Quello di Erdogan è il primo stato del Consiglio d’Europa a lasciare la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne firmata proprio ad Istanbul, dieci anni fa
Gira un video in Turchia che mostra la morte di Yemen Akoda, 38 anni, uccisa dal marito per strada in Anatolia centrale nonostante le ripetute denunce. «Cinquanta volte siamo andate alla polizia, cinquanta volte. Siate maledetti» grida la figlia. È per Yemen e tutte le altre vittime di femminicidio, 300 lo scorso anno, 189 dall’inizio del 2021, che le cittadine turche sono scese in piazza giovedì scorso in tante città. Al grido di «non staremo zitte, non avremo paura, non obbediremo» hanno sfilato tra le bandiere viola per protestare contro il ritiro definitivo di Ankara dalla Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne firmata proprio ad Istanbul, dieci anni fa. La Turchia è il primo Paese dei 47 firmatari a uscire ed è la prima volta che uno Stato membro del Consiglio d’Europa lascia una convenzione internazionale sui diritti umani. Una decisione definita «vergognosa e pericolosa» da Amnesty International, perché stabilisce «un terrificante precedente». Ed infatti sull’uscio ci sono già Polonia e Ungheria pronte a seguire l’esempio.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha così voluto accontentare la parte più conservatrice del suo elettorato, ieri ha promesso consultori, servizi dedicati alle ragazze in condizioni difficili, migliore accesso alla giustizia, denunce più facili. Sono solo parole al vento per le attiviste di Mor Çati, una ong che da 30 anni aiuta le vittime di abusi: «La Convenzione era la nostra rete di sicurezza. Lo Stato, firmandola, si era impegnato ad agire. Ora, nei tribunali siamo sole» spiega Elif Ege. Le donne si sentono con le spalle al muro. Nei primi quattro mesi del 2021 ci sono stati 73 mila casi accertati di violenza domestica. E non si è al sicuro neanche in piazza. L’8 marzo 18 attiviste erano state incriminate per aver gridato «Chi non salta è Tayyip». L’altro ieri a Istanbul gli agenti non hanno esitato a usare lacrimogeni e manganelli contro il corteo.
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