06/07/21

Al fianco di Sofia, sfruttata e licenziata per aver denunciato le molestie sul lavoro - Vogliamo sotto processo il cuoco e la chiusura del ristorante!

Sofia lavorava a nero al ristorante di pesce “LeLeccornie” a Roma. Faceva turni di 7-8 ore giornaliere, con un compenso di €30, che scendeva a €25 nelle serate in cui si lavorava di più e quindi c’era un maggiore incasso, ma siccome si lavorava di più e serviva una persona di più ai tavoli, Sofia veniva pagata di meno. Oltre allo sfruttamento sul lavoro, Sofia subiva anche ingiurie e intimidazioni quotidiane da parte del cuoco, che le diceva cose come “lesbica di merda”, “io quelle come te le ammazzerei”. Cose dette a pochi cm dalla faccia, e quindi difficilmente dimostrabili, e in modo reiterato. A un certo punto Sofia ha deciso di dire basta e ha informato il proprietario del ristorante di quello che stava accadendo.

Il proprietario, in tutta risposta, l'ha liquidata mandandole un sms con scritto semplicemente: “da domani non venire più al lavoro”. Quindi Sofia è stata licenziata, senza passare per giuste cause, senza tfr, senza diritto alla naspi, senza diritto a niente. Mentre il suo stolker continua a lavorare indisturbato, costituendo un pericolo per le altre lavoratrici presenti e per quelle future.

Quella di Sofia non è una storia isolata, ma quella di tante altre lavoratrici sfruttate, precarizzate e molestate sul lavoro, represse se si ribellano, uccise per il profitto. Una condizione che si è estesa a tante lavoratrici con l’accelerazione pandemica della crisi e destinata ad amplificarsi con le decisioni prese dal governo, con lo sblocco dei licenziamenti.

Intanto gli ipocriti rappresentanti dei governi borghesi si apprestano a fare salotto, sempre a Roma, per discutere di questione femminile, gender pay gap e lotta agli stereotipi. Quali? Non certo quelli cuciti addosso da confindustria e ristoratori a chi preferisce un reddito di cittadinanza a un lavoro da schiava, né quelli sessisti ai quali le lavoratrici si devono sottomettere pena la perdita del rapporto di lavoro. La storia di Sofia è emblematica di tutto questo e continua a cozzare con le belle parole di padroni e potenti.

Lo faranno sulla nostra pelle e non nel nostro interesse. Lo faranno per la loro ripresa economica, per i loro interessi di classe e non per le Sofie di tutto il mondo, non per quei milioni di donne, operaie, precarie, migranti che nella lunga fase di profonda crisi economica, amplificata dalla pandemia, sono state escluse da padroni e governi dal loro "mercato del lavoro",  le prime ad essere licenziate, iper precarizzate, discriminate, ricacciate a casa, quella casa in cui in tante vengono uccise.

Il ruolo produttivo/riproduttivo  delle donne in questa società capitalista e imperialista è sempre al centro dell'ideologia dominante borghese con tutte le conseguenze pratiche in termini di politiche finalizzate al potenziamento della conciliazione lavoro/famiglia, volte a perpetuare, mantenere, conservare questo ruolo per le donne che non deve essere messo in discussione

Siamo al fianco di Sofia e per l'organizzazione delle donne proletarie, per rispondere con la lotta al sistema del Capitale, che fa della doppia oppressione della maggioranza delle donne una sua base e che per questo non può essere riformato ma solo rovesciato!

TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE DAVVERO CAMBIARE!

MFPR

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