono
troppo pochi, perché i padroni vogliono carne fresca ecc., e questo l'hanno
detto le ministre, l’ha detto Bonomi presidente degli industriali, lo hanno detto altre parti del
parlamento. A parte il fatto che è ridicolo pensare di
incentivare la natalità con qualche soldo in più, tra l'altro preso da altre
parti del salario, dalle detrazioni fiscali, ecc., dietro questo discorso di fare
figli appare l'ombra nera dell’attacco al diritto di aborto. Diritto all’aborto
che sarebbe da migliorare, non togliere, per la questione per
esempio degli obiettori di coscienza.
Ecco, questo problema, questa lotta, necessita anche di un legame
internazionale.
D'altra parte questo legame internazionale è importante non solo sotto l'aspetto della necessità della lotta CONTRO, ma anche per agire la lotta PER, nel senso che in alcuni questi paesi, vedi l’India, c'è un grandissimo movimento delle donne, migliaia sono state in prima linea nella grande lotta dei contadini, e una parte in questo movimento è in prima fila nella guerra di popolo per costruire una nuova società, una società in cui il potere sia in mano alle masse popolari, in cui le donne possano decidere della vita e di tutto. E questo è un messaggio non solo per l'india, ma anche per noi che siamo nei paesi imperialisti."
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