25/07/21

Aggressione lesbofobica a Roma. E mentre Draghi se ne lava le mani, la lega seppellisce il ddl Zan sotto una coltre di 700 emendamenti

Il Ddl Zan non è ancora stato approvato, anche se sarebbe più appropriato dire che è stato letteralmente ostacolato, e le discriminazioni, le violenze, le aggressioni e gli insulti gratuiti verso la comunità Lgbtq+ sembrano non (voler) cessare. 

L’ultimo episodio è avvenuto ieri sera a Roma, alla Gay Street, dove una ragazza lesbica è  stata aggredita per ‘uno sguardo’.
A denunciarlo è Pietro Turano, attore e membro attivo della Comunità Lgbqt+: «Come quasi ogni venerdì, ieri notte, ero alla Gay Street di Roma, in pieno centro di fronte al Colosseo. Un amico mi chiama preoccupato: arrivo da lui e trovo una ragazza della mia età dentro un’ambulanza, piena di tagli e sangue sul viso e su entrambe le gambe.
Purtroppo non mi hanno lasciato avvicinare e ho potuto parlare solo con la sua fidanzata: la ragazza si era allontanata da sola per cercare un bagno e dal racconto che emerge due ragazzi, lamentandosi presuntuosamente del fatto che lei “guardasse le ragazze”, l’avrebbero aggredita e riempita di tagli sul viso e sulle gambe con un coltellino. Ovviamente le ho offerto il sostento legale di Gay Help Line qualora ne avesse bisogno, come di quello psicologico. La politica intanto è immobile, al massimo ascolta chi ci odia e i giochetti a cui stiamo assistendo dal parlamento alimentano questo clima di odio violento».
«Non possiamo più far finta di niente: le nostre strade sono invivibili – commenta l’attivista trans Elia Bonci in un post – Molti e molte di noi hanno paura a camminare per la città, ad uscire di notte, a vivere la loro quotidianità. Ci sono centinaia di aggressioni omofobe o transfobiche in Italia e niente che ci possa tutelare. È l’ora dei diritti, è l’ora del DDL Zan».

Sempre più probabile invece il rinvio a settembre della discussione sul ddl. La Lega di Matteo Salvini ha presentato circa 700 proposte di modifica del testo di legge, così come 160 sono state avanzate da Italia Viva e Fratelli d’Italia.

Intanto ieri a Bari le Queerilla Group hanno lanciato l'azione "Ora parliamo Noi", a supporto del disegno di legge, appendendo nella notte cartelli contro l'omobitransfobia su busti e statue:
"La discriminazione non è libertà di opinione"; "Signora mia quant'è brutta l'omofobia", "Non esiste mediazione sulla vita delle persone".
Una provocazione, certo, ma anche "un momento di visibilità e di rivendicazione in città - spiegano - un luogo di parola che ci prendiamo da sole, dopo un lungo dibattito pubblico sulla nostra pelle che quasi mai ci ha viste protagoniste". La rivendicazione ha visto il supporto anche di altre realtà sul territorio, come l'associazione Mixed Lgbti che ha rilanciato il comunicato diffuso dai componenti di Queerilla Group. Un'azione necessaria, visto che il ddl Zan "costituisce il minimo sindacale, il punto di partenza di un progetto culturale che demolisca il patriarcato ed ogni retaggio misogino, omofobico, colonialista e specista" specifica il gruppo.
E puntano il dito anche contro gli organi di governo regionali, chiedendo l'intervento dell'assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco: "Quello delle persone trans è un diritto alla salute che la Regione Puglia continua a negare. Il tempo è scaduto, non ci sono più scuse: auspichiamo una doverosa presa di posizione da parte di chi ha capitalizzato la visibilità legata all'emergenza sanitaria per diventare assessore. Anche questa è emergenza sanitaria, e non c'è niente di ideologico nel riconoscimento delle identità trans, che non può e non deve essere precarizzato".




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