31/12/21

L'anno che vogliamo: essere pericolose per padroni, governo, Stato, uomini che odiano le donne - Il nostro augurio a tutte le donne

Da una lavoratrice di Palermo nell'assemblea del 4 dicembre:
"L’ambiente della fabbrica era comunque pesante, mia madre lavorava alla catena e me lo raccontava, però devo dire che ora c'è questo ritorno al passato, ad un brutto, pessimo passato, sia dal punto di vista dei diritti dei lavoratori in genere, sia, in particolare, delle lavoratrici, anche dal punto di vista della condizione della donna. Noi donne della mia generazione abbiamo potuto usufruire serenamente dei consultori, ci si andava senza appuntamento. Ora invece è tutto più difficile con la privatizzazione di tutta la sanità. E poi c'è la questione dell’aborto, che comunque è una condizione di sofferenza della donna, che oltre a ciò deve confrontarsi con gli obiettori di coscienza. Quindi c’è questo rischio di tornare indietro, perché comunque questi problemi rimangono sempre pressanti. Alle donne la prima violenza che viene fatta è quella legata al tempo che viene loro tolto, le donne hanno una buona fetta del loro tempo che devono dare gratuitamente alla società, alla famiglia, ai maschi, alla cura degli altri. Quindi questo forse è il motivo per cui le donne non partecipano molto alle attività politiche o sindacali, le donne hanno poco tempo. Quindi la prima cosa che dobbiamo fare è riprendercelo"
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Le lavoratrici quest'anno hanno lottano anche duramente, portando nella lotta pure tutte le contraddizioni che viviamo come donne; ora questa lotta vogliamo che invada tutti i campi e che diventi sempre più visibile, e che siano le donne proletarie a determinare la rotta della nostra battaglia, perché o la determinano le donne proletarie o la determinano le donne della piccola borghesia, le donne borghesi ecc..
Per questo noi diciamo alle lavoratrici che lottano: “rafforziamo, costruiamo, entriamo nel movimento femminista proletario rivoluzionario”, rafforziamo il fronte di lotta proletario rivoluzionario delle donne, perché se non ci rafforziamo va avanti una linea che può anche portare una visibilità maggiore ma non cambia la situazione. C'era uno slogan nella manifestazione del 27 che diceva “siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”; il grido altissimo c’è stato sicuramente in questa manifestazione, ma feroce non tanto, perché per essere feroce deve portare a delle rotture, a delle ribellioni che continuano, a una lotta che avanza. Non è feroce se invece una pur grandissima manifestazione non riesce a cambiare i rapporti di forza che per esempio impediscano al governo borghese di fare delle leggi che sono un'offesa verso le donne.
Noi come donne proletarie, vogliamo essere feroci, vogliamo che i padroni, i governi, gli uomini che odiano le donne comincino ad avere paura.
In alcuni momenti questo c'è stato, e guardate che quando c'è stato anche le uccisioni delle donne sono diminuite, gli stupri sono diminuiti, perché anche gli uomini che odiano le donne hanno cominciato a temere la forza collettiva delle donne. Però solo la forza delle donne che vivono tutte le oppressioni, che hanno tutte le catene da spezzare, può essere in grado di fare paura e si può parlare di un cambiamento totale, rivoluzionario di questa società, di questo sistema capitalista da "moderno medioevo" per le donne. 
Questo nostro "esercito" è ancora piccolo, ancora debole, e noi dobbiamo rafforzarlo, per questo è necessario che noi in ogni dove, soprattutto dove ci sono le lotte, rafforziamo o costruiamo dove non c'è il movimento femminista prioletario rivoluzionario, che entra in ogni campo, entra nel campo di come si deve fare il lavoro rivoluzionario, di come si deve fare il partito rivoluzionario, di come si deve fare il sindacato di classe ecc., e non sta ai margini, non sta a guardare, per poi al massimo a dire: ma quello non va bene. 
La lavoratrice di Palermo diceva: “dobbiamo riprenderci tempo”. Questo è importante! Noi ce lo riprendiamo se comprendiamo come è assolutamente necessario cambiare tutta la vita! 
Perché, chi l'ha detto che noi dobbiamo spendere anche il 40, il 30 % delle nostre energie, della nostra giornata a fare lavori domestici? Ci può essere una società in cui per esempio la gran parte di questi lavori domestici è socializzata? Sì, ci può essere, c'è stata, ci sono stati degli esempi nella storia, e allora le donne hanno tempo! Chi l'ha detto che i figli devono essere per tutto il tempo o prevalentemente a carico delle donne? Ci può essere una società in cui invece uno Stato proletario si prenda bene cura dei bambini senza che uno debba spendere migliaia di soldi? Sì, ci può essere! 
Allora noi, in questa prospettiva, ce lo dobbiamo prendere il tempo, anche questa è una ribellione! E' una ribellione al fatto che ci tolgono il tempo, la vita stessa, che ci schiacciano con il lavoro, il non lavoro, con tutti i problemi, la famiglia, i carichi di servizi, eccetera. Noi ci dobbiamo ribellare, dobbiamo prenderci il nostro tempo. Per che cosa? Il tempo per la lotta, il tempo per la lotta necessaria, che già in parte si fa, ma che ce ne deve essere molta, ma molta di più e ovunque, e non solo in alcuni momenti. 
Ma ci deve essere anche tempo perché noi comprendiamo le questioni. Noi abbiamo fatto delle assemblee anche di formazione rivoluzionaria delle donne per capire perché c'è l'oppressione delle donne, da dove ha avuto origine questa oppressione, è un fatto inevitabile che deve durare sempre? O invece può cessare? Perchè il grande lavoro domestico che facciamo è sfruttato da questa società ma non viene considerato produttivo per dare profitto al capitale, in un'altra società sarà lo stesso? ecc.
Ecco, le donne si devono prendere il loro tempo anche per questo, per prenderci la nostra vita nelle mani e lottare per una nuova società in cui le donne non siano più "vittime" ma protagoniste.
Quindi prendiamoci anche questo tempo!

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