01/07/21

Alle stragi di donne in mare non ci si deve abituare, ma rispondere con lo slancio della rabbia e la ragione della solidarietà


 
Respinte nei lager libici, dove vengono stuprate e ridotte in schiavitù da carcerieri in divisa,  o lasciate annegare vicino alle nostre spiagge, sono sempre vittime di politiche criminali, da parte, in primo luogo, del governo italiano, dell’imperialismo nostrano, che mentre continua a finanziare gli aguzzini libici, blocca le navi che potrebbero mettere in salvo vite umane, lasciandole affogare a pochi chilometri da qui. Così la ong Sea Watch accusa: "Ancora morti che potevano essere evitate a poche miglia dalle coste europee. Mentre le navi che potrebbero salvare vite sono bloccate dal governo, le autorità lasciano annegare uomini donne e bambini. Vittime delle politiche criminali".
Sette i corpi recuperati finora, tutti di donne: una delle quali incinta di due mesi. Dieci i dispersi secondo l’Unicef, la maggior parte dei quali bambini.
Fra i 46 superstiti anche una madre disperata che cerca la figlia quindicenne di cui si sono perse le tracce dal momento della tragedia. Secondo gli inquirenti, la giovane potrebbe essere proprio tra i dispersi del naufragio. Due delle donne sopravvissute, nel pomeriggio, sono state trasferite dal Poliambulatorio di Lampedusa a Palermo. Entrambe sono in gravi condizioni: una ha un edema polmonare, l’altra – in avanzato stato di gravidanza – rischia di perdere il piccolo. 
Nel primo pomeriggio, è stata conclusa l’ispezione cadaverica sulle salme delle 7 donne vittime del naufragio. Sono stati fatti anche i prelievi di sangue per risalire al Dna ed è arrivato anche il nulla osta al seppellimento in località che dovrà individuare il prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa.

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