12/12/21

INCHIESTE - Donne Gkn, Arval, lavoratrici precarie Treviso, Alitalia, Piaggio... - Domani continua

Queste inchieste che cominciamo a pubblicare – in alcune realtà vedono anche nostri interventi diretti – sono importati per rendere visibile la condizione di supersfruttamento, attacco ai diritti, oppressione, forte discriminazione che vivono le lavoratrici. Questa inchiesta va via via estesa e si deve trasformare in un “grido forte” delle donne.

Vogliamo approfondire ciò che unisce queste battaglie per farle insieme e rendere più forte ogni realtà, lotta e rende noi più determinate e consapevoli che non di singole battaglie si tratta ma della necessità di una battaglia generale contro padroni, governo, Stato. Serve l'unità di tutte le lavoratrici che stanno nelle fabbriche, nella logistica, nei posti di lavoro precari, commercio, servizi, ecc., al di là se stanno in un sindacato, se stanno in associazioni o collettivi o altro.

Noi abbiamo detto “lotta una lottano tutte”. Questo vuol dire che se c'è una lotta, di chiunque sia da chiunque posto di lavoro venga, dove le protagoniste sono le donne, noi l’appoggiamo, ne parliamo, ogni lotta deve diventare una questione nazionale.

INVITIAMO A MANDARE NOTIZIE DI LOTTE, INCHIESTE SULLA CONDIZIONE DELLE LAVORATRICI a: lavoratriciprecariedisoccupate@gmail.com

Inchieste


Dal Coordinamento donne Gkn: all'interno della lotta degli operai Gkn le donne, lavoratrici, compagne, amiche, mogli, ecc. degli operai si sono organizzate in coordinamento per avere un ruolo attivo, sia all'interno della lotta dei lavoratori Gkn, sia a livello nazionale, perché questa lotta ha assunto un aspetto nazionale.
Mentre il marito è in presidio 24 ore su 24 in azienda, le donne, le mogli, le sorelle, le compagne, le amiche sono in presidio anche loro, ma si occupano anche di portare avanti il lavoro, la famiglia. E portano avanti anche la lotta a fianco dei lavoratori, insieme a loro, facendo parte di questo cambiamento.
Come donne e lavoratrici siamo arrabbiate come le bestie per quello che stanno facendo, però sempre grintose, con il sorriso sulle labbra, non ci siamo mai fatte spaventare, non abbiamo paura.

Da Lavoratrici Arval - Scandicci. Arval è un'azienda di una multinazionale francese che si occupa di noleggio auto a lungo termine. Io sono a tempo indeterminato, ma ho il marito in Gkn che è stato licenziato, quindi anche se lavori a tempo indeterminato quanto può durare?
Abbiamo il mutuo da pagare e mio marito è stato licenziato dall'oggi al domani con un messaggio, dopo 21 anni di servizio! C'è veramente tanta gente arrabbiata, perché sembra di essere tornati agli anni 50!

Lavoratrici precarie - Treviso: Attualmente sto lavorando con un contratto a chiamata nella ristorazione, in un agriturismo in provincia di Treviso. Col lavoro a chiamata non puoi programmarti niente. Sì, puoi rifiutarti di andare a lavorare se ti danno un preavviso minore delle 24 ore, ma se gli dici di no una volta, la volta dopo non ti chiamano più.
E’ orrendo, degradante… è inutile che mi vengono a dire che i voucher erano orrendi perché bisognava andare a farsi pagare in tabaccheria, così non è tanto meglio! Hanno semplicemente inserito la variabile che come intermediario tra il dipendente e il datore di lavoro c'è l'INPS, ma per il resto è tale e quale a prima. Prendiamo €9 netti per farci un mazzo così!
Tra l'altro a breve resterò senza questo lavoro qua, ma io già lo sapevo, perché i miei datori di lavoro sono no green pass, no vax, e quindi piuttosto di vaccinarsi, chiudono!
Ho lavorato per un anno intero nella ristorazione. Ero assunta con un contratto di apprendistato. Naturalmente il contratto di apprendistato ha senso di esistere se in concomitanza con le ore di lavoro c'è effettivamente una formazione del dipendente. Naturalmente l’apprendistato è una figura contrattuale ultra abusata e anche lì formazione del dipendente inesistente.
Se si fanno i conti di quello che viene fuori alla fine del mese, sono 1002 in busta + 200 a nero. Dividendoli per le ore che si fanno in concreto viene meno di €7 l'ora.
Questo lavorando in un ristorante di un centro ultra turistico!
Quindi così funziona, hai meno di 30 anni? Prego, o prendi questo o salti dalla finestra! Perché un altro poveraccio che invece vuole farsi assumere col contratto che dico io lo trovo!
Così funziona per la mia generazione: da un lato il reddito di cittadinanza, che poi è metadone di Stato, e vieni considerato come uno che non ha voglia di fare niente e vive di sussidi, dall'altra parte se vuoi lavorare devi farlo alle loro condizioni.ì
Quando ho lavorato un anno intero il nostro datore di lavoro ci trattava molto male. Ci prendeva a bestemmie quando non facevamo le cose come diceva lui. Alla fine io mi sono dimessa perché non ne potevo più, avevo un fegato così, dovevo andare via per la mia salute personale.
Però l'ultimo giorno in cui ho lavorato lì c'è stata una diatriba sull'attribuzione delle mance. Essendo un posto molto turistico, lasciano molte mance e alla fine arrotondi lo stipendio con le mance. Era la fine dell'estate, c'era un bel gruzzolo, e noi dipendenti avevamo deciso di non aprire la scatola delle mance fino alla fine dell'estate per avere più soldi da distribuirci. Ma lui (il padrone) si è inventato di addebitarci tutto quello che era andato rotto dall'ultima volta che aveva fatto l'inventario. In questo modo si è tenuto l’intero ammontare di quanto noi avevamo preso di mancia. Erano quasi €2000, da dividerci in cinque.
Poi c'erano brutte situazioni, in cui cercava di mettere l'uno contro l'altro. E così faceva con tutti dipendenti.

Dalle lavoratrici dell'Alitalia: Di 10.500 lavoratrici e lavoratori Alitalia, Ita, che è un'azienda a totale capitale pubblico, ne ha assunto, senza tra l’altro rispettare il CCNL, soltanto 2.500. Quindi 8.500, oltre a circa 30.000 lavoratrici e lavoratori dell’indotto rimarranno senza lavoro.
Fra i 2500 assunti da ITA, pochissime le lavoratrici Alitalia che hanno accettato di lavorare con il 30-40% in meno dello stipendio rispetto a prima. I criteri di riassunzione sono stati fortemente discriminatori nei confronti delle fasce di lavoratrici con carichi familiari maggiori, come le mamme con più figli a carico e le donne con la 104, che magari hanno figli disabili o genitori invalidi.

Dopo tanto tempo si è cercato di nazionalizzare Alitalia, ma per fare un'operazione di svendita. 
Questo è un progetto portato al suo compimento per liquidare quella che era la compagnia di bandiera, sebbene anche passata attraverso due fasi di privatizzazione, e aprire il mercato italiano alle low cost straniere. Ci rimarranno il sostegno al reddito e la mancanza di lavoro, mentre questo era un asset strategico industriale da sviluppare, che poteva portare occupazione, lavoro. Tutte queste persone insistono nel territorio del Lazio e non bisogna dimenticare l'indotto, perché questa operazione è stata fatta senza applicare alcuna clausola sociale, ed escludendo delle lavoratrici e dei lavoratori in base a norme reinventate che non tengono conto dell’articolo 2112, di cessione di rami d'azienda in continuità. Per questo tutti i lavoratori che verranno riassunti da Alitalia in Ita non avranno diritti acquisiti, non avranno la loro anzianità e cominceranno da zero. 
Noi temiamo, anzi, sappiamo, che questo è un esperimento sociale per applicare lo stesso metodo a tutti i lavoratori e le lavoratrici e al mondo del lavoro. Non per niente si è iniziato col togliere il blocco dei licenziamenti e adesso vediamo i risultati.
Alitalia era un'azienda prevalentemente al femminile e per una donna perdere il lavoro, oppure dover conciliare lavoro e cura dei figli, dei propri familiari, magari disabili, è ancora più difficile.
Le condizioni di lavoro sono importanti, e ancora più importante è averlo il lavoro! Non sono state applicate le tutele sociali, ad esempio chi assiste un familiare con 104, chi ha figli con 104, in genere sono le donne, quindi questo pesa di più. Sono le donne che in mancanza di un welfare sostituiscono quello che lo Stato dovrebbe fare! Se la situazione lavorativa diventa complicata oppure non c'è, tutto il peso di questo ricade sulle donne! 

Dalle lavoratrici della Piaggio: in questi ultimi anni la Piaggio sta sfruttando i contratti a termine e firma solo procedure di mobilità, con aumento delle figure precarie. In Piaggio gran parte del personale è donna, e nei siti storici, come quello di Pontedera, le lavoratrici stanno portando avanti una vertenza che dura da oltre 2 anni, da quando cioè la Piaggio ha mandato a casa una cinquantina di lavoratrici, dopo averle sfruttate per 15 anni con contratti precari. Donne che sono entrate a 20 anni e che a 40 sono state mandate via perché troppo anziane e/o con figli. Anche qui le donne sono state le prime ad essere licenziate e le prime a lottare: nel 2020 occuparono il tetto di uno stabilimento e la vertenza sembrava a una svolta, ma con la pandemia tutto è andato in fumo e devono ricominciare da capo, ricominceranno con lo sciopero. 
Piaggio in questi anni ha solo sfruttato centinaia di precari facendoli lavorare con i contratti a termine. Sul territorio di Pontedera si stanno perdendo ogni anno centinaia di posti di lavoro. E questo lo vediamo in tutto l'indotto che è praticamente sparito su Pontedera.
Arriveranno milioni dall'Unione Europea! Questi soldi non vanno dati solo alle aziende, che hanno sgravi fiscali e ammortizzatori sociali, vanno usati per tutti quei precari che quest'anno hanno sofferto molto più di altri perché hanno perso il lavoro, perché avevano contratti a nero, perché non erano abbastanza tutelati.
Dobbiamo tornare a parlare di riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, dobbiamo tornare a prenderci le piazze, perché le piazze sono nostre, devono essere dei lavoratori e delle lavoratrici, dobbiamo unire le vertenze, non dobbiamo lasciare spazio a quei fascisti che cavalcano l'onda per pochi voti!
Come coordinamento donne della Piaggio, noi facciamo parte anche di NUDM, l’8 marzo facciamo sempre sciopero, facciamo sempre il corteo a Pisa.
Dentro la Piaggio ci sono più donne che uomini. Quindi è importante far capire che ci sono dei problemi che vanno risolti perché è importante che il lavoro femminile sia valorizzato. In tanti posti lavoro, purtroppo non c'è questo, c'è un gap salariale, un gap di responsabilità, e queste cose vanno abbattute.
Io sono entrata in Piaggio nel 2003. Ero giovane. Ho lavorato in Piaggio a termine, e ogni anno Piaggio ci richiamava. Funzionava così: da lavoratrice a termine passavi a un part-time determinato, comunque di 7 mesi, e poi venivi trasformata in full-time. Io ho rifiutato anche dei lavori perché sapevo che c'era questa prospettiva di passare full time, e invece dopo 15 anni ci hanno detto grazie e arrivederci, e ci hanno lasciate a casa senza nessun motivo praticamente. Con questo contratto dal 2003 rinnovato ogni anno, si lavorava quando aumentava la produzione - 3 4 5 6 mesi - e poi un bel giorno hanno deciso che non dovevamo più lavorare dentro.
Ora ho 42 anni, però sono già vecchia per loro. Non ci hanno proprio più richiamato. Saremo una cinquantina di donne e nel frattempo qualcuna ha trovato altri lavori, qualcuno è diventato troppo vecchio da pensione. Per cui non ha proprio più potuto rientrare anche volendo, però la modalità è stata questa: da un giorno all'altro basta, non si entra più.+
Abbiamo cominciato a lottare e abbiamo anche occupato il tetto di uno stabilimento davanti alla Piaggio. Poi per la pandemia siamo dovute scendere perché non si poteva più stare, quindi anche quello ci ha tagliato un po' le gambe. Abbiamo occupato questo palazzo per un mese, eravamo quasi arrivate a una conclusione, ma poi siamo dovute scendere a causa di forza maggiore ed è andato tutto in fumo. Di sicuro se non vediamo risposte da parte dell'azienda anche dopo questo sciopero, dovremmo ricominciare a fare delle cose un po' più forti.

(CONTINUA) 

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