L’Italia è il paese in cui vengono ammazzate più persone transessuali di tutta Europa ed è anche l’ultimo paese dell’UE a non avere una legge che garantisca la possibilità di denunciare gli episodi di omolesbobitransfobia.
E la santa alleanza Renzi-Salvini-Meloni, con la benedizione dei patti lateranensi di mussoliniana memoria, mira a legittimare questa violenza.
La polemica innescata intorno al ddl Zan, da parte delle forze più reazionarie di questo paese, si inserisce in un clima politico, sociale ed economico di profonda crisi e ristrutturazione capitalistica, in cui l’attacco ai diritti fondamentali di ogni individuo, nei suoi rapporti sociali, colpisce non solo le minoranze sessuali, ma le masse.
Il modo di produzione capitalistico, imperniato sulla famiglia tradizionale, torna con violenza a imporsi sui sentimenti, sulla libertà sessuale, sulla libertà di scelta delle donne e delle soggettività non conformi, con ripetuti attacchi ai diritti democratici, sia quelli acquisiti, sia quelli ancora da conquistare.
L’orientamento sessuale, così come l’identità di genere, sono diritti umani fondamentali, riconosciuti anche da trattati internazionali che l’Italia stessa ha sottoscritto, come la Convenzione di Istanbul. Il ddl Zan non fa altro che recepirli, in attuazione formale dei principi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione. Lo fa in economia, proponendo alcune modifiche alla legge Mancino per estenderne l’applicazione ai crimini d’odio e di incitamento all’odio “per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“
Siamo tutte coscienti che il ddl Zan, già frutto di ampie mediazioni, non sia la legge migliore che ci si poteva attendere da una democrazia borghese. Ma gli ostacoli alla sua approvazione da parte della destra sovranista, di quella renziana e del Vaticano in nome della “libertà di espressione” di un’ideologia basata sulla discriminazione e sull’oppressione sessuale, razziale e di classe ci chiama tutte a schierarci.
“il diritto al divorzio, come tutti i diritti democratici senza eccezione, può essere attuato in regime capitalistico difficilmente, in modo convenzionale, limitato, angusto e formale, e tuttavia nessun socialdemocratico onesto potrà considerare non solo socialista, ma neppure democratico, chi neghi questo diritto. Sta qui l'essenza del problema.” (Lenin, 1916)
Basta mediazioni sulla nostra pelle!
Siamo tutte antirazziste contro il razzismo
Siamo tutte antifasciste contro il fascismo
Siamo tutte Lgbtqia+ contro la santa alleanza fascio populista integralista Salvini-Meloni-Renzi-Vaticano
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